Campagna del Belgio

Premesse all'invasione

Il 19 ottobre 1939 l'alto comando tedesco stilò la prima versione del " Piano Giallo ". Con il passare dei mesi il piano subì numerose modifiche, finché la versione finale messa a punto da Manstein e che prevedeva un gigantesco movimento a falce operato da massicce formazioni corazzate che dalla linea Yvoir Sedan avrebbero dovuto spingersi sino al mare fu infine tradotta in ordini d'operazione il 27 febbraio.

L'attacco principale doveva svolgersi nelle Ardenne, dove il grosso delle forze corazzate doveva sfondare la linea della Mosa. Lo sfondamento doveva essere seguito da una rapida avanzata verso nord. Poiché si prevedeva che le forze francesi e inglesi si sarebbero spinte verso le zone centrali del Belgio, l'avanzata dei carri armati avrebbe ben presto potuto isolarle dal resto della Francia. Grande importanza era data alla rapidità l'elemento essenziale della guerra lampo, Belgio e Olanda dovevano essere attaccati direttamente senza alcuna dichiarazione formale di guerra, il primo per il fatto di trovarsi si proprio lungo l'asse della penetrazione nemica, la seconda perché i suoi porti erano indispensabili per un attacco contro l'Inghilterra. La linea Maginot che con la sua gemella la linea Sigfrido si stendeva lungo la frontiera orientale della Francia non sarebbe stata attaccata.Dopo aver distrutto le armate alleate nel nord, la Wehrmacht avrebbe dovuto avviare il più presto possibile la seconda fase, la distruzione delle forze nemiche che si trovavano a sud della Somme e dietro la Maginot.

Nel 1914 la strategia francese era stata dominata dalle dottrine offensive predicate dal maresciallo Foch mente il comando francese, avendo assimilato male le lezioni della prima guerra mondiale, nel 1939 favoriva le teorie difensive che trovavano la loro più compiuta espressione nella linea fortificata Maginot, dalla Svizzera al Lussemburgo, era un baluardo molto forte, gli apprestamenti difensivi campali da Longwy al mare erano assai più deboli, ciò che più era criticabile non era tanto la linea Maginot in se stessa, quanto piuttosto la " mentalità Maginot ".

Per quanto riguardava la Gran Bretagna pur tenendo conto di tutte le circostanze, si deve prendere atto che essa non era riuscita a schierare le sue truppe sul continente con la stessa rapidità con cui l'aveva fatto nel 1914. Il 10 maggio il corpo di spedizione britannico non superava di molto le 10 divisioni e i 300 carri armati (quasi tutti leggeri) e avrebbe potuto essere a organici completi non prima di settembre, quando la Gran Bretagna avrebbe dovuto avere in campo 32 divisioni. Nel maggio 1940 il Belgio aveva mobilitato un esercito di 600.000 uomini; il che, se si tiene conto che si trattava di un piccolo paese di 8 milioni di abitanti, dimostra quanto acuta fosse la consapevolezza del pericolo ed eccezionale lo sforzo bellico sostenuto. La mobilitazione portò l'esercito dal suo potenziale del tempo di pace 8 divisioni a 22 grandi unità tra cui due divisioni di Cacciatori delle Ardenne e due divisioni di cavalleria. Questo rapido ma frammentario potenziamento contribuisce in larga misura a spiegare la debolezza delle forze militari belghe, l'aviazione era antiquata non solo per mancanza di fondi, ma anche perché i paesi già impegnati non avevano aerei in sovrappiù da cedere al Belgio e il paese non era in grado di costruirne per proprio conto. Quando, il Belgio riuscì a farsi cedere 24 Hurricane e 24 Fairey Battle, restava il triste fatto che quasi tutti i 200 aerei che costituivano la sua aviazione erano irrimediabilmente superati. Il 10 maggio l'esercito belga era schierato in modo da tenere nel debito conto le caratteristiche fisiche del paese. Esso era dislocato nelle posizioni che difendevano i due grandi fiumi paralleli della Schelda e della Mosa e il canale Alberto, che era stato concepito e progettato in modo da poter essere eventualmente utilizzato a fini militari. La linea difensiva avanzata correva lungo la frontiera, da Anversa ad Arlon, passando per la città di Maaseik. La linea difensiva del canale Alberto, con postazioni in cemento, strade e ponti predisposti per l'interruzione e la demolizione, era appoggiata dalla retrostante piazzaforte di Liegi, ammodernata e rinforzata da quattro forti, fra cui quello di Eben Emael, considerato il migliore sistema fortificato belga. Il canale Alberto serviva da linea di copertura dietro la quale il comando supremo aveva dislocato il grosso delle forze, nella speranza di riuscire a contenere in quel punto ogni attacco fino all'arrivo degli eserciti alleati. La linea difensiva principale, che si trovava in posizione ancora più arretrata, tagliava a metà il paese, partendo da Anversa e spingendosi verso nord fino alla piazzaforte di Namur. Questa linea nota come KW (dalle iniziali di Koningshooikt e Wavre, due settori del sistema difensivo) si appoggiava alla Dyle, formando un ostacolo anticarro continuo da Anversa a Wavre. (Il 10 maggio 1940 però i lavori di allestimento della linea non erano ancora stati completati nel settore Wavre Narmir, e ciò lasciava aperto un varco ai tedeschi). Un incidente avvenuto il 10 gennaio 1940 tolse ogni dubbio sulle intenzioni della Germania. Quel giorno un aereo tedesco con a bordo due ufficiali era stato costretto a un atterraggio di emergenza in prossimità di Malines, sulla Mosa, uno degli ufficiali portava con sé un plico di ordini operativi destinato al gruppo di armate B, plico che non riuscì a distruggere completamente prima di essere catturato. Diversi tentativi di collegare il sistema difensivo belga con quello della provincia olandese del Brabante fallirono ma a seguito dei contatti franco inglesi, e dopo un gran numero di abboccamenti, in marzo gli alleati riuscirono finalmente a mettere a punto un piano generale denominato " Piano Dyle ". Scopo di questo piano era sostituire la linea di frontiera geograficamente sfavorevole e non adeguatamente fortificata con una linea difensiva più breve e idonea alla difesa che attraversava in modo quasi rettilineo il centro del paese. Mentre la 7ª, armata francese del generale Giraud sarebbe avanzata, attraverso le Fiandre, fino alle foci della Schelda e nella Zelanda, formando un ponte tra belgi e olandesi, il corpo di spedizione doveva occupare la posizione " KW " lungo la Dyle sul fianco meridionale dell'esercito belga, tra Lovanio e Wavre. A sud, la 1ª armata francese del generale Bianchard doveva prolungare la linea difensiva tra Wavre e la zona a nord di Namur città della cui difesa avrebbero dovuto continuare a occuparsi due divisioni belghe e la 9ª armata francese di Corap, facendo perno sul centro del suo schieramento, doveva avanzare con l'ala sinistra per occupare la Mosa fino a Namur, mentre due divisioni sull'ala destra dovevano restare nelle posizioni già occupate. Infine, la 2ª armata francese di Huntziger si sarebbe mantenuta sulle sue posizioni da Donchery a Longuyon. Naturalmente il successo de " Piano Dyle " dipendeva dal fatto che l'esercito belga riuscisse a tenere il canale Alberto per almeno cinque giorni periodo che il generale Gamelin considerava sufficiente perché vi giungessero adeguati rinforzi. Il I° gruppo di armate che costituiva il complesso di tali rinforzi, era comandato dal generale Billotte eccezion fatta per e forze belghe sulle quali fino a 10 maggio egli non ebbe alcuna autorità e aveva una forza effettiva di 44 divisioni. Di queste, 35 avrebbero dovuto avanzare mentre nove sarebbero rimaste di riserva sulla frontiera franco belga.

Inizio dell'invasione

La sera del 9 maggio lungo tutto l'arco delle frontiere belga e olandese vi erano chiari segni che i tedeschi stavano effettuando spostamenti di truppe e alle 23.15, fu deciso di diramare lo stato di allarme generale e la notizia fu trasmessa a Londra e a Parigi. L'Occidente si trovava ora di fronte una crisi a cui gravità imponeva a tutte e parti in causa un'azione ferma e risoluta una situazione certo non migliorata dal fatto che quello stesso pomeriggio in Francia era scoppiata una crisi politica che aveva quasi portato alle dimissioni de governo e del generale Gamelin. Seguì una notte di estrema agitazione; i centralini telefonici erano sovraccarichi per l'enorme flusso di informazioni provenienti simultaneamente da ogni parte Presto arrivarono i rapporti del sorvolo del paese da parte di aerei nemici e, poco prima delle 5 giunsero le prime notizie dei bombardamenti cinque minuti dopo si seppe che la frontiera era stata violata e il forte Eben Emael attaccato. I ministri erano ansiosi di controlare la fondatezza di quelle gravi notizie prima di rivolgersi alle potenze garanti, ma l'allarme aereo e le esplosioni che alle 5.17 si ebbero nella capitale li convinsero ben presto che i loro timori si erano avverati. Non appena messo in allarme, il comando in capo francese di Vincennes fece scattare, come prestabilito, il "Piano Dyle", e alle 7.30 truppe franco inglesi entrarono in Belgio a mezzogiorno i nuclei militari alleati di collegamento erano già giunti al comando in capo belga. Delle 137 divisioni a sua disposizione in occidente, Hitler ne impegnò 72 nell'offensiva iniziale, escludendo le riserve che avrebbero potuto essere portate sul fronte in tempo minimo. A nord, il gruppo di armate B di Bock, appoggiato dalla 2ª squadra aerea di Keserling, schierava due armate per un totale di 28 divisioni. Loro compito era annientare l'esercito olandese, assicurarsi il controllo dei passaggi sul canale Alberto e bloccare le armate alleate nel nord, per cooperare poi con parte del gruppo di armate A nell'annientamento delle forze in tal modo circondate. La 18ª armata tedesca (che comprendeva una Panzerdivision) al comando di Kuchler doveva penetrare nell'Olanda settentrionale, mentre truppe aviotrasportate sarebbero sbarcate nella " fortezza Olanda ". La 6ª armata al comando di Reichenau, doveva operare nel Limburgo olandese e nel Belgio a nord della Mosa; aveva due Panzerdivision e una divisione motorizzata. Al centro, il gruppo di armate A al comando di Rundstedt doveva sferrare, con l'appoggio della 3ª squadra aerea di Sperrle, un colpo formidabile attraverso le Ardenne; esso contava su 44 divisioni, delle quali sette corazzate e tre motorizzate. All'avanguardia, per guidare la rottura dello schieramento avversario, si sarebbe trovato il possente gruppo di unità corazzate dì Kleist che avrebbe attraversato la Mosa tra Dinant e Sedan. Questo attacco sarebbe stato coperto sulla destra dalla 4ª armata di Kluge, la qua e sarebbe avanzata lungo la vallata Sambre Mosa per poi congiungersi con il gruppo di armate B e accerchiare le forze nemiche. La 12ª armata di List doveva penetrare in Belgio attraverso il Lussemburgo settentrionale al seguito delle forze corazzate. La 16ª armata al comando dì Busch doveva penetrare in Belgio attraversando il Lussemburgo meridionale e proteggendo il fianco sud delle forze impegnate nell'offensiva. Due comandi di armata, il 9º e il 2º, avrebbero poi organizzato un fronte difensivo lungo l'Aisne, i canali e la Somme, impiegando divisioni di riserva e garantendo libertà di manovra alle forze impegnate più a nord. A sud il gruppo di armate C al comando di Leeb doveva contenere il nemico lungo a linea Maginot e la riva destra del Reno fino alla frontiera svizzera con le 17 divisioni delle armate 1ª, (Witzleben) e 7ª (Dollmann). Alla 01,30 del 10 maggio la Luftwaffe stava posando mine al largo delle coste inglesi e olandesi. All'alba bombardieri tedeschi sferrarono duri attacchi contro g gli aeroporti olandesi, distruggendo un gran numero di aerei che si trovavano a terra, e il gruppo di armate B varcò la frontiera. La grande offensiva a occidente era cominciata. Appoggiate dalla 2ª squadra aerea, le truppe aviotrasportate tedesche si impadronirono dei ponti di Moerdijk e di numerosi punti chiave all'interno della " fortezza Olanda " (in particolare, dell'aeroporto di Rotterdam), bloccando in tal modo i movimenti delle grandi unità alleate destinate ad accorrere in appoggio alle truppe olandesi più avanzate. Entro sera la 18ª armata tedesca era entrata a Deventer, Arnhein e Nimega senza incontrare molta resistenza riuscendo addirittura a impossessarsi di un ponte sulla Mosa intatto e a infiltrarsi al di là della linea del Peel. Questa linea difensiva fu sfondata il giorno seguente unitamente a quella dello Zuid Willemsvaart, e verso le 13 dell'11 maggio i tedeschi si scontrarono con unità motorizzate di avanguardia della 7ª armata francese, in marcia in prossimità di Tilburg. Sorpresi in movimento, i francesi dovettero ritirarsi il giorno successivo su la linea Breda St. Léonard, inserendo i propri movimenti in quelli disposti dai belgi. I tedeschi stavano dunque riportando un completo successo e il successo continuò. La sera dei giorno seguente la 9ª Panzerdivision si congiunse con i paracadutisti lanciati sui ponti di Moerdijk, non lasciando al comando olandese altra alternativa che quella di ordinare, per la notte da 13 al 14, la ritirata sulle posizioni difensive della " fortezza Olanda ". Al fine di rafforzare questo successo e costringere alla resa la " fortezza Olanda ", la Luftwaffe sottopose Rotterdam a un pesantissimo bombardamento nel pomeriggio del 14 e minacciò di distruggere Amsterdam, L'Aia e Utrecht se la resistenza non fosse cessata. La resistenza nella " fortezza Olanda " cessò, effettivamente, a sera del 14, e alle 11.45 del giorno seguente l'esercito olandese depose le armi eccettuate alcune unità che in Zelanda avrebbero continuato a combattere fino al 17. Le unità della marina olandese, unitamente al a regina Guglielmina e al suo governo, attraversarono a Manica per continuare a lotta in Inghilterra. Nel frattempo la 7ª armata di Giraud, che correva il rischio di essere circondata, si ritirò in Zelanda. Così il destino dell'esercito olandese era stato segnato, in soli 4 giorni, a opera della 18ª armata di Kiichler. Nel frattempo la 6ª armata del generale von Reichenau era impegnata a conseguire successi sul fronte belga. Entro le 5 del 10 maggio, 53 dei 179 aerei belgi in linea di volo erano stati distrutti a terra, e tutti i più importanti centri delle comunicazioni erano stati bombardati. Nel Limburgo regnava il caos. La popolazione era in preda al panico i profughi si riversavano lungo le strade e persino alcune unità militari si erano lasciate prendere dal terrore. Le notizie che giungevano al comando in capo erano incredibili: sembrava che i ponti di Veldwezelt e di Vroenhoven sul canale Alberto fossero già caduti, intatti, in mano al nemico e fatto più allarmante di tutti truppe aviotrasportate tedesche stavano prendendo terra all'interno del forte di Eben Emael anche qui, come in Olanda, la tecnica dell'accerchiamento verticale fu una completa sorpresa. Non tutte le operazioni tedesche raggiunsero però un così immediato successo. A Canne, a nord di Eben Emael, gli alianti atterrarono troppo lontano dall'obiettivo e il ponte fu fatto saltare in tempo come era avvenuto per gli altri ponti sul canale Alberto che i tedeschi non avevano attaccato immediatamente. Al ponte di Maaseik la situazione era incerta, grazie a un trucco escogitato dai tedeschi: travestendosi da poliziotti olandesi essi erano riusciti a impedire la distruzione della parte olandese del ponte. L'ufficiale belga di guardia era però riuscito a far saltare la metà belga. Altre operazioni tedesche ebbero però successo i paracadutisti atterrarono tra il primo e il secondo scaglione della 7ª divisione belga, riuscendo a tenere un fronte di 19 km dietro il canale Alberto. I bombardieri in picchiata Stuka, martellando senza sosta le postazioni e gli alloggiamenti delle truppe, impedirono ai belgi di sferrare un contrattacco coordinato. In questo modo, prima della fine del a giornata i tedeschi erano riusciti a costituire due teste di ponte profonde circa 2 km e alimentate, rispettivamente, dai ponti di Vroenhoven e Veldwezelt. Dopo aver conquistato i due ponti e messo fuori uso i forte Eben Emael, i tedeschi si erano saldamente consolidati sulla riva sinistra del canale Alberto, anche se i carri armati della 3ª e della 4ª Panzerdivision rimasero bloccati a Maastricht, dove i ponti sulla Mosa erano stati fatti saltare, fino al giorno seguente, l'11 maggio, quando riuscirono a costruire un ponte militare. Questo ponte, come quelli di Vroenhoven e Veldweze fu bombardato la mattina del'11 da un gruppo di Fairey Battle belgi, ciascuno dei quali trasportava bombe da 50 kg, peso ridicolmente esiguo per la mole di questi ponti che, per di più, erano difesi energicamente da pezzi di artiglieria contraerea. Dieci dei quindici aerei mandati all'attacco andarono perduti; più tardi quindici aerei francesi con bombe da 100 kg, seguiti da 24 Blenheim della RAF, sferrarono altri attacchi, ma anche questi non ebbero alcun esito. Nel frattempo i carri armati tedeschi passavano sul ponte di emergenza costruito a Maastricht; superate le teste di ponte, verso mezzogiorno essi raggiunsero senza difficoltà Tongres. Oltrepassata questa città, si disposero a ventaglio, ed entro il pomeriggio una formazione arrivò a Waremine, minacciando in tal modo Liegi alle spalle.Fu in quel momento che Hitler emanò un comunicato proclamando la caduta del canale Alberto e del forte Eben Emael. Non vi è dubbio che, giungendo in quella delicata fase, l'affermazione ebbe gravi ripercussioni sul morale delle truppe e dell'opinione pubblica belghe, confermando in molti l'impressione che i tedeschi fossero invincibili.In realtà la situazione stava evolvendo secondo i piani, dato che il superamento di quel a linea di copertura era stato previsto. All'alba del 10 maggio le armate alleate erano in marcia verso il sistema difensivo principale, quello della Dyle, sul quale l'esercito belga cominciò a ritirarsi l'11. Questa era la linea difensiva sulla quale gli alleati avevano deciso di attestarsi e condurre la battaglia difensiva per arrestare l'avanzata nemica. Per quanto riguarda l'entità delle forze in campo a nord del settore Sambre Mosala situazione era chiaramente favorevole agli alleati, in quanto in tale settore essi schieravano quasi 40 divisioni, comprese quelle belghe, contro le 30 di Bock. La perdita del canale Alberto non era, in realtà, niente più che un evento sfavorevole di ordine tattico in confronto con quanto doveva accadere 36 ore più tardi tra Sedan e Dinant. Nelle Ardenne sette Panzerdivision si erano già messe in movimento all'alba del 10, assicurandosi ben presto sulla Mosa le principali basi di partenza per l'attacco. Di fronte a questa avanzata, le unità belghe di frontiera e i Cacciatori delle Ardenne distrussero, come previsto, ogni cosa (eccetto che a Butgenbach) e si ritirarono, secondo gli ordini, in direzione nord ovest per lasciare il posto alle truppe di copertura della 9ª e della 2ª armata francese. La sera del 10 la cavalleria francese entrò in contatto con i tedeschi in prossimità di Marche, St. Ubert ed Etalle, ma il giorno seguente si ritirò attraversando a Mosa nel frattempo Kleist concentrò le forze a sua disposizione per effettuare il forzamento del fiume, manovra che iniziò immediatamente sfondando in tal modo la parte centrale del fronte alleato. Mentre i belgi erano alle prese con le truppe aviotrasportate tedesche sul canale Alberto, secondo quanto previsto dal " Piano Dyle " le forze alleate avevano raggiunto e loro posizioni a nord della Mosa precedute da truppe leggere giunte sul luogo la sera precedente, la mattina dell'11 tre divisioni inglesi si organizzarono a difesa sulla Dyle tra Wavre e Lovanio. L'armata di Blanchard si attestò lungo la linea ferroviaria tra Wavre e Namur, mentre il corpo di cavalleria di Prìoux che l'aveva preceduta avanzò fino a portarsi sui fiumi Méhaigne e Gette, estendendo la linea difensiva tenuta dalla 2ª divisione di cavalleria belga. Nel frattempo il comando in capo belga aveva anche cominciato a raggruppare l'esercito lungo la linea " KW ". Le due divisioni di Cacciatori delle Ardenne furono ritirate su Namur, e anche le due divisioni di Liegi furono richiamate indietro manovra questa che si svolse non senza difficoltà, dato che a mezzogiorno dell'11 le unità Panzer avevano raggiunto Tongres minacciando i belgi al e spalle. Per fortuna i tedeschi non sfruttarono appieno la oro situazione di vantaggio, e i resti delle unità belghe che avevano subito lo sfondamento poterono ritirarsi dietro il Gette. Questo movimento, che divenne generale il 12, fu coperto dalle retroguardie sul canale derivato e sul canale Alberto fino a Genebos. Nel frattempo la cavalleria belga resistette saldamente sul Gette, e due divisioni motorizzate francesi mantennero le posizioni sul Méhaigne. Durante il pomeriggio del 12, mentre la Luftwaffe bombardava le vie di comunicazione nelle retrovie, le postazioni francesi tra Tirlemont e Huy riuscirono a contenere alcune unità avanzate del XVI Panzerkorps, mentre in altri settori soltanto unità esploranti tedesche presero contatto con la linea difensiva. In effetti, le unità dì fanteria della 6ª armata tedesca erano piuttosto lente nel seguire le loro avanguardie corazzate. Esse non riuscirono quindi a sfruttare la confusione che si era venuta a creare in uno o due punti dello schieramento alleato soprattutto l'abbandono prematuro di alcune posizioni tenute dalla retroguardia tra il Derner e il canale Alberto lasciando così al comando belga il tempo necessario per evitare una crisi davvero grave. Inoltre sembrava che a nord l'armata di Reichenau faticasse a stabilire il contatto con la 18ª armata di Kúchler, cosicché nello spazio tra le due armate vi erano poche truppe tedesche.Quello stesso pomeriggio del 12, a Casteau, vicino a Mons, ebbe luogo un incontro cui parteciparono re Leopoldo, Daladier, i generali Georges e Billotte e il capo di stato maggiore del corpo di spedizione britannico, sir Henry Pownall. Poiché, nella fase cui erano giunti i combattimenti si poneva con estrema urgenza la necessità di organizzare il comando in modo efficiente, si stabilì: " Il generale Bilotte, comandante del Iº gruppo di armate, agirà come delegato del generale Georges, comandante in capo del fronte nord orientale, per coordinare l'attività delle forze alleate in territorio belga ". Ma questa soluzione ambigua non assicurava quell'azione di comando adeguata ed efficiente che la situazione richiedeva, e più tardi ciò avrebbe creato notevoli difficoltà. In questa fase, il fronte correva in modo quasi continuo, lungo una parte del canale Alberto, la linea fortificata del Winterbeek, Diest, il Gette e il Méhaigne, alle ore 11 del 13, coperte da bombardieri Stuka e da un pesante fuoco di artiglieria diretto contro la zona di Hannut, Merdorp e Jandrain, la 3ª la 4ª Panzerdivision attaccarono. I carri armati francesi Somua e H 35 erano dispersi lungo il fronte in piccoli gruppi: ignorando quanto essi potessero fare se concentrati in formazioni massicce e facendo eccessivo affidamento sulla maggior potenza dei cannoni e sulla maggior robustezza della corazza, se ne sciupò in tal modo il grande potenziale bellico. Questa battaglia, la prima della guerra combattuta tra carri armati, mise chiaramente in luce la superiorità dell'offensiva, scomparsa da più di un secolo dai campi di battaglia, e la maggiore efficacia dei cannoni in movimento rispetto a quelli fissi. Entro le 17.45 le postazioni francesi furono travolte, e il generale Prioux decise di ritirarsi con le sue divisioni leggere motorizzate dietro gli ostacoli anticarro belgi di Perwez. Le elevate perdite subite da queste divisioni nella fase iniziale della campagna furono irrimediabili, perché questo era il solo grosso nucleo di carri armati sul quale il comando francese avesse basato i propri piani. Si deve però riconoscere che nel corso dello scontro anche i tedeschi avevano subito perdite notevoli, e che questo ebbe almeno il vantaggio di dare alla Iª armata, che arretrava celermente ma i cui movimenti erano ritardati dalle colonne di profughi e dall'incessante attività della Luftwaffe, il tempo necessario per attestarsi sulle nuove posizioni.Durante la notte dal 13 al 14 maggio il corpo della cavalleria belga si ritirò sulla linea " KW " mentre nel frattempo la fanteria si era schierata, pronta a combattere la sera del 14 maggio le truppe erano disposte nel modo seguente: da Breskens alla foce della Schelda, a nord di Anversa, il fronte era tenuto da tre divisioni della 7ª armata francese, la quale aveva ricevuto l'ordine di ritirarsi dopo la vana missione compiuta in Olanda, il fronte correva poi in direzione sud est per 50 chilometri, fino ai sobborghi settentrionali di Lovanio; questo tratto era difeso dall'esercito belga, con le divisioni scaglionate su tre successivi ordini otto nel primo, tre nel secondo e due dietro il canale Willebroek, con una riserva generale costituita dal corpo di cavalleria e dalla 1ª divisione Cacciatori delle Ardenne. Da Lovanio a Wavre il fronte era difeso dagli inglesi, con cinque divisioni sulla Dyle (due di riserva) e altre quattro più indietro (una sul fiume Senne, una sul Dendre e due sulla Schelda). Questa disposizione in profondità era stata decisa per consentire al corpo di spedizione di effettuare manovre ritardatrici, qualora ciò si fosse reso necessario, con il minimo rischio possibile e sul fronte da Wavre a Namur erano infine disposte sei divisioni della 1ª armata francese, con due divisioni motorizzate di riserva; prima di ritirarsi esse avrebbero dovuto svolgere un'azione di copertura nel settore Gembloux Ernage. Due divisioni belghe difendevano la posizione di Namur, appoggiate dall'artiglieria della fortezza. Il fronte appariva dunque saldamente organizzato dalla Schelda alla Mosa, e il futuro sembrava promettente se si eccettuavano le notizie allarmanti che stavano arrivando dal settore meridionale della Mosa, dove avvenivano dislocamenti di truppe a dispetto degli attacchi sferrati dalle formazioni corazzate di Kleist. Naturalmente il comando supremo tedesco era euforico nel vedere come la trappola avesse funzionato il movimento dell'ala sinistra del I gruppo di armate francese e la sua immobilizzazione avevano assicurato la più completa libertà di azione alle forze tedesche per la prevista operazione a falce già iniziata a Sedan. La sera dei 14 maggio il generale von Reichenau ricevette il seguente ordine: " Attaccare le posizioni nemiche tra Lovanio e Namur il 15, in modo da impedire che le forze alleate vi si consolidino ". Nello stesso tempo si doveva però impedire che gli alleati si ritirassero in modo ordinato dato che ciò avrebbe costituito un pericolo potenziale per le formazioni corazzate che a sud stavano avanzando celermente le armate alleate dovevano quindi essere attaccate ma nello stesso tempo, mediante una tattica molto aggressiva, costrette a mantenersi sulle loro posizioni. La 3ª e la 4 ª Panzerdivision, con numerose divisioni di fanteria, attaccarono dunque la 1ª armata francese, effettuando lo sforzo maggiore in direzione di Gembloux. In compenso le posizioni francesi resistettero all'attacco, ma tutte le loro irrisorie riserve avevano dovuto essere schierate a ventaglio per proteggere, a sud, il fianco destro dove il cedimento della 9ª armata francese costituiva un elemento di serio pericolo. Più a nord i tedeschi riuscirono a penetrare in Lovanio, nel settore della 3ª divisione inglese comandata dal maggior generale B. L. Montgomery, ma ne furono poi ricacciati nel primo pomeriggio del 15 da un vigoroso contrattacco appoggiato dall'artiglieria; nessun altro settore del fronte era minacciato. Sul "KV" le cose stavano andando bene per gli alleati, e non si saprà mai quanto a lungo questo schieramento avrebbe potuto resistere ad un attacco frontale, per il semplice motivo che questo attacco non vi fu. La sorte di queste armate sarebbe stata ben presto decisa a sud, la sera del 15, rendendosi conto che lo sfondamento a Sedan era irrimediabile, il generale Billotte prese una decisione di estrema gravità: le forze alleate in Belgio dovevano ritirarsi sulla linea della Schelda e sulle e vecchie posizioni di frontiera. Ciò significava l'abbandono del " Piano Dyle " e il ritorno al " Piano Schelda". Per quanto inevitabile, questa decisione avrebbe dovuto essere comunicata immediatamente a belgi e inglesi ma lord Gort ne fu informato solo alle 5 del giorno, l'ordine raggiunse i belgi solo alle 10 di quella mattina, per iniziativa del nucleo di collegamento belga. Le armate belghe e inglesi dovevano ritirarsi, lungo tutto il fronte, per più di 80 chilometri. La situazione era assai favorevole, dato che il nemico non era ancora in grado di organizzare un attacco sistematico contro le forze in ritirata e inoltre, dal 16 maggio, era privo del XVI Panzerkorps che era stato inviato a sud a prendere parte al grande aggiramento effettuato dalle forze corazzate. La ritirata nel settore settentrionale delle forze belghe e inglesi si svolse quella notte stessa in tre fasi, e fu coperta dalle retroguardie disposte sui canali navigabili che si trovavano lungo la direttrice di ripiegamento, il canale Willebroek e i fiumi Senne e Dendre. Si rese anche necessario proteggere il fianco settentrionale della ritirata in quanto la 7ª divisione francese aveva ricevuto l'ordine di lasciare la foce della Schelda e di spostarsi verso sud. Tagliando ad angolo retto le direttrici lungo e quali si stavano ritirando belghe e inglesi, e truppe francesi provocarono un tale caos che alla fine si dispersero da sole e il loro comandante, generale Giraud, fu catturato il 18 maggio da una pattuglia tedesca. Sul fianco settentrionale esse furono sostituite dal corpo della cavalleria belga che operava nella regione di Waas. Le due divisioni da fortezza belghe di stanza a Namur ricevettero l'ordine di aprirsi la strada verso Gand; le altre forze del settore settentrionale del fronte e cioè la 1ª armata francese, si ritirarono sulla Schelda e sul Sensée lungo una linea Maulde Bouchain Arleux, evacuando in tal modo il territorio belga. I tedeschi seguirono le truppe in ritirata a rispettosa distanza. In seguito il generale von Bock disse di essere stato continuamente trattenuto da Halder, preoccupato di limitare il ruolo della 6ª armata alla " protezione de fianco destro ". In realtà quasi tutte le unità de la 6ª armata tedesca dimostrarono una sorprendente mancanza di iniziativa. Effettivamente ostacolate dalla mancanza di materiali adeguati per l'attraversamento dei corsi d'acqua, esse non poterono effettuare alcun attacco sistematico prima del 17. Si ebbero però alcuni scontri sui fiumi Nèthe, Rupel, sul canale Willebroek, sulla Schelda che i tedeschi attraversarono di sorpresa il 19 maggio ad Anversa e sul fiume Dendre, dove la 1ª divisione Cacciatori delle Ardenne fu impegnata in duri combattimenti.Il 20 maggio l'esercito belga teneva il fronte da Terneuzen a Oudenaarde, con 11 divisioni in prima linea e 7 di riserva. Le forze inglesi erano schierate sulla Schelda da Oudenaarde al confine, con 7 divisioni in prima linea e una di riserva. Preoccupato dalla scarsa efficienza del sistema dei collegamenti e poiché gli giungevano notizie insufficienti a proposito della situazione sul fianco destro, lord Gort decise di assicurare questo settore per proprio conto. Collocò alcune unità sul fiume Scarpe intorno ad Arras e lungo il canale La Bassée dietro la 1ª armata francese ed altri piccoli distaccamenti lungo il canale fino alla costa, assicurandosi in tal modo un certo grado di protezione in tutte le direzioni. La preoccupazione era del tutto comprensibile data l'atmosfera che in quei giorni regnava in capo francese dove nessuno si rendeva pienamente conto dell'entità del disastro. In Francia, nel frattempo, il generale Gamelin era stato esonerato dal suo incarico il 19 maggio, proprio nel momento in cui stava ordinando una controffensiva sul fianco delle formazioni corazzate che avevano effettuato lo sfondamento. Questi ordini erano in realtà piuttosto assurdi, data l'impossibilità, di mettere insieme, nel poco tempo disponibile, qualcosa che assomigliasse a un'efficiente " massa di manovra ". Il vecchio generale Weygand sostituì Gamelin nella carica di comandante in capo francese; suoi primi atti dopo la nomina furono l'annullamento dell'ordine di controffensiva dato dal suo predecessore e la decisione di recarsi in volo sul fronte nella mattina del 21 per vedere di persona come andassero le cose. Egli era in quel momento all'oscuro di un fatto essenziale: a le 21 della sera prima la 2ª Panzerdivision aveva raggiunto Abbellire completando l'accerchiamento delle forze alleate schierate a nord. In mezzo a questo trambusto, il 20 maggio il generale Ironside, capo dello stato maggiore generale britannico si recò a conferire con lord Gort e con il generale Billotte. Ignorando, come Weygand, quale fosse la situazione, egli ordinò a lord Gort di aprire con la forza la strada per Amiens, se possibile collaborando con i francesi e i belgi, in modo da ripristinare la continuità del fronte alleato. A prima vista quest'ordine sembrava logico: non vi era dubbio che tra il 18 e il 21 maggio le unità corazzate tedesche, troppo avanzate rispetto alla fanteria, erano estremamente vulnerabili a un attacco, mentre nelle loro retrovie si era venuto a creare un vuoto. L'erronea decisione di Hitler di invertire i ruoli assegnati alla 12ª e alla 2ª armata aveva ritardato di due giorni l'arrivo delle truppe di sostegno. L'idea di Ironside era buona, ma i tempo e le forze disponibili per attuarla erano insufficienti.Da parte sua, Gort si limitava a fare affidamento su un'operazione da svolgere intorno ad Arras e con obiettivo limitato; per questa operazione egli intendeva impiegare due delle sue divisioni (la 5ª e la 50ª) e a sua brigata corazzata, tutte unità che, in questa fase, erano ormai assai indebolite, al comando del generale Franklyn quest'ultimo aveva anche accettato di concertare il suo attacco con uno dei due generali Blanchard e Prioux, dato che i francesi speravano addirittura di riuscire a sferrare un attacco in direzione di Cambrai, dove sarebbe stato possibile effettuare un congiungimento con il nuovo III° gruppo di armate francesi che, il 23 maggio, stava preparandosi ad attaccare da ovest.Tuttavia l'attacco effettivo, iniziato alle ore 14 del 21 maggio, si svolse su scala limitata. Poiché i francesi non si erano ancora schierati per il combattimento, gli inglesi iniziarono l'azione da soli, e il generale Martel, cui era affidato il comando dell'operazione, poté organizzare una punta offensiva effettuata soltanto da tre battaglioni di fanteria e 74 carri armati 58 dei quali leggeri. Nonostante ciò l'operazione, condotta con molto vigore, fu un vero e proprio colpo per le unità avanzate della divisione del generale Rommel e per il reparto Totenkopf (testa di morto). La formazione inglese avanzò per 16 km e distrusse un gran numero di carri armati tedeschi prima di essere bloccata, alle 20 circa, da attacchi sferrati dagli Stuka; Martel fu costretto a ritirare le proprie forze quella sera stessa.Questo contrattacco ad Arras ebbe sui tedeschi un effetto psicologico stupefacente. La sorpresa era stata tale che quella sera Rommel segnalò: " Durissimi combattimenti hanno avuto luogo tra le 15.30 e le 19 con centinaia di carri armati nemici appoggiati da fanteria " e si deve pensare che il comando supremo tedesco fosse davvero impressionato, se valutò che le forze inglesi ammontavano a cinque divisioni, sentendosi in scacco Hitler inviò Keitel sul luogo della battaglia, dove l'intero dispositivo delle forze fu riorganizzato, la 5ª e la 7ª Panzerdivision con le brigate motorizzate Totenkopf e Schutzen restarono sul posto, mentre la 6ª e l'8ª Panzerdivision retrocedettero spostandosi ad est. Inoltre a partire da quel momento i tedeschi mostrarono un certo nervosismo nella condotta delle operazioni. Si può dire che l'attacco di Arras era stata la sola manovra alleata del maggio 1940 che avesse ispirato un certo timore ai tedeschi, e che indubbiamente lo spirito delle forze corazzate ne era uscito alquanto scosso.Fu in quello stesso pomeriggio del 21 maggio che, nel salotto della Chatellenie d'Ypres, il generale Weygand convocò per una prima riunione destinata ad essere anche l'ultima i tre comandanti in capo degli eserciti alleati. Lo stesso generale Weygand aveva incontrato alcune difficoltà nel raggiungere Ypres. Dopo aver lasciato l'aeroporto di Bourget era atterrato vicino a Béthune alle ore 9.40 scoprendo che l'aeroporto era completamente deserto: era stato evacuato due giorni prima decise allora di proseguire il volo sino all'aeroporto di Calais, ancora funzionante, e vi atterrò alle 13. Non appena sceso a terra fece venire telefonicamente un'automobile che finalmente lo portò a Ypres dove però scoprì che solo re Leopoldo e il suo consigliere militare, generale Van Overstraeten, erano arrivati. Billotte arrivò più tardi, mentre lord Gort non giunse in tempo neppure per vedere Weygand. Weygand espose i suo piano: l'obiettivo era chiudere la breccia esistente mediante un'offensiva sferrata simultaneamente da nord e da sud dalle forze accerchiate e da quelle che si trovavano sulla Somme. Le truppe belghe dovevano ritirarsi sull'Yser in modo che fosse possibile raccogliere unità sufficienti per la controffensiva. Il generale Van Overstraeten era però contrario a questo piano " Una nuova ritirata avrebbe gravi ripercussioni sul morale delle truppe ", egli disse. " La linea dell'Yser non è stata adeguatamente preparata, le retrovie sono paralizzate da centinaia di migliaia di profughi, l'esercito belga è stanco e alcune delle sue unità sono addirittura in fase di disgregazione. Il nostro esercito è in grado di battersi bene sulle posizioni attuali, ma se esso sarà costretto a una ulteriore, massiccia ritirata, io non sono in grado di garantire nulla ". Durante la conversazione che seguì, venne improvvisamente alla luce che Weygand non sapeva che la sera precedente i tedeschi avevano raggiunto Abbeville; a notizia lo sconvolse. Nel frattempo era arrivato Billotte, il quale illustrò in termini realistici la situazione disastrosa in cui si trovava il suo gruppo di armate; da questa descrizione risultò con chiarezza che il solo efficace strumento offensivo di cui gli alleati disponevano in quel momento era costituito dalle forze inglesi. Weygand stesso ammise allora la difficoltà di ritirare i belgi sull'Yser e acconsenti che essi restassero sul canale Gand Terneuzen e su la Schelda, purché le divisioni inglesi destinate alla controffensiva potessero essere rilevate, infatti, egli era ancora convinto che solo quest'azione controffensiva avrebbe potuto salvare la situazione. Non restava che convincere lord Gort ad accettare il nuovo piano, ma quando egli arrivò a Ypres il generale Weygand era già stato costretto a partire, avendo promesso a Reynaud, presidente del consiglio francese, di ritornare a Parigi quella sera stessa. Lord Gort portò la notizia che i tedeschi avevano attraversato la Schelda in prossimità di Oudenaarde. A suo avviso una ritirata sul Lys era ormai inevitabile. Lord Gort pensava anche che gli alleati non fossero in grado di organizzare una controffensiva immediata ed energica, dato che le divisioni inglesi erano disperse su fronti incredibilmente vasti e le armate francesi erano già ridotte a brandelli. Quando la discussione si concluse, alle 20 circa, i convenuti avevano deciso di spostare le forze alleate su di un nuovo fronte costituito da Valenciennes, dalla Schelda, dalla vecchia linea difensiva di frontiera da Maulde a Halluin, e dal Lys. Belgi e francesi avrebbero dato il cambio a tre delle divisioni inglesi; ma anche così facendo gli alleati non avrebbero potuto radunare più di cinque divisioni per l'offensiva a sud, decisa per il 23. Purtroppo la situazione, già delicata, peggiorò ulteriormente. Mentre tornava al suo comando, il generale Billotte restò ferito mortalmente in un incidente stradale, e in tal modo la figura di maggior rilievo tra quelle che avevano partecipato all'incontro sparì dalla scena senza neppure aver potuto dare ordini: solo verso e 12 del giorno seguente il suo successore al comando del I° gruppo di armate, generale Blanchard, fu messo al corrente de le decisioni prese e delle misure adottate. In seguito, ogni ulteriore coordinamento si rivelò impossibile. La situazione evolveva in modo così rapido che i generali Weygand e Blanchard non furono in grado di esercitare alcun controllo sulle forze dislocate a nord, e per il resto della campagna ciascuna armata si trovò costretta a operare in modo autonomo. I carri armati tedeschi avevano coperto i 380 km che separano Bastogne dalla costa in circa l0 giorni l'operazione " falce ", condotta fino al 21 maggio con notevole abilità, aveva messo in fuga tutte le forze che avevano cercato di ostacolarla; eppure, nonostante questo slancio, non si capisce come mai avrebbero impiegato altri sedici giorni per coprire i cinquanta chilometri tra Abbeville e Dunkerque. Comunque, durante la notte dal 22 al 23 maggio al comando supremo tedesco il generale von Brauchitsch riassunse in termini esatti la situazione: non nutrendo eccessivi timori per le reazioni alleate, ordinò ai suoi gruppi di armate di continuare energicamente l'azione di accerchiamento. Il gruppo di armate A doveva effettuare una rapida conversione a nord lungo la direttrice Armentières Ypres Ostenda, mentre il gruppo di armate B doveva ruotare verso nord il suo fianco sinistro, rafforzando in tal modo le pareti della trappola. Il generale von Rundstedt, comandante del gruppo di armate A, non si dimostrò però affatto entusiasta di una conversione a nord. Preoccupato per la presenza su suo fianco meridionale della ricostituita 7ª armata francese e per il contrattacco di Arras, la sera del 23, d'accordo con Kleist, decise di raggruppare le sue grandi unità corazzate lungo la linea Gravelines, St. Omer, Béthune dove temporaneamente esse si arrestarono; il che diede agli inglesi un altro giorno di tempo per rafforzare le difese lungo il fianco occidentale. La sera stessa del 23 maggio, al comando supremo tedesco Brauchitsch, del tutto all'oscuro della decisione di Rundstedt, decise di trasferire l'armata di Kluge dal gruppo di armate A di Rundstedt al gruppo di armate B di Bock, al fine di porre sotto un unico comando tutte le unità aventi il compito di annientare le forze alleate accerchiate. L'ordine, destinato a entrare in vigore al e ore 20 del giorno seguente, avrebbe con ogni probabilità deciso la sorte deg i alleati. Ma a questo punto intervenne Hitler alle 11.30 del 24 maggio, mentre si trovava in visita al comando di Rundstedt a Charleville, egli fu informato degli ordini dati da Brauchitsch e immediatamente li annullò non solo approvò la decisione di Rundstedt di fermare le unità corazzate, ma ordinò addirittura che tale arresto fosse permanente anziché temporaneo. Nel frattempo le forze alleate circondate nella sacca procedevano all'esecuzione della ritirata sull'Ypres. Le forze inglesi si stabilirono nuovamente lungo la linea Maulde Halluin e sul Lys fino a Menin. Ad Arras il generale Franklyn, minacciato di accerchiamento, si rifugiò dietro la " linea dei canali " lungo il fianco occidentale della sacca. L'esercito belga si ritirò in due fasi dietro il Lys ed il canale derivato, da Deynze a Heist, sulla costa, coperto da alcune unità lasciate a difesa della testa di ponte di Gand e sul canale Terneuzen. Dietro la prima linea la situazione stava diventando impossibile, in quanto le grandi colonne di profughi, le incursioni aeree lungo tutta la costa e le prime, frettolose fasi dell'evacuazione erano tutti elementi che contribuivano a creare un grave stato di disordine. Dodici divisioni tedesche del gruppo di armate B erano ora riunite per l'ultimo round della battaglia La 18ª armata del generale von Kuchler, districatasi dai Paesi Bassi, si raggruppò sulla linea del canale Terneuzen, che attraversò nel pomeriggio del 23 maggio. Quella sera i tedeschi erano schierati lungo l'intero corso del Lys e si stavano infiltrando nella testa di ponte di Gand, che gli alleati dovettero allora abbandonare. Inoltre la Luftwaffe si era ormai assicurata l'incontrastato dominio dell'aria. All'alba del 24 l'esercito belga era schierato lungo un arco di 95 km che si estendeva da Menin al mare, ed era ovunque in contatto con il nemico. Il Lys, largo solo 20 o 30 metri, non costituiva una protezione efficace: il livello dell'acqua era basso, mentre le dighe e le anse del fiume rendevano più difficile la difesa; inoltre la riva meridionale era più alta di quella settentrionale, fornendo quindi una maggior copertura ai tedeschi. Durante la notte dal 23 a 24 maggio e nel corso del mattino successivo l'artiglieria tedesca sottopose ad un pesante fuoco le postazioni tra Courtrai e Menin, mentre gli Stuka estendevano l'attacco alle retrovie. All'inizio del pomeriggio, dopo aver attraversato il Lys su ambedue i lati di Courtrai, quattro divisioni attaccarono le principali postazioni difensive, riuscendo a sfondare in corrispondenza della 1ª e della 3ª, divisione. Da un punto di vista strategico il luogo dell'attacco era stato scelto bene. Sferrato in prossimità del punto di congiunzione tra le armate belghe e quelle inglesi, esso minacciava i collegamenti anglo belgi e se fosse riuscito avrebbe potuto isolare i settori centrale e settentrionale dell'esercito belga dalle forze alleate. Il comando si rese però conto di questo pericolo e reagì prontamente: la breccia fu arginata quella sera stessa con le rimanenti riserve. Indubbiamente lord Gort si rese conto della gravità della minaccia, specialmente dopo che una pattuglia della 3ª divisione inglese si fu impossessata, delle direttive della 6ª armata tedesca, dalle quali risultava che Menin costituiva il punto cruciale dell'attacco tedesco. Per gli inglesi uno sfondamento sul fronte belga sarebbe stato assai grave, in quanto per loro era indispensabile mantenere aperta una linea di comunicazione con la costa e il corridoio attraverso il quale essa passava si andava restringendo di ora in ora. Il 25 maggio lord Gort decise quindi di utilizzare le riserve, mantenute fino ad allora in disparte, per il contrattacco a sud, per occupare una posizione di sbarramento lungo il canale da Comines a Ypres e lungo l'Yperlée fino all'Yser. Nel frattempo i belgi riuscirono a tenere tra Roulers e Menin, la linea sulla quale erano stati costretti a ritirarsi dagli attacchi tedeschi. Alle 7 del 25 maggio i tedeschi avevano sfondato formando una nuova testa di ponte ancora più a nord, sul canale derivato appena sopra Deynze; ma i Cacciatori delle Ardenne, con uno splendido contrattacco, rallentarono l'avanzata nel corso della giornata il fronte non fu spezzato in altri punti, ma verso sera cominciarono a formarsi due sacche una intorno a Courtrai larga più di 25 km e profonda da 6 a 8 km, un'altra su ambedue i lati di Deynze larga 5 km e profonda 3. Le ore dell'esercito belga erano ormai contate, e il giorno seguente, 26 maggio, la crisi fatale cominciò a delinearsi, a ovest i tedeschi attaccarono all'alba, con particolare violenza, lungo una linea compresa tra Geluwe e Izegem. Il canale Mandel fu attraversato in prossimità di Ingelmunster e le due teste di ponte costituite il giorno precedente vennero in tal modo congiunte mentre ancora più a nord il canale derivato Deynze Heist fu forzato sopra Eeklo. Incessante era l'attività degli aerei tedeschi quali ora svolgevano azioni terroristiche sulle retrovie, bombardando Roulers, Tielt e Ostenda, disperdendo la popolazione e provocando l'ingorgo delle strade con interminabili colonne di profughi. Le richieste di rinforzi piovevano al comando in capo, che si trovava a dover fronteggiare crescenti pericoli su sei diversi fronti. Di riserva vi erano soltanto i resti di tre divisioni, e si trattava di truppe reduci da giorni di durissimi combattimenti. La 3ª divisione poteva mettere insieme solo 1.250 uomini, mentre tutte le sue armi pesanti erano state abbandonate o distrutte durante i combattimenti; inoltre la fusione di unità diverse all'interno della divisione creava una confusione indescrivibile, rendendo sempre più difficile il problema di organizzare un efficiente L'idea di una ritirata sull'Yser deve pertanto essere scartata, in quanto tale manovra distruggerebbe le nostre unità più rapidamente di una battaglia e senza arrecare alcun danno al nemico. E' stato dato l'ordine di estendere gli allagamenti alla riva orientale dell'Yser e dell'Yperlée; ma si deve rilevare che il livello delle acque si alzerà lentamente, dato che ora siamo nel periodo delle basse maree ". Nel frattempo il comando inglese aveva preso la decisione definitiva. Alle ore 18.57 l'Ammiragliato segnalò: " L Operazione Dynamo deve iniziare ". Si trattava del segnale d'inizio dell'evacuazione delle truppe dalle coste belghe e francesi. Fu in queste tragiche circostanze che iniziò l'ultimo giorno di lotta dell'esercito belga. Il maggior peso dell'attacco tedesco era concentrato sul settore centrale del fronte belga in direzione di Tielt, dove verso la fine della mattina si aprì un varco largo più di 8 chilometri. Non erano disponibili mezzi adeguati per arginare questa breccia, e per i tedeschi la strada verso Bruges fu così aperta. Alle ore 12.30 del 27 maggio re Leopoldo invio a lord Gort il seguente messaggio: "L'esercito è molto scoraggiato. Da quattro giorni combatte ininterrottamente sotto massicci bombardamenti, e ormai si avvicina il momento in cui non sarà più in grado di continuare la lotta. In queste circostanze per evitare un collasso generale il re si troverà costretto alla resa". Alle 14.30 anche la missione militare francese ricevette un avvertimento di tono analogo. Alle ore 16 il comando in capo belga decise, che essendo esaurita ogni capacità combattiva, l'invio di una delegazione che richiedesse un armistizio e avrebbe concesso agli alleati ancora un poco di tempo: la notte tra il 27 e il 28 e parte della mattina del 28, tempo esattamente uguale a quello che sarebbe stato possibile guadagnare continuando a combattere, ma che in quest'ultimo caso avrebbe comportato un prezzo catastrofico. I capi delle missioni alleate furono immediatamente messi al corrente del fatto che una delegazione belga stava partendo per stabilire con l'esercito tedesco le condizioni per la cessazione delle ostilità il generale francese Champon protestò, facendo rilevare che gli alleati non erano stati convocati per esprimere il loro parere e che a suo avviso i negoziati potevano essere avviati solo con il consenso degli alleati. Ma i belgi gli dissero che la delegazione aveva semplicemente il compito di chiedere quali fossero le condizioni per il " cessate il fuoco ". sistema di comando. In realtà, era addirittura sorprendente che esistesse ancora un fronte continuo fino a quel momento sebbene i tedeschi avessero effettuato efficaci sfondamenti in molti punti, ogni volta le brecce erano state, anche se all'ultimo minuto, arginate. Il pomeriggio del 26 maggio il re inviò a Blanchard il seguente messaggio: " Il comando belga mi chiede di informare il comandante in capo delle armate alleate che la situazione dell'esercito belga è grave e che il comando belga intende continuare la lotta a oltranza. Ma ormai i limiti di resistenza sono stati praticamente raggiunti ". Anche lord Gort aveva ricevuto un messaggio che tra l'altro diceva: " I belgi non hanno più forze disponibili per bloccare l'avanzata su Ypres. Alle 17 il maggiore generale Derousseaux, sottocapo di stato maggiore dell'esercito belga, si era diretto verso le linee tedesche dopo un lungo viaggio egli raggiunse il posto di comando di un generale di corpo d'armata, il quale trasmise direttamente il suo messaggio al comando supremo tedesco. La risposta fu chiara e concisa: il Führer chiedeva la resa incondizionata.