Campagna di Norvegia
La Fase Terrestre

Secondo i piani, al momento della mobilitazione ciascuno dei sei distretti dell'esercito norvegese avrebbe dovuto costituire una brigata di campagna; ad essa si sarebbero poi dovute aggiungere le altre unità occorrenti per completare la formazione di una divisione e dei presidi  ma queste unità suppletive sarebbero state costituite gradualmente, con un equipaggiamento ridotto. Sorpreso dall'attacco nemico prima della mobilitazione, solo la 6ª brigata di campagna all'estremità settentrionale del paese e poche unità isolate in prossimità delle maggiori città erano già pronte l'esercito si ritirò dalle città abbandonando porti ed aeroporti e, cercò di attuare un piano di mobilitazione. Nominando, l'11 aprile, il maggiore generale Otto Ruge comandante in capo cominciò a emanare ordini, spazzando via ogni dubbio in merito ad una possibile resa e sollecitando i comandanti dei distretti a resistere ai tedeschi bloccandoli nelle sacche costiere delle quali si erano impadroniti.

Nella Norvegia settentrionale il maggiore generale Fleischer aveva perso, con la guarnigione di Narvik, uno dei suoi battaglioni, il 10 aprile un altro battaglione fermò gli uomini di Dietl circa 26 km a nord di Bjerkvik, sulla strada per Bardufoss, dove Fleischer stava concentrando le proprie forze al centro di addestramento e all'aeroporto militare. A Trondheim le forze del 5° distretto si ritirarono verso nord, a Stenkjár, per effettuare la mobilitazione, ma così facendo lasciarono ai tedeschi l'aeroporto militare di Vaernes, situato a circa 40 km da Trondheím. L'artiglieria aveva lasciato i suoi pezzi nei depositi della città, ma il maggiore Holtermann del 5° artiglieria radunò un contingente di volontari nel vecchio forte di Hegra dove oppose al nemico una strenua resistenza, che durò sino all'inizio di maggio, tenendo impegnate forze tedesche superiori.

A Bergen le forze del 4° distretto si ritirarono verso l'interno a Gol, distante circa 106 km dalla ferrovia di Bergen, mentre a Stavanger e Kristiansand esigue truppe norvegesi ripiegarono verso le impervie regioni interne. A Halden, nella regione sudorientale, le forze del 1° distretto cominciarono a mobilitare, mentre sul territorio meno accidentato che circonda Oslo il maggiore generale Hvinden Haug, comandante del 20° distretto, organizzò i suoi uomini in quattro deboli gruppi di combattimento e fece il possibile per bloccare le uscite dalla città. La sera del 9 aprile le forze tedesche a Oslo ammontavano soltanto a 9 compagnie, ma il giorno seguente dal cielo e dal mare cominciarono ad affluire altre truppe. Due divisioni tedesche la 163ª la 169ª, che avevano subito perdite e si erano notevolmente disorganizzate nel corso della traversata, improvvisarono con le forze sbarcate dei gruppi di combattimento. Nel giro di pochi giorni queste formazioni furono pronte, e poterono colpire i norvegesi, ancora solo parzialmente mobilitati. Il 12 aprile un reggimento tedesco rinforzato avanzò, su mezzi di trasporto sequestrati, per circa 115 km verso sud lungo la riva orientale dell'Oslofjord ed il giorno seguente occupò Halden. Un altro reggimento attaccò verso est. Ben presto alcune unità del l° distretto norvegese furono costrette a ritirarsi al di là del confine svedese; entro il 15 in quel settore tutto era finito: 3.000 norvegesi furono internati in Svezia ed 800 fatti prigionieri dai tedeschi. Sull'altro fianco, la 163ª divisione tedesca occupò Kongsberg, 91 km a sudovest di Oslo, e Hónefoss, 57 km a nordovest. A sud il 3° distretto, sottoposto ad ' pressione da parte tedesca, e capitolò il 15 aprile.

Il 13 aprile alcuni gruppi di combattimento tedeschi attaccarono verso nord; quattro effettuarono puntate avanzando lungo le strade che passavano accanto ai grandi laghi Mjósa e Randsfjord, mentre altri due si spinsero verso nordovest, dove la ferrovia di Bergen attraversa le montagne. Il 18 i tedeschi entrarono a Hainar, ed il giorno successivo a Elverum; due altri gruppi convergevano su Gjóvik. Il 20 essi presero contatto con le posizioni norvegesi a difesa di Líllehammer e RenaAamot sulle strade parallele a nord di Trondheirn, dove incontrarono una tenace resistenza da parte forze norvegesi che combattevano sulle montagne.
Ruge, che aveva ordinato a Hvinden Haug di condurre un'azione ritardatrice evitando di impegnare il grosso delle sue forze, chiamò in aiuto da Bergen truppe che gli coprissero il fianco occidentale. Ruge sperava di poter tenere lo sbocco meridionale a nord di Lilleharnmer, in modo che inglesi e francesi, dopo aver riconquistato Trondheim, potessero avanzare verso sud e liberare Oslo.

L'arrivo degli Alleati

Le notizie sull'entità degli sbarchi tedeschi e sui successi che essi stavano riportando costituirono per i capi di stato maggiore e per il governo inglese una brutta sorpresa. La sera del 9 aprile fu deciso di far di Narvik l'obiettivo immediato e di verificare la possibilità di sfruttare i piccoli porti dì Namsos e Aandalsnes per un'avanzata nell'entroterra mirante alla riconquista di Trondheim. Durante la notte tra il 7 e l'8 l'Ammiragliato aveva ordinato agli incrociatori che si trovavano a Rosyth di sbarcare le loro truppe e di raggiungere, con le unità di scorta che accompagnavano le navi da trasporto nel Clyde, l'Home Fleet al largo della costa norvegese. Le operazioni di sbarco e reimbarco avevano provocato una certa confusione e la perdita di materiali, ma conseguenze ancora più gravi ebbe l'ipotesi sulla quale ci si era basati nell'organizzare la spedizione: l'ipotesi, cioè, che si trattasse semplicemente di prendere in contropiede deboli distaccamenti tedeschi. L'artiglieria da campagna era quindi scarsa, mentre praticamente assenti erano i reparti corazzati. Le forze poi che si trovavano a Rosyth non avevano né artiglieria né forze corazzate, ed avevano l'ulteriore handicap dell'insufficienza dei mezzi di trasporto.

Ventiquattro ore dopo la seconda battaglia navale al largo di Narvik, il maggiore generale Mackesy, che comandava la spedizione militare destinata a quel porto, giunse a Harstad dove poco dopo fu raggiunto dalla 24ª brigata Guardie e dai suoi distaccamenti che avrebbero dovuto occuparsi della base. L'ammiraglio della squadra, lord di Cork e Orrery, nominato comandante delle operazioni navali al largo di Narvik, era salpato da Rosyth nello stesso giorno in cui Mackesy aveva lasciato Scapa Flow. I loro ordini non erano però stati coordinati e mentre Mackesy pensava di dover condurre una lenta campagna di terraferma, Cork, rendendosi conto della gravità della situazione, intendeva attaccare dal mare le esigue forze di Dietl che si trovavano a Narvík.

Quando Cork e Mackesy si incontrarono era ormai troppo tardi per far seguire all'urto del secondo attacco navale uno sbarco a Narvik, e ben presto divenne chiaro che per il momento quelle truppe non addestrate né equipaggiate per combattere su montagne coperte di neve non sarebbero state in grado di svolgere operazioni sulla terraferma, mentre Harstad rappresentava una base del tutto inadeguata per il tipo di campagna che Mackesy aveva previsto.
Subito dopo aver designato Narvik come primo obiettivo, gli alleati cominciarono ad accorgersi dell'importanza strategica e politica di Trondheim. Fu pertanto messo a punto un nuovo piano che prevedeva lo sbarco nel Trondheimsfjord, in prossimità dell'aeroporto di Vaernes, della 15ª brigata di fanteria nel frattempo due battaglioni canadesi avrebbero dovuto sbarcare all'imbocco del fiordo per impadronirsi delle batterie costiere. Contemporaneamente a questo attacco, la 146ª brigata di fanteria e una mezza brigata dì Chasseurs Alpins (fanteria da montagna) sarebbero sbarcate a Namsos, per avanzare poi su Trondheim da nordest; nel frattempo la 148ª brigata di fanteria, sbarcando ad Aandalsnes, avrebbe compiuto una diversione da sud attraverso Dombaas. In linea d'aria, Nainsos e Aandalsnes distano circa 165 km da Trondheim, a nordest e sudovest rispettivamente; ma per truppe che si muovessero per strada o per ferrovia il viaggio, attraverso territori coperti di neve, sarebbe stato notevolmente più lungo: 204 km da Nainsos e 318 da Aandalsnes.

La 146ª brigata di fanteria inglese sbarcò a Namsos durante le notti del 16 e 17 aprile e si mise in contatto con il colonnello Getz, comandante delle forze norvegesi a Stenkjár. Poiché Namsos era sorvegliata dall'aviazione tedesca, subito dopo lo sbarco le truppe furono inviate per ferrovia a Stenkjár. Da questa località un battaglione fu inviato ancora più a sud in rinforzo agli avamposti norvegesi che si trovavano all'estremità settentrionale del Trondheimsflord, mentre un secondo battaglione fu disposto immediatamente a sud di Stenkjár. Questa città si trova sul Beitstadfjord, un ramo del Trondhelmsfjord che si spinge verso nord. Il 19, nonostante l'ostacolo costituito dai ghiacci, due cacciatorpediniere tedeschi riuscirono a penetrare nel Beitstadfjord abbastanza in profondità da sbarcare truppe sul fianco e alle spalle di questi battaglioni; dopo alcuni scontri, quella notte la 146ª brigata ricevette l'ordine di ritirarsi attraverso Stenkjár.

La 148ª brigata di fanteria, composta da due battaglioni, sbarcò ad Aandalsnes e a Molde nella notte del 18 aprile; due sue compagnie ed i suoi limitati mezzi di trasporto seguivano su di un secondo convoglio. Il comandante di brigata Morgan fu immediatamente informato dell'urgente necessità che truppe inglesi intervenissero in appoggio dei norvegesi. Raggiunta Lillehammer in treno durante la notte tra il 19 e il 20, le sei compagnie disponibili di Morgan furono distribuite, dietro le pressanti richieste di Ruge, lungo il fronte del Mjósa sotto comando norvegese.

Il 21 i tedeschi sferrarono un attacco massiccio . Le compagnie inglesi, che non avevano ancora potuto attestarsi sulle posizioni avanzate, furono impiegate durante la notte per coprire, in retroguardia, la ritirata norvegese attraverso Lillehammer. Nelle prime ore del 22 Morgan, dietro ordine di Ruge, riassunse il comando delle quattro compagnie che erano state schierate ad est del Mjósa. In questa fase esse dovevano mantenere il controllo del settore di Balbergkamp, poche miglia a nord di Lillehammer, difendendo l'accesso al Gudbrandsdal. Dopo aver marciato tutta la notte ed essere state, in alcuni casi, isolate in azioni di retroguardia, esse si trovavano ora a fronteggiare preponderanti forze tedesche.
Quello stesso pomeriggio i tedeschi attaccarono, nel settore di Balbergkamp. Le truppe di avanguardia erano già sul punto di cedere, quando due compagnie di truppe tedesche da montagna che avevano aggirato il fianco della collina apparvero improvvisamente al di sopra della strada che correva lungo la vallata, dietro Balbergkamp. Il nuovo attacco fu contenuto, ma sotto questa minaccia la ritirata fu difficile, e circa la metà delle truppe combattenti fu isolata ed annientata. Quella notte Ruge ordinò a Morgan di difendere, a Tretten, un. ponte che il gruppo norvegese Dalil avrebbe potuto sfruttare per riunirsi con le truppe di Hvinden Haug nel Gudbrandsdal. Morgan protestò facendo rilevare che ciò avrebbe comportato gravi rischi, ma Ruge insistette e gli assegnò, per coprire il fianco lungo la collina, tre deboli squadroni del 2° dragoni norvegese. Queste unità e le due compagnie inglesi del gruppo Datil raggiunsero Tretten durante la mattina del 23, ma la compagnia che presidiava Tolstad fu travolta, e verso le ore 13 i tedeschi attaccarono il grosso delle forze di Morgan. Alcuni carri armati leggeri, contro i quali i fucili controcarro inglesi si dimostrarono quasi del tutto inefficaci, riuscirono a sfondare, isolando inglesi e norvegesi sul fianco della collina e sottoponendo ad un intenso fuoco il villaggio ed il ponte. Gli uomini di Morgan resistettero sino alle prime ore della sera, dopo di che si ritirarono. Dopo che una piccola unità di retroguardia lasciata un poco a nord del villaggio fu travolta alle 21.30, i superstiti dei due battaglioni furono caricati su automezzi e trasportati alcuni chilometri a nord verso l'interno della vallata, dove i norvegesi erano schierati lungo la successiva linea di difesa.

Anche nell'Osterdal i tedeschi avevano attaccato il 21, occupando Rena e Aamot. Il giorno seguente due colonne si spinsero verso nord, lungo i fiumi Rena e Glomma, ricongiungendosi il 24 a Rendal e proseguendo poi nella notte fino a raggiungere Tynset, a circa 160 km da Rena, nelle prime ore del 25. Il 24, il gruppo Fischer. 3 battaglioni di fanteria con artiglieria, genieri ed unità motorizzate di mitragliatrici, fu posto direttamente sotto il comando di Falkenhorst, il quale ordinò di aprire la strada per Trondheirn. Nello stesso tempo il gruppo Pellengahr, 7 battaglioni di fanteria con artiglieria, genieri, unità motorizzate di mitragliatrici e una squadra di carri armati, ricevette l'ordine di spingersi verso la base inglese di Aandalsnes.
Il 24 aprile il gruppo Pellengahr continuò ad avanzare, nonostante l'azione ritardatrice svolta dai norvegesi, e il 25 entrò in contatto con il 1 battaglione KOYLI (sigla per designare la fanteria leggera dello Yorkshire) che difendeva Kvam, 88 km a nord di Lillehammer. La 15a brigata di fanteria, sbarcata ad Aandalsnes nelle prime ore del 24, si era messa in marcia verso sud a seguito di notizie secondo le quali la 148ª brigata si trovava in gravi difficoltà. Le ultime due compagnie del KOYLI raggiunsero Kvam alle ore 4.30 del 25; alle 23.30 sulla stretta strada del fondovalle apparve l'avanguardia della colonna tedesca.
L'attacco tedesco, in un primo momento contenuto, si protrasse per tutto il giorno e per la massima parte del giorno seguente. Alle ore 18 del 26, il maggior generale Paget, diede l'ordine della ritirata.
Il mattino seguente i tedeschi in avanzata si trovarono nuovamente bloccati otto chilometri più a monte, in corrispondenza dei villaggio di Kjorem, dagli uomini del 1 battaglione, reggimento York e Lancaster. Gli inglesi si ritirarono quella notte stessa, subendo questa volta alcune perdite, ed i tedeschi poterono riprendere l'avanzata solo per ritrovarsi bloccati, il 28, a Otta dal l° reggimento di fanteria Green Howards.
L'avanzata tedesca era dunque stata limitata a soli 29 chilometri, 18 da Kvam a Otta, in quattro giorni, ma quella notte i Green Howards ricevettero l'ordine di ritirarsi fino a Dombaas, e cioè per quasi 50 chilometri, nella parte più montuosa e più facile da bloccare dei Gudbrandsdal. La fanteria tedesca entrò in contatto con i reparti del KOYLI che difendevano Dombaas la sera dei 29, ma non riuscì ad impedire e che gli inglesi si ritirassero lungo il Romsdal fino ad Aandalsnes, dove durante le notti del 30 aprile e del 1° maggio le truppe inglesi furono reimbarcate. Ordini analoghi erano stati emanati a Namsos, dove le operazioni di reimbarco avvennero nella notte del 2.

Tre erano gli elementi che avevano costretto i capi di stato maggiore ed il governo inglese ad ordinare la ritirata dalle regioni centrali della Norvegia. Innanzi tutto, se si eccettua una piccola unità di artiglieria contraerea leggera, le truppe inglesi schierate nel Gudbraiulsdal erano costituite da sola fanteria. I piccoli pezzi controcarro da 25 mm della 15ª brigata di fanteria ave vano potuto fronteggiare efficacemente i carri armati tedeschi dalla debole armatura, ma la mancanza di artiglieria da campagna era stata fatale. I tedeschi potevano portare avanti i loro pezzi di artiglieria e fare fuoco allo scoperto, completamente al di fuori della portata delle armi di piccolo calibro. In secondo luogo, mentre la 15ª brigata di fanteria era riuscita a rallentare l'avanzata del gruppo Pellengahr, il gruppo Fischer aveva conseguito rapidi successi nell'Osterdal e, dopo essersi aperto a ventaglio nel Dovrefjell, era giunto a minacciare Dombaas sul fianco ed alle spalle, conseguendo allo stesso tempo l'obiettivo di stabilire i collegamenti con Trondheim.
Più decisivo sia dell'uno che dell'altro di questi elementi era però stato il completo controllo del cielo da parte dei tedeschi. La Luftwaffe, solidamente stabilitasi a Sola e Fornelm, con unità avanzate a Vaernes dominava le vallate, rendendo rischiosi i movimenti di truppe che il nemico tentasse di effettuare nelle ore di luce. Peggio ancora, essa rendeva inutilizzabili Namsos e Aandalsnes, togliendo quindi agli alleati ogni possibilità di sbarcare forze più cospicue o di appoggiare quelle già scese a terra.
Nelle prime ore dei 17 aprile l'incrociatore Suffolk bombardò l'aeroporto di Sola, ottenendo un successo limitato, ma l'azione di copertura per la ritirata fu organizzata in modo inadeguato. Non appena i suoi cannoni tacquero, gli aerei della Luftwaffe attaccarono la nave isolata e poco protetta dalla leggera corazza. Pur danneggiandola gravemente con ripetuti attacchi, i tedeschi non riuscirono però ad affondarla, cosicché l'unità inglese, poté rientrare a Scapa Flow.
li 25 aprile si tentò di assicurare alle truppe di Aandalsiies una copertura aerea con velivoli da caccia, dislocando i Gladiator del 26° gruppo sulla superficie ghiacciata del lago Lesjaskog, ma anche questa manovra fu male organizzata: il personale a terra era insufficiente e, nel corso di un solo giorno, quasi tutti i caccia furono distrutti a terra mentre svolgevano le operazioni di rifornimento. Maggiore successo ebbe un gruppo di portaerei formatosi intorno alla Ark Royal ed alla Gloricius al largo di Trondheim; ma i suoi sforzi non coordinati con quelli di altre unità, non poterono che riportare successi isolati. La ritirata dalla Norvegia centrale divenne pertanto inevitabile. Il 28 aprile Paget comunicò questa notizia a Ruge, il quale offrì di fornire agli inglesi tutto l'aiuto possibile. A Namsos, invece la notizia fu tenuta nascosta a Getz, e questo suscitò nei norvegesi il sospetto che gli inglesi fossero in malafede, sospetto che andò ad aggiungersi all'inevitabile amarezza della ritirata.
A seguito della ritirata delle forze alleate dalla Norvegia centrale, il teatro delle operazioni si restrinse a Narvik ed ai territori settentrionali. In quella zona il comandante tedesco Dietl, isolato e circondato, al comando di 2.000 soldati da montagna e di un numero piuttosto cospicuo di marinai superstiti dei cacciatorpediniere tedeschi, si stava rivelando un osso duro.
Durante il mese di aprile, Mackesy aveva ricevuto in rinforzo mezza brigata di Chasseurs Alpins, mezza brigata di uomini della Legione Straniera ed una brigata di Chasseurs du Nord polacchi, come pure alcuni pezzi di artiglieria e carri armati. Egli era riuscito ad attestarsi in alcune postazioni a cavallo dell'Ofotfjord mediante sbarchi effettuati fuori dalla portata delle postazioni tedesche, ma verso l'inizio di maggio l'incapacità di quei forti contingenti alleati di avere ragione di Dietl stava ormai diventando intollerabile.
All'inizio di maggio Cork fu nominato comandante di tutte le forze inglesi, francesi e polacche intorno a Narvik. Alle ore 1 dei 13 maggio, con i sette mezzi da sbarco inglesi disponibili il 1° battaglione della Legione straniera e 3 carri armati francesi furono sbarcati a Bjerkvile, nonostante il fuoco delle mitragliatrici tedesche, le perdite furono leggere. 1 carri armati ridussero ben presto al silenzio le mitragliatrici, ed i legionari avanzarono lungo la strada per congiungersi con i norvegesi che, sulle montagne orientali, avevano preparato la strada per lo sbarco mediante un nuovo attacco.
Non restava che occupare Narvik e circondare Dietl. Il tenente generale Auchinleek, arrivato a Harstad l'11 maggio, decise poco dopo di esonerare Mackesy dal comando, ma saggiamente evitò di troncare la collaborazione tra la Legione straniera e la marina inglese, che stava cominciando a dare buoni frutti. Intanto i norvegesi avevano ricacciato indietro i tedeschi, raggiungendo la zona elevata di Kobberfiell, da dove potevano minacciare la base di rifornimento di Dietl situata sulla frontiera svedese. Le condizioni atmosferiche erano proibitive. Tanto i norvegesi quanto i tedeschi risentivano del fatto di essere rimasti a lungo sulle montagne coperte di neve, e gli uomini di Dietl, reduci da un lungo periodo di ininterrotta attività, erano quasi stremati. Il 20 maggio i norvegesi attaccarono ancora una volta, costringendo i tedeschi a ritirarsi nella loro ultima posizione di montagna. Il 22 ed il 25 maggio Dietl ricevette rinforzi, i primi da aprile in poi: alcune unità di paracadutisti che avevano preso parte ai primi colpi di mano furono lanciate in suo aiuto.
Infine, nelle prime ore del 28 maggio, dopo un preliminare bombardamento navale, gli uomini della Legione straniera, utilizzando i cinque ultimi mezzi da sbarco disponibili, sbarcarono sul lato settentrionale della penisola di Narvik. Il resto dei due battaglioni della Legione ed un battaglione norvegese seguirono su battelli da pesca. Un attacco tedesco sulla parte alta del litorale fu respinto. Francesi e norvegesi avanzarono attraverso la penisola puntando su Narvik e i tedeschi dovettero ritirarsi come meglio poterono su una nuova linea difensiva più a nord. Béthouart intanto si preparava a premere lungo i fianchi del fiordo, mentre sulle montagne in prossimità della frontiera svedese i norvegesi si apprestavano a sferrare l'attacco decisivo che avrebbe isolato Dietl dalla linea ferroviaria, disperdendone le forze. Purtroppo la fine della resistenza nella Norvegia centrale aveva permesso ai tedeschi di disimpegnare forze e il primo pericolo che minacciò gli alleati a nord fu costituito dagli attacchi aerei. Harstad era stata bombardata a più riprese, e sebbene gli alleati vi avessero installato notevoli difese contraeree era ormai chiaro che era indispensabile farvi affluire aerei da caccia. Il 26 aprile la Furious, che era rimasta a nord con i suoi lenti Swordfish da ricognizione e da bombardamento, salpò per la Scozia. Dieci giorni dopo l'Ark Royal arrivò al largo di Harstad ed i suoi Skita poterono finalmente svolgere una modesta ma certo attività di copertura.
I lavori per l'approntamento di campi d'atterraggio per i caccia erano a buon punto, ed il 21 maggio i Gladiator del 263° gruppo giunsero a Bardufoss; i caccia inglesi riportarono subito notevoli successi abbattendo numerosi aerei tedeschi. Il 28 giunsero nel settore gli Hurricane del 46° gruppo e, poiché una seconda pista di atterraggio allestita in prossimità di Harstad si dimostrò inutilizzabile, scesero anch'essi su Bardufoss. Da quel momento in poi le forze alleate poterono contare su di un certo grado di copertura da parte dei caccia.
Ma i tedeschi avevano anche cominciato a muoversi a terra dirigendosi verso nord. Il 10 maggio le avanguardie della 2ª divisione da montagna, entrarono in contatto con la 5ª compagnia autonoma inglese a Mosjóen, circa 290 km a nord di Stenkjár. Gli inglesi avevano frettolosamente costituito cinque compagnie autonome destinate a ritardare, con azioni di guerriglia, l'avanzata tedesca; ma ben presto apparve evidente che nel disgelo artico unità così improvvisate non potevano tenere testa a truppe di montagna appositamente addestrate.
Per ritardare l'avanzata tedesca Auchinleek inviò allora a sud la 24ª brigata Guardie, e Ruge un battaglione norvegese. Le Guardie irlandesi si trovarono senza ufficiali e senza equipaggiamento, dopo che la nave che li trasportava, la Chobry, fu bombardata;  nello stesso tempo l'Effinghum, che trasportava i Sonth Wales Borderers, (unità di confine del Galles meridionale), si arenò su di una scogliera. Alla fine, comunque, anche se in ritardo e disorganizzate, sotto continui attacchi aerei ed insufficientemente appoggiate sul fianco rivolto verso il mare, le Guardie irlandesi riuscirono a raggiungere le loro posizioni. Esse non riuscirono però a rallentare in modo sensibile l'avanzata tedesca, e dopo numerosi scontri il 26 i tedeschi erano in marcia verso il Saltfjord, sulla costa settentrionale del quale si trova Bodò.
Nel frattempo le disastrose sconfitte alleate in Francia e nei Paesi Bassi cominciavano a farsi sentire. Di fronte alla estrema gravità della situazione, il governo inglese si sentì costretto a rinunciare ai propri impegni in Norvegia e ordinò a Cork dì ritirarsi, dopo aver occupato Narvik, se possibile. Il 31 maggio la 24ª brigata Guardie e le compagnie autonome vennero quindi imbarcate a Bodó. I norvegesi isolati in quella località coprirono la propria ritirata sulle isole Lofoten, ed i tedeschi entrarono nella città di Bodó .
I francesi e norvegesi avevano occupato Narvik il 28 maggio  ma i preparativi per l'evacuazione erano cominciati mentre ancora si stavano completando quelli per la conquista della città. La sera del 11 giugno Cork ebbe finalmente il permesso di comunicare a re Haakon che gli alleati intendevano ritirarsi; Ruge ne fu informato la mattina seguente. Le parti convennero di posporre di 24 ore l'operazione, sperando che i tedeschi accettassero la proposta di dichiarare Narvik città neutrale e dì affidarne il controllo agli svedesi; ma la richiesta fu respinta e la ritirata continuò.
Sulle montagne, i soldati norvegesi furono informati che il loro attacco  che avrebbe completato la disfatta di Dietl era stato annullato, e il 7 giugno re Haakon e i ministri norvegesi si imbarcò, a Tromso sull'incrociatore Devonshire, lasciando Ruge, dietro sua richiesta, con i suoi soldati. L'8 giugno vennero imbarcati a Harstad gli ultimi soldati inglesi e francesi le difese contraerei rimasero attive fino all'ultimo momento, dopo di che i cannoni furono distrutti e gli aerei da caccia decollati per tornare sulla Glorious. Il 9 entrò in vigore un armistizio preliminare tra i teschi e i norvegesi superstiti. Dietl si mostrò generoso nei confronti di Ruge, e i soldati norvegesi poterono tornarsene alle loro case. Sebbene gli inglesi non se ne rendessero conto, in quel momento la minaccia più grave  non era quella proveniente dalla terra o dal cielo, bensì quella dal mare. Gli incrociatori da battaglia Gneisenau e Scharnhorst l'incrociatore Hipper e quattro cacciatorpediniere salparono da Kiel la mattina del 4 giugno. L'ammiraglio Marschall, che comandava la formazione, aveva ricevuto ordine di alleggerire la pressione su Dietl attaccando Harstad e di portare poi le sue navi a Trondheim in modo da appoggiare l'avanzata verso nord. Sebbene le condizioni atmosferiche fossero buone, le navi attraversarono il Mare del Nord senza essere avvistate, incontrarono una nave cisterna in punto prestabilito e, nelle prime ore dell'8 si avvicinarono alla costa settentrionale della Norvegia in formazione di perlustrazione (anziché entrare nei fiordi per bombardare Harstad, Marschall aveva infatti deciso di attaccare i convogli britannici cui era segnalata la presenza in mare) Quasi improvvisamente i tedeschi avvistarono navi inglesi: le prime due, una nave cisterna ed una nave di linea vuota, furono affondate, la terza, una nave ospedale, fu lasciata andare.

L'affondamento della Glorious.

Fu poi la volta della Glorious, perché mai quella mattina la Glorious non avesse aerei in ricognizione è un interrogativo al quale non è mai stata data una risposta soddisfacente; incontrando le un tedesche senza il minimo preavviso, la portaerei inglese fu intrappolata ed affondata nonostante gli eroici tentativi di salvarla effettuati dai due cacciatorpediniere di scorta, tentativi che furono loro fatali l'ultimo siluro lanciato dalla Acasta colpì però lo Scharnhorst danneggiandolo gravemente.
Poiché l'ammiraglio Marschall aveva già rimandato l'Hipper ed i cacciatorpediniere a Trondheim, lo Gneisenau dovette scortarvi lo Scharnhorst rinunciando a ulteriori attacchi contro i convogli inglesi.
Il 10 giugno aerei da ricognizione inglesi avvistarono le navi tedesche nel Trondheimsfjord, e il 12 alcuni Skua della Ark Royal le attaccarono nonostante le sfavorevoli condizioni atmosferiche. Metà degli aerei attaccanti furono abbattuti e solo una bomba giunse a segno (sullo Scharnhorst)  ma non esplose. Il 23, mentre copriva il ritorno dello Scharnhorst in Germania, lo Gneisenau fu colpito da un siluro del sommergibile inglese Clyde che aprì una grossa falla a prua. Ambedue gli incrociatori da battaglia, notevolmente danneggiati, dovettero andare in bacino per i necessari lavori di riparazione.