Campagna di Russia

Premessa: la situazione Sovietica

L'esercito sovietico che doveva fronteggiare quello tedesco era un esercito che dal 1918 aveva subito una varietà d'esperienze organizzative. Nei primi giorni della rivoluzione russa e della guerra civile, i capi bolscevichi, che, di fatto, avevano disgregato il vecchio esercito imperiale, si trovarono ad avere bisogno di forze armate per difendere il potere appena conquistato; fu così che, su di una base prettamente volontaristica, numerosi aderenti al partito ed altri che intendevano difendere il nuovo regime formarono la cosiddetta Armata rossa degli operai e dei contadini.

Ma per contare sul numero, sul talento militare e sull'esperienza, Lenin si trovò costretto a ricorrere alla coscrizione. Gli effettivi dell'Armata rossa si dilatarono fino a superare i 5 milioni di uomini; ma la popolazione era stanca della guerra e nutriva una forte ostilità nei confronti d'ogni organizzazione militare, le diserzioni erano assai comuni, mentre molte unità si scioglievano o si riformavano a seconda di quelli che erano gli stati d'animo locali dei soldati contadini. In generale, l'Armata rossa faceva pensare ad una grande orda di irregolari riuniti in una specie di " forza d'urto " dalla cavalleria e dai commissari politici.

L'esercito era diretto da uno stato maggiore formato da militari di carriera, ex ufficiali dell'impero che erano rimasti al loro posto nel commissariato di guerra di Mosca, svolgendo le loro funzioni in modo del tutto indipendente dalle opinioni politiche.

La guerra civile combattuta in quei primi anni dall'Armata rossa e da quella bianca era una guerra di movimento, nella quale la cavalleria dell'una quanto dell'altra parte partiva in rapide e profonde puntate nel territorio che si trovava in mano nemica, mentre la fanteria, armata in modo inadeguato, era impegnata in brevi ma sanguinosi scontri che si protraevano fino a quando una delle due parti crollava. La fanteria avanzava poi rastrellando nella scia della sua cavalleria fino a che il nemico in ritirata si fermava per riprendere a combattere. In questo modo nel 1919 l'Armata bianca marciò dal Caucaso fino a meno di 250 km da Mosca; nel periodo 1919/21 l'Armata rossa incalzò i bianchi attraverso la Siberia e nel 1920, infine, avanzò su Varsavia.

In effetti, la prima riorganizzazione dell'Armata rossa in una forza capace di svolgere le funzioni proprie del tempo di pace (riorganizzazione che avvenne negli anni venti) costituì una chiara dimostrazione di questo modo di concepire la guerra. Essa comportò infatti la costituzione di una forza regolare di divisioni di cavalleria, rinforzata da una forza adibita alla difesa dei confini e da un " esercito territoriale " le cui più importanti unità per ragioni politiche erano di guarnigione nelle città. In questo periodo nell'esercito prevalsero uomini di vasta esperienza nel campo della guerriglia ma di scarsa istruzione, per cui i veri specialisti di cose militari risentirono le conseguenze negative della loro origine non proletaria. I responsabili del partito e molti capi militari, ritenevano che se fosse scoppiata una guerra l'entusiasmo rivoluzionario avrebbe assicurato la vittoria all'Armata rossa, inducendo i soldati nemici a rifiutarsi di combattere contro forze comuniste e a disertare.

Negli anni trenta, però, l'avvento dell'industrializzazione sovietica portò uomini nuovi ed idee nuove nel campo della pianificazione strategica e dell'armamento dell'Armata rossa. Capi come i marescialli Tuchacevskij e Bljucher, e i comandanti Alksnis, Jakir e Uborevic usarono le armi fornite dalle industrie belliche per abbandonare quel " complesso della guerra civile " di cui continuavano ad essere vittime tanti comandanti dell'Armata rossa. Essi svilupparono il concetto di un moderno esercito motorizzato, che potesse contare su poderose forze corazzate e di artiglieria e sullo stretto appoggio fornito da un'aviazione capace di operare come un'artiglieria, e che nello stesso tempo sfruttasse appieno l'enorme potenziale umano che la Russia poteva mettere a disposizione delle forze armate.

Nel 1937 gli effettivi dell'esercito avevano ormai raggiunto le 120 divisioni, per un totale di 1.750.000 uomini; inoltre non sarebbe errato affermare che l'impostazione teorica e la pianificazione pratica nel campo militare sovietico si erano in gran parte lasciate alle spalle le idee della guerra civile.

Fu in questo punto che le " purghe di Stalin " colpirono le forze armate. Pochi avvenimenti contribuirono a determinare la situazione dell'Armata rossa nel 1941 in misura maggiore della distruzione sistematica dell'alto comando sovietico condotta a termine da Stalin nel periodo 1937/39. Tre dei cinque marescialli dell'Unione Sovietica, 11 vicecommissari della difesa, 13 dei 15 comandanti d'armata e tutti i comandanti militari di distretto in carica nel maggio 1937, come pure i principali esponenti dei comandi della marina e dell'aviazione, furono fucilati o scomparvero senza lasciare traccia. La stessa sorte toccò all'apparato politico che in teoria avrebbe dovuto svolgere un'attività consultiva nei confronti dei militari di carriera. In complesso, in quei due anni circa 35.000 ufficiali furono destituiti, imprigionati o giustiziati, una purga destinata ad avere incalcolabili ripercussioni negative sulla capacità dell'Armata rossa di resistere all'invasione tedesca.

Nel corso del 1939 e negli anni seguenti l'Armata rossa era dominata dal terrore che il bagno di sangue di Stalin aveva suscitato; inoltre a tutti i livelli gerarchici la rete della polizia segreta lavorava attivamente, denunciando qualunque militare potesse anche lontanamente essere sospettato di sentimenti antistaliniani. Un'atmosfera di questo genere provocò non soltanto timore ma anche apatia e tendenza ad evitare ogni responsabilità; era infatti molto più sicuro eseguire gli ordini alla lettera che non dimostrare inventiva o spirito d'iniziativa, inoltre la " guerra d'inverno " combattuta contro la Finlandia negli anni 1939/41 comportò nell'Armata rossa un irrigidimento della disciplina. Questa versione sovietica del draconiano codice di disciplina vigente nel vecchio esercito imperiale coincideva con l'atmosfera di terrore generata dalla purga staliniana.

La conseguenza fu che nel 1941 erano molti gli ufficiali ed i funzionari Politici che tendevano a trascurare le reali necessità connesse all'addestramento ed alla preparazione militare per prestare più attenzione a quella parte dei regolamenti che prevedeva punizioni per un superiore che non punisse un subalterno colpevole di un'infrazione anche soltanto lieve. Stalin aveva sempre creduto nell'efficacia dell'obbedienza assoluta basata sul terrore e questi regolamenti, che saranno per sempre legati al nome del commissario per la difesa di quel periodo, maresciallo Timoscenko, rappresentarono una delle sue risposte alle carenze che l'Armata rossa aveva palesato nel corso della guerra contro la Finlandia.

Un altro importantissimo effetto della purga che colpì l'esercito fu che essa portò ai gradi più elevati delle forze armate alcuni esponenti della cosiddetta " cricca della cavalleria ", che durante la guerra civile avevano operato in stretto contatto con Stalin. Quando, nel 1919, l'Armata rossa aveva scoperto quanto fosse necessario costituire una propria forza di cavalleria per combattere i cosacchi delle armate bianche, la formazione che aveva riportato i maggiori successi era stata la prima armata di cavalleria comandata da un ex sergente maggiore dei dragoni, S.M. Budénnij, affiancato dal commissario politico K.E. Voroscilov, e che aveva come ufficiali di stato maggiore e comandanti di divisione uomini come Timoscenko, G.I. Kulik, E.A. Sciadenko, 0.I. Gorodovikov, I.R. Apanasenko e G.K. Zukov.

Prima della fine della guerra civile, Stalin si era legato a questo gruppo di ufficiali di cavalleria, alcuni dei quali egli riuscì poi a contrapporre ai più " specializzati " ufficiali di carriera raggruppati intorno a Tuchacevskij, Jakir e Uborevic.

Quando, nel periodo 1937/39, Stalin eliminò il suo alto comando, la " cricca della cavalleria " sopravvisse indenne e, a fianco di alcuni ufficiali dello stato maggiore generale che, come B.N. Sciaposcnikov, erano riusciti ad assicurarsi i favori di Stalin, entrò in scena occupando nell'esercito i posti di comando più elevati. Sebbene avessero ricevuto (alcuni di loro in Germania, negli anni venti) un addestramento all'esercizio del comando pressoché perfetto, questi veterani della guerra civile non avevano assorbito i principi fondamentali del tipo di guerra che i generali tedeschi stavano preparando, e che certamente Tuchacevskij aveva intuito. Con una specie di ritorno al tema delle qualità vittoriose dell'entusiasmo rivoluzionario dei giorni della guerra civile, i nuovi capi insegnarono all'esercito che, in qualsiasi circostanza, in guerra esso sarebbe stato invincibile.

Lo spirito offensivo, fu spinto molto più in là di quello dei soldati francesi nel 1914, a tal punto che il soldato russo del 1941 era indotto a credere che la vittoria sarebbe stata ottenuta quasi automaticamente.

Oltre a questo errore di valutazione, i nuovi capi furono responsabili di numerosi e grossolani errori militari, scaricati in seguito sulle spalle del maresciallo G.I. Kulik, che dal 1937 al 1941 fu capo dei servizi per la produzione e la distribuzione dei materiali di armamento ed equipaggiamento al posto del maresciallo Tuchacevskij, con il generale Pavlov egli fu anche accusato di aver erroneamente interpretato gli insegnamenti della guerra civile spagnola del 1936/39. In seguito a questa esperienza i nuovi capi militari procedettero a sciogliere i corpi d'armata meccanizzati che il maresciallo Tuchacevskij aveva creato, distribuendone i carri armati tra le divisioni di fanteria, secondo il criterio adottato dall'esercito francese.

Nonostante gli effetti negativi della purga staliniana si fossero pesantemente ripercossi sull'Armata rossa del 1941, si deve anche rilevare che in numerosi altri campi l'esercito stava conseguendo progressi considerevoli, l'esercito fu progressivamente riorganizzato in un esercito di massa basato sul servizio militare generale, con la costituzione di una riserva e di un buon sistema di addestramento.

Nel periodo immediatamente successivo alla guerra civile, solo i figli di operai o contadini potevano prestare servizio nell'Armata rossa, mentre gli appartenenti ad altre categorie sociali erano costretti a prestare il loro servizio militare in battaglioni di lavoratori ed in altre unità non combattenti. Entro il 1939 tutte le distinzioni sociali di questo genere erano state abolite, e l'Armata rossa poteva avvalersi dell'intera gamma di attitudini che la popolazione offriva. Ogni anno circa 600.000 700.000 giovani erano disponibili per essere chiamati alle armi; prestavano servizio nelle forze armate per un periodo di 2 4 anni (a seconda dell'arma) prima di essere trasferiti per un periodo di 10 15 anni nella " prima riserva ". Il sistema di mobilitazione si basava su " commissariati militari " regionali, ai quali i riservisti si presentavano per il periodo di addestramento annuale, oppure in caso di mobilitazione generale o parziale.

Nel giugno 1940, nel quadro della riorganizzazione avvenuta in seguito alla guerra, in Finlandia, il governo sovietico introdusse nuovamente i gradi di generale e di ammiraglio che erano stati aboliti durante la rivoluzione. La ricomparsa nell'esercito e nella marina russa di generali ed ammiragli servi a sottolineare il carattere nazionale delle forze armate. I consiglieri politici continuarono invece ad avere una loro particolare scala gerarchica: essi erano " politrak " (capi politici) e " commissari " a seconda del rango sociale; solo molto più tardi anch'essi furono inquadrati nella normale gerarchia militare.

Queste innovazioni formali furono accompagnate da altre con le quali il nuovo commissario della difesa, maresciallo Timoscenko, tentò di ovviare alle carenze militari che la guerra finlandese aveva palesato. Il predecessore di Timoscenko, maresciallo Voroscilov, fu " promosso " ad un incarico onorifico, ed il capo dello stato maggiore generale, maresciallo B.M. Sciaposcnikov, fu sostituito dal generale K.A. Meretzkov che nel corso della campagna finlandese aveva guidato le operazioni sull'istmo di Carelia. Il principio dell'unità del comando che era stato abbandonato durante l'epurazione dell'esercito fu rimesso in vigore per far si che solo il comandante avesse autorità sulle sue truppe. Nell'autunno del 1940, infine, fu elaborata una nuova complessa regolamentazione di guerra che includeva non soltanto gli insegnamenti tratti dall'Armata rossa in Finlandia, ma anche quelli che l'esercito tedesco aveva tratto dalle campagne di Polonia e di Francia.

Ma la cosa più importante fu la decisione di non sciogliere i corpi d'armata meccanizzati come era stato precedentemente stabilito: nel novembre 1940 furono emanati ordini per la costituzione di 22 corpi d'armata meccanizzati, ciascuno dei quali formato da due divisioni di carri armati e da una divisione motorizzata. Nello stesso tempo i responsabili per la produzione bellica e la NKVD ricevettero l'ordine di riprendere a lavorare alla creazione di " zone fortificate " lungo la nuova frontiera occidentale sovietica, negli stati baltici, nella Polonia orientale e in Bessarabia; il duro inverno del 1940 41 costrinse però i russi a rinviare l'inizio di questi lavori.

Il maresciallo Timoscenko, affiancato dai suoi nuovi uomini tra cui il generale K.A. Meretzkov, il generale N.F. Vatutin e il generale G.K. Zukov che potevano essere considerati gli elementi migliori della " cricca della cavalleria " e da alcuni comandanti ancora più giovani appartenenti alla generazione successiva a quella della guerra civile, si dispose ad affrontare il compito di eliminare le carenze esistenti nell'esercito. Nel corso delle frequenti ispezioni effettuate presso i distretti militari, uno o più dei nuovi capi " calavano " su un'unità o formazione con il potere di destituire o mandare in pensione quei comandanti che, qualunque fosse il loro grado, si dimostrassero inferiori alle aspettative. Pur provocando in alcune unità una più stretta vigilanza ed una maggior cura nell'addestramento, in altre queste improvvise ispezioni resero ancor più pesante l'atmosfera di paura, che ancora una volta si ripercosse sullo spirito d'iniziativa.

L'altro campo nel quale la potenza militare sovietica era riuscita, entro il 1941, a fare alcuni passi avanti era quello degli armamenti. Anche se le industrie belliche sovietiche avevano cominciato ad ampliarsi solo dopo il primo piano quinquennale del 1928 33, la Russia poteva vantare un'illustre tradizione nel campo scientifico dell'artiglieria, nonché alcuni progettisti di grande ingegno nella costruzione di carri armati e aerei. Già nel 1931 i russi potevano dotare le loro truppe di un obice di 203 mm di progettazione sovietica, di un cannone contraereo da 76 mm. e di un cannone controcarro da 45 mm; inoltre essi avevano formato una riserva di artiglieria posta a disposizione dell'alto comando composta di cannoni di grosso calibro e a lunga gittata, nonché da altre armi speciali. Secondo il concetto che ne aveva determinato la costituzione essa era destinata ad essere impiegata nei settori del fronte nei quali apparisse più opportuno il suo intervento.

Durante gli anni trenta l'industria produttrice di veicoli corazzati aveva messo a punto sei tipi di carri armati i BT 2 e BT 5, e i T 28, T 35, T 37 e T 38 ma nel 1941 nelle unità di prima linea cominciavano a fare la loro comparsa due carri armati nuovi ed efficienti al massimo grado. Si trattava del carro medio T 34 un mezzo molto resistente munito di un cannone in torretta da 76 mm e del più pesante KT (Klimenti Voroscilov), anch'esso dotato di un cannone da 76 mm. Sin dai primi combattimenti (vicino a Smolensk e in Ucraina nel luglio 1941) ambedue questi carri armati dimostrarono di tener testa ai migliori carri tedeschi; purtroppo la produzione andava a rilento (nel 1940 furono prodotti solo 243 KV e 115 T 34) e gli equipaggi non avevano avuto il tempo di impratichirsi nell'uso dei due nuovi mezzi. I piloti meccanici avevano avuto soltanto un'ora e mezza, due ore di addestramento. Nel giugno 1941 solo 1.475 di questi nuovi carri armati avevano raggiunto le proprie unità; quasi tutti erano stati assegnatari nuovi corpi d'armata meccanizzati allora in fase di formazione. Si ritiene che nel giugno 1941 gli effettivi sovietici in carri armati si avvicinassero ai 20.000 mezzi, ma quando la guerra scoppiò, circa il 60%, di essi era in fase di riparazione o di revisione.

Per quanto riguarda l'aviazione, negli anni trenta i russi avevano concentrato la massima parte dei loro sforzi nella produzione di aerei dotati di motori che erano la copia di alcuni motori occidentali specialmente dello Hispano Suiza e del Wright Cyclone ma avevano anche svolto una grande mole di lavoro sperimentale sotto la guida di tecnici del calibro di A.N. Tupolév e N.N. Polikarpov. Questo lavoro sperimentale interessava la produzione di bombardieri a grande autonomia (come il TB 3 e il DB 3) e del caccia I 17 che, con le sue quattro mitragliatrici da 7,62 mm e il cannoncino da 20 era un aereo molto moderno, dotato di grande potenza di fuoco. Nel 1939 il progettista S.A. Lavockin aveva messo a punto il LaGG 3, un caccia con struttura in legno, mentre il MiG 1 e il MiG 3 avevano segnato il debutto del famoso binomio A.I.Mikojan M.I.Gurevic nel campo della progettazione aeronautica. Nel 1940 fecero la loro comparsa alcuni esemplari del Pe 2, il bimotore ideato da Petljakov e Tupolév e, pressappoco nello stesso periodo, A.S. Jakovlev (Yakovlev) realizzò il suo primo buon caccia lo I 26, in seguito noto come Yak 1.

Mentre il ritmo di produzione degli aerei più vecchi era abbastanza sostenuto (raggiungendo, nel 1938, un totale di 4.400 aerei all'anno) quello dei tipi più recenti era molto basso. Secondo molti osservatori il migliore aereo realizzato dai russi prima dell'invasione tedesca fu l'Iljuscin Il 2, il famoso aereo d'assalto Sturmovik. Una delle più importanti caratteristiche positive di tutti questi aerei di progettazione sovietica era la loro semplicità e maneggevolezza.

E' anche interessante rilevare che all'inizio e alla metà degli anni trenta, mentre a capo dei servizi logistici degli armamenti e degli equipaggiamenti dell'Armata rossa si trovava il maresciallo Tuchacevskij, i russi sperimentarono l'impiego di truppe aviotrasportate sia con lanci di paracadutisti che con operazioni di aviosbarco di reggimenti e di divisioni di fanteria. Durante le manovre dei 1935 nel distretto militare di Kiev alcuni bombardieri TB 3 paracadutarono 600 uomini, e nello stesso anno una divisione di fanteria di 14.000 uomini fu trasportata per via aerea dalla zona di Mosca all'Estremo Oriente. Nel 1937 e nel 1938 furono sperimentati vari metodi per paracadutare veicoli, cannoni e carri armati leggeri, ed entro il 1939 l'Armata rossa ebbe quattro brigate aviotrasportate di 1.000 uomini ciascuna. Due anni dopo, nel maggio 1941, nei tre distretti militari di Leningrado, di Kiev e della, Russia bianca, furono costituiti altrettanti corpi d'armata aviotrasportate.

Nel campo delle armi e dei metodi di guerra sperimentali, con l'appoggio del maresciallo Tuchacevskij, i russi sfruttarono la propulsione a reazione la cui teoria era stata studiata in modo approfondito, nei primi anni del secolo, dallo scienziato russo polacco K.E. Tziolkovskij. Nel 1930 a Mosca e Leningrado fu costituito un ente per la ricerca scientifica, noto come GIRI (Gruppo per lo studio del moto a reazione), guidato da giovani scienziati come S.P. Korolév. In una prima fase principale oggetto dei loro studi fu la propulsione a reazione, quindi la possibilità di dotare gli aerei esistenti di motori a getto o di razzi acceleratori. Nel gennaio 1940 i russi riuscirono a far volare un biplano con un autoreattore montato sotto ciascuna ala, ma la potenza addizionale ottenuta (10 15 %) non fu ritenuta tale da giustificare la produzione in serie del nuovo motore. Comunque, fu proprio da quel primo lavoro sperimentale sui razzi che ebbe origine un'arma preziosissima per l'esercito: il mortaio multiplo lanciarazzi noto nell'Armata Rossa con il nomignolo di Katjuscia.

Anche alla marina sovietica, era stato assegnato un commissariato; ma il commissario P.A. Smirnov, non era molto esperto in questioni navali, e la marina entrò in una fase di stasi finché, nel 1939, Smirnov non fu sostituito dal comandante della squadra dei Pacifico N.G. Kuznetzov. Quest'ultimo fermamente convinto che l'Unione Sovietica dovesse avere una marina davvero oceanica, sosteneva la necessità di un piano che prevedesse la costruzione di sette incrociatori da 8.000 tonnellate, pur prendendo in considerazione la possibilità di acquistare una corazzata dagli Stati Uniti. L'accordo navale anglo sovietico dei 1937 consentiva ai russi di commissionare due corazzate con cannoni da 406 mm; ma la proposta non ebbe alcun seguito in quanto i fondi assegnati alla marina erano insufficienti, e i cantieri navali sovietici cosi antiquati che il commissario per le costruzioni navali, Tevosjan, ritenne necessario giustificare il ritardo con cui erano attuati i programmi accusando i marescialli ed i capi navali epurati di aver sabotato il piano delle costruzioni navali.

Nel 1941 la marina da guerra sovietica che era divisa in quattro squadre: del Baltico, del Mar Nero, dei Nord e del Pacifico possedeva quattro vecchie corazzate, otto incrociatori pesanti e tre leggeri, 28 cacciatorpediniere e 109 sommergibili. Nonostante la visione di Kuznetzov di una squadra oceanica " attaccante ", la dottrina navale si basava sulle necessità della difesa costiera, facendo particolare riferimento, al compito di proteggere il fianco esposto alle offese dal mare di un esercito di terra in avanzata. Nel 1940, con l'occupazione sovietica degli stati baltici e di parte della Finlandia, la marina ricevette nuove basi nel Baltico; ma, come nel caso delle fortificazioni terrestri nella Russia occidentale, entro il 1941 si era fatto ben poco per mettere a punto le nuove basi navali.

Come in ogni altro campo, anche nelle questioni militari la decisione finale era nelle mani di Stalin, ed in tempo di pace egli la esercitava nella sua veste di segretario generale del partito comunista e di presidente del Politbureau. Il 6 maggio 1941, come presidente del consiglio dei commissari del popolo, Stalin assunse anche la carica di capo del governo.

Ufficialmente esisteva un consiglio militare supremo che, sotto la presidenza di Stalin, avrebbe dovuto rappresentare il supremo organo dello stato competente per la difesa. La più alta carica militare dello stato era quella di commissario del popolo per la difesa, in quel periodo occupata dal maresciallo S.K. Timoscenko, ufficiale di carriera senza specifici incarichi nell'esercito imperiale, egli apparteneva alla vecchia scuola dei fautori di una rigida disciplina militare: era un uomo che credeva nell'obbedienza assoluta agli ordini sotto pena di durissime ed irragionevoli punizioni. Nel giugno 1941 i collaboratori di Timoscenko erano LZ Mechlis, capo dell'ufficio politico dell'esercito, il maresciallo G.I. Kulik, capo dei servizi logistici per l'armamento e l'equipaggiamento, il generale A.D. Loktionov ed il maresciallo S.M. Budennij, E.A. Sciadenko un altro membro di questo gruppo fu destituito nel febbraio 1941. Il generale d'armata G.K. Zukov, amico e delfino di Timoscenko, era il capo dello stato maggiore generale, carica nella quale aveva sostituito il generale K.A. Meretzkov che nel febbraio 1941 era passato a dirigere l'ufficio per l'addestramento dell'Armata rossa.

Zukov era un uomo dello stesso stampo di Timoscenko, ma egli aveva quel pizzico di genio che mancava al suo protettore: la capacità di afferrare il reale significato della moderna strategia bellica applicata dai tedeschi in Polonia e in Francia. Zukov aveva dato prova delle sue capacità con la vittoria riportata nell'estate del 1939 a Chalchin Gol, nella Mongolia esterna, nel corso della guerra di frontiera contro i giapponesi. Per quanto indubbiamente vanitoso e spietato, anche per la maggior parte dei generali sovietici, nella sua tendenza ad accettare senza scomporsi pesanti perdite umane, non vi è dubbio che egli riuscisse ad infondere coraggio alla massa dei soldati russi e a guidarli in un modo che pochi potevano eguagliare.

I due collaboratori diretti di Zukov erano, nella loro qualità di sottocapi di stato maggiore, i tenenti generali F.N. Vatutin (per la branca operativa) e F.l. Golikov (per il servizio informazioni) il capo del comitato direttivo dello stato maggiore generale era il generale A.M. Vasilevskij. In effetti, uno dei punti deboli dell'Armata rossa all'inizio del 1941 era che lo stato maggiore generale era nelle mani di ufficiali non adatti o non abbastanza preparati a svolgere le mansioni proprie di uno stato maggiore. Il quadro appare più favorevole quando si passano in rassegna gli ufficiali che nel 1941 erano al comando delle diverse armi. Il colonnello generale di artiglieria N.N. Voronov, era uno dei più brillanti comandanti ed esperti di balistica di quel tempo. Sfortunatamente per l'Armata rossa, Voronov fu costretto a passare ad un altro incarico, quello di comandante delle forze aeree di difesa, proprio pochi giorni prima dell'attacco tedesco. Comunque il lavoro e le idee di Voronov erano stati proficui. A lui i russi dovevano la concezione della " divisione di artiglieria ", una formazione in cui erano concentrati pezzi di tutti i calibri e che era tenuta a disposizione dei comandanti che operavano sul fronte, mettendoli in grado di esercitare una vigorosa pressione in speciali settori del fronte, per operazioni sia di sfondamento sia difensive.

Il comandante delle forze corazzate sovietiche era il colonnello generale Ya. N. Fedorenko, un uomo di grandi capacità che Zukov aveva portato a Mosca nel 1941 dal distretto militare di Kiev. Sebbene Male equipaggiate ed arretrate, in confronto all'artiglieria ed alle forze corazzate anche le unità delle trasmissioni del genio e logistiche erano comandate da ottimi ufficiali, il generale I.T. Peresjpkin trasmissioni, generale M.P. Vorobev genio e il generale A.V. Krulev rifornimenti.

Per quanto riguarda l'aviazione, che era sostanzialmente parte costitutiva dell'esercito, gli aerei di cui disponeva erano numerosi e di ottima qualità, ma i suoi comandanti erano piuttosto inesperti. Il commissariato navale, sotto Ila guida dell'ammiraglio N.G. Kuznetzov, stava migliorando i suoi metodi di addestramento e le procedure di allarme.

Il grosso dell'Armata rossa era costituito dalle forze di terra schierate soprattutto nella Russia europea. Il comando a livello gerarchico immediatamente inferiore all'alto comando dell'Armata rossa era quello di distretto militare, le cui truppe erano schierate, ordinate in armate nei distretti di frontiera, ordinate in divisioni nei distretti interni del paese. I comandi di livello inferiore fino a quello di reggimento compreso, avevano nei minori reparti una sezione politica a capo della quale vi era un Politruk, mentre nei comandi vi era un commissario reggimentale, divisionale, di corpo d'armata o d'armata. Reparti di sicurezza (o sezioni speciali) diretti dalla NKVD erano stati costituiti in tutte le formazioni e in tutti i reparti fino al livello di battaglione, ma l'organizzazione dell'attività spionistica ed informativa si spingeva anche più giù, nei plotoni e nelle squadre.

Le forze di terra erano appoggiate, dall'aria, da circa 12.000 aerei (3.500 4.000 dei quali dislocati nell'Estremo Oriente) comprendenti 3.200 caccia, 2.200 bombardieri e Sturmovik più 600 ricognitori e 2.000 aerei da trasporto e da collegamento. Le forze aeree organizzate in divisioni da caccia, d'assalto (Sturmovik), da bombardamento e miste, per l'impiego operativo dipendevano dal comandante del distretto militare, uno dei cui collaboratori ricopriva la carica di comandante dell'aviazione del distretto.

Per quanto riguardava la difesa aerea, il comando noto come PVO Strany (difesa aerea della madre patria) era alle dipendenze del capo dell'artiglieria dell'Armata rossa, generale Voronov, uno dei cui collaboratori (il tenente generale di artiglieria M.S. Gromadin) aveva la responsabilità della difesa aerea. I distretti di difesa aerea furono costituiti nel gennaio 1941 e coincidevano con i distretti militari.

Nel giugno 1941 i russi ponevano in campo un grande esercito ben addestrato, appoggiato da parecchie migliaia di aerei; e sebbene non fosse stata proclamata la mobilitazione generale, di mese in mese gli effettivi dell'esercito erano andati aumentando, tanto che verso la metà del 1941 ammontassero a 230 / 240 divisioni, anche se non tutte a organici completi. Circa 170 di esse potevano essere impiegate in operazioni belliche nella Russia occidentale. Il maggior punto di forza dei russi risiedeva nel numero, nel coraggio e nella resistenza fisica dei soldati, nonché negli ampi spazi di cui potevano disporre a scopo di manovra; non meno importante era poi il fatto che la maggior parte del territorio sovietico dove erano dislocate alcune delle loro industrie belliche non poteva essere raggiunta dai bombardieri del nemico d'occidente.

Sul campo tattico il punto più debole dei russi era rappresentato dal fatto che le loro forze armate stavano subendo una radicale riorganizzazione, e relativamente pochi erano i comandanti che avessero avuto esperienze dirette della guerra moderna e specialmente del modo in cui essa era combattuta dall'esercito e dall'aviazione tedeschi. Dopo l'occupazione della Polonia orientale nel 1939 e degli stati baltici nel 1940, l'alto comando sovietico aveva costituito nei distretti militari occidentali armate operative che si era poi affrettato a spingere avanti nei nuovi territori.

Dai piani militari risultava che apparentemente ciascuna di queste armate era organizzata secondo la seguente nuova struttura: due corpi di armata di fanteria, uno motorizzato e una o due divisioni aeree per l'appoggio. In base a questo principio, l'8ª e l'11ª armata comprendevano nei loro effettivi il III ed il XII corpo d'armata motorizzato, la 3ª armata aveva l'XI corpo d'armata motorizzato, la 10ª armata il VI e la 4ª armata il XIV. Il distretto militare speciale occidentale, assai vulnerabile, aveva un altro corpo d'armata motorizzato in riserva, il XIII, ed il VI corpo di armata di cavalleria era schierato in appoggio alla 10ª armata. In ciascuno dei distretti militari del Baltico, in quello speciale occidentale e in quello di Kiev si stava formando un'altra armata destinata ad appoggiare le armate che svolgevano funzioni di copertura: la 27ª armata (maggiore generale N.E. Berzarin) nella Lettonia nordorientale, la 13ª armata (maggiore generale P.M. Filatov) vicino a Minsk, nella Russia bianca, e la 18ª armata (maggiore generale I.K. Smirnov) nell'Ucraina centrale.

Questo era lo schieramento di copertura sovietico contro la Germania (anche se a nord, contro la Finlandia, vi erano altre tre armate più piccole). Lo schieramento nel settore centrale ammontava, nel distretto militare speciale occidentale, a 20 divisioni di fanteria (14.300 uomini ciascuna), 3 divisioni motorizzate, 10 divisioni di carri armati e 3 divisioni di cavalleria. Nel distretto militare di Kiev si trovavano circa 30 divisioni di fanteria, 6 motorizzate, 16 di carri armati e 3 di cavalleria; nel distretto militare del Baltico, 17 divisioni di fanteria, 3 motorizzate e 6 di carri armati. Il distretto militare di Odessa contava infine su 9 divisioni di fanteria, una motorizzata, 2 di carri armati e 2 di cavalleria. In complesso, a fronteggiare i tedeschi si trovavano 77 divisioni di fanteria, 13 motorizzate, 34 di carri armati e 8 di cavalleria; anche se non tutte erano a organici completi e se, per la maggior parte, le divisioni di carri armati avevano a disposizione meno della metà dei carri armati T 34 e KV previsti dalle dotazioni.

A parte le carenze di materiali di armamento e di equipaggiamento e di effettivi, la principale caratteristica di questo spiegamento di forze era che, conformemente agli ordini di Stalin, esso era ubicato in modo tale da non apparire provocatorio agli occhi dei tedeschi, anche se questi ultimi, dalla loro parte del confine, stavano rapidamente potenziando il loro apparato militare ed effettuavano quasi quotidianamente un'illegale attività di ricognizione aerea sul territorio sovietico. Pertanto, in molte armate di copertura le unità più avanzate si trovavano ad una distanza di circa 65 km dal confine, mentre nella 6ª armata, che teneva il settore chiave di Brest Litovsk, le divisioni del XIV corpo d'armata motorizzato erano decentrate in campi di addestramento estivi lontani l'uno dall'altro anche più di 300 km.

D'altra parte, una delle armate del distretto militare speciale occidentale, la 10ª, era stata spinta in avanti, in un territorio che si protendeva nella parte della Polonia occupata dai tedeschi; il che costituiva quasi un invito all'accerchiamento, in quanto nell'eventualità di un attacco le sue unità non avrebbero avuto spazio per manovrare in qualsiasi direzione. Lo schieramento delle armate di copertura non può che essere giudicato errato, certo molto lontano da quello che sarebbe dovuto essere lo schieramento che si apprestasse a combattere una guerra difensiva o offensiva. Recenti studi di storia militare sovietica hanno però dimostrato l'esistenza, almeno a partire dall'inizio del 1941, di piani che prevedevano il trasferimento a occidente di altre forze, la loro riorganizzazione in armate operative ed il loro schieramento secondo il concetto di una forza di tipo strategico (o, secondo la terminologia militare sovietica, di " fronte di armate di riserva "), approssimativamente lungo la frontiera occidentale sovietica esistente prima del 1939.

Il 25 maggio 1941 il maggiore generale M.F. Lukin, che in quel momento comandava la 16ª armata nel distretto militare Trans Baikal, in Estremo Oriente, ricevette l'ordine di trasferire la sua armata attraverso la Siberia e la Russia europea in un settore in prossimità di Kiev, coprendo una distanza di quasi 6.500 km. Il tenente generale I.S. Konév, comandante del distretto militare del Caucaso settentrionale, ricevette l'ordine di organizzare le sue truppe su di una base operativa (creando così la 19ª armata) e di portarle nello stesso settore dell'Ucraina. Il tenente generale P.A. Kurockin, comandante del distretto militare Trans Baikal, ricevette l'ordine di recarsi a Mosca per assumere il comando di una nuova armata la 20ª _ che sarebbe dovuto essere costituita con le truppe del distretto militare di Mosca e schierata poi nell'area di Smolensk. Le truppe dei distretti militari degli Urali e di Orél, infine, sarebbero dovuto essere spostate su Posizioni più avanzate, costituendo rispettivamente la 22ª e la 21ª armata. Grazie a questo nuovo concentramento di truppe, fra il fiume Dvina ed il Mar Nero si sarebbe venuta a creare una linea difensiva formata da cinque nuove armate, che avrebbe potuto dimostrarsi molto efficace sia per la difesa sia come potenziale base di partenza di una controffensiva nell'eventualità di una offensiva tedesca.

Della 16ª armata che si era messa in viaggio dall'Estremo Oriente, solo una parte del V corpo d'armata motorizzato poté arrivare in Ucraina prima della fine del giugno 1941, mentre solo gli elementi avanzati del comando della 19ª armata del generale Konév riuscirono a raggiungere la loro destinazione. Nel migliore dei casi questi movimenti di truppe non avrebbero potuto essere ultimati prima della fine dell'anno, e si ha ragione di ritenere che la 16ª, armata fosse stata messa in stato di allarme già in maggio non tanto per la gravità e l'imminenza della minaccia tedesca, quanto piuttosto per consentirle di attraversare la Siberia durante i mesi estivi.

Tenendo conto delle errate valutazioni di Stalin sulle intenzioni di Hitler, i movimenti di truppe effettuati dai sovietici fanno pensare che le armate di copertura, che avrebbero dovuto essere messe in stato di allarme nell'estate del 1941, erano state impegnate in una semplice attività addestrativa, mentre la messa a punto di uno schieramento strategico di armate di riserva si basava sull'ipotesi di una possibile guerra con la Germania nel 1942. Inoltre tutto l'esercito stava subendo una profonda riorganizzazione, specialmente per quanto riguardava le formazioni corazzate, mentre non si era quasi neppure iniziata l'attuazione del programma che prevedeva la realizzazione di un adeguato sistema di fortificazioni di frontiera.

Dal punto di vista sovietico, forse l'aspetto più positivo dello schieramento dell'Armata rossa era che il servizio segreto tedesco non lo conosceva con precisione. Le carte di guerra impiegate dai tedeschi nel 1941 dimostrano che essi ritenevano che le armate di copertura sovietiche consistessero in tre (anziché due) corpi d'armata di fanteria ed in un certo numero di brigate d carri armati e che i nuovi corpi motorizzati dipendessero dai distretti militari, e non dai comandi d'armata. In secondo luogo, a quanto pare i tedeschi non conoscevano l'esistenza del " fronte di armate di riserva " e non si erano resi conto che il governo sovietico aveva iniziato un secondo concentramento di forze di ordine strategico.

In conclusione, gli elementi di prova relativi al periodo che culminò con l'invasione tedesca della Russia inducono a ritenere che tre furono i principali fattori per cui l'Armata rossa affrontò impreparata la guerra con la Germania.

Innanzi tutto, le direttive politiche di Stalin presupponevano che Hitler avrebbe rispettato il trattato russo tedesco dell'agosto 1939 e che con una politica conciliante verso la Germania l'Unione Sovietica avrebbe potuto mantenersi estranea al conflitto. Ciò condusse non soltanto ad un atteggiamento mentale che induceva a non prendere alcuna precauzione e a ignorare deliberatamente tutti quei segni che indicavano chiaramente come la minaccia militare tedesca stesse aumentando, ma anche a ordini specifici di non adottare lungo le frontiere dell'Unione Sovietica schieramenti militari che potessero apparire provocatori.

In secondo luogo, la propaganda sovietica riservata al fronte interno ripeteva incessantemente che l'Armata rossa era invincibile, che ogni eventuale invasione sarebbe stata bloccata alla frontiera e che la guerra sarebbe poi stata portata sul territorio dell'aggressore. Anche questo contribuì a far accettare con leggerezza l'idea di una vittoria automatica provocando negligenza e scarso realismo nelle attività addestrative.

In terzo luogo, le purghe degli anni trenta avevano privato l'esercito di migliaia di capi capaci, provocando una grave interruzione nella continuità dei programmi di addestramento ed un allontanamento dai realistici concetti propri della dottrina militare prevalente nel periodo di Tuchacevskij. Un ritorno al realismo ebbe inizio dopo che i capi sovietici ebbero pienamente assimilato gli insegnamenti della guerra con la Finlandia; ma poiché l'alto comando dell'esercito era nelle mani di una " cricca ", buona parte del pensiero strategico e tattico era ormai superato.

Dal lato pratico, la cosa più sensata che si possa dire è forse che i quindici mesi trascorsi tra la fine della guerra contro la Finlandia e l'invasione tedesca furono impiegati dalle autorità militari e politiche sovietiche per smantellare l'organizzazione esistente nel 1939, senza peraltro fare molto per sostituirla con una struttura nuova e moderna, secondo un piano realistico. La conseguenza di tutto ciò fu che il soldato russo fronteggiò la peggiore invasione della storia del suo paese armato in modo insufficiente, guidato da ufficiali inesperti che in molti casi erano a dir poco intimoriti dalla polizia segreta e dal ricordo delle purghe, ed inquadrato in unità e formazioni solo parzialmente organizzate, eppure politicamente indottrinato nella convinzione che il suo esercito fosse invincibile.