Campagna di Russia

Premessa: la situazione Tedesca

Hitler non aveva mai nascosto di ritenere il patto russo tedesco un accordo temporaneo: nel novembre 1939, parlando di questa " amicizia ", egli fece osservare ai suoi comandanti: " Potremo affrontare la Russia solo quando non avremo più impegni in Occidente ". Nell'estate del 1940 Hitler riuscì a " disimpegnarsi " ad occidente, ma poiché la Gran Bretagna rifiutava di arrendersi, la sua libertà d'azione appariva in un certo qual modo limitata. Quella di attaccare la Russia fu una decisione la cui enormità fu eguagliata soltanto dalla rapidità. La tentazione, la forza, l'occasione e la frustrazione, per non essere riuscito a mettere fuori combattimento la Gran Bretagna, furono tutti elementi che contribuirono a dare a questa decisione una forma e una consistenza sue proprie.

Riferimenti alla Russia erano apparsi nei discorsi di Hitler già nella primavera del 1940, prima ancora che i suoi eserciti si dirigessero verso ovest. Quando, in giugno, Stalin inviò le sue truppe negli stati baltici e in Bessarabia il problema russo si fece più pressante. Il discorso pronunciato da Hitler il 19 luglio nel Reichstag fece capire però che le sue speranze per una " sistemazione pacifica " con la Gran Bretagna stavano svanendo. Ritenendo che l'ostinazione dimostrata dagli inglesi fosse dovuta ad una loro speranza in un intervento russo, egli cominciò a cercare prove del tradimento sovietico. Verso la metà di luglio Hitler aveva ormai preso la decisione di muovere guerra alla Russia, secondo un ordine cronologico che fa pensare che l'umiliazione subita ad opera della Gran Bretagna fu uno degli elementi che contribuirono a fargli prendere la decisione di marciare verso est.

Il 21 luglio 1940, in un incontro con gli ufficiali dell'alto comando dell'esercito, Hitler svelò i suoi piani: " Dobbiamo occuparci della Russia ". Le parole erano state pronunciate: l'accenno che Hitler aveva fatto il 13 luglio nel corso di un colloquio con il feldmaresciallo Brauchitsch e il colonnello generale Halder in una settimana si era trasformato in un secco ordine.

A questo punto Hitler ravvisò una soluzione in uno spiegamento di tutte le forze disponibili destinato a durare soltanto da quattro a sei settimane e seguito poi da una campagna volta ad annientare l'esercito russo, o, almeno, ad occupare una porzione di territorio sovietico sufficiente a rendere impossibile qualsiasi attacco aereo su Berlino e sulle regioni industriali della Slesia. A sua volta, la Luftwaffe avrebbe potuto colpire i più importanti bersagli sovietici. Gli obiettivi di Hitler erano: creare " uno stato ucraino ", organizzare una lega comprendente gli stati baltici e la Russia bianca e infine ingrandire la Finlandia. In ogni caso gli stati baltici sarebbero sempre stati una " spina nella carne " per l'Unione Sovietica.

Il colonnello Kinzel, capo del servizio segreto tedesco che si occupava dell'Armata rossa, riferì che essa aveva da 50 a 70 buone divisioni e che sarebbero state necessarie da 80 a 100 divisioni tedesche.

Ma dove e con quale tipo di concentrazione sarebbe stato più opportuno impiegare queste divisioni? Quali sarebbero stati i limiti di tempo e di spazio?

Su questi problemi particolari le discussioni con gli ufficiali dell'alto comando dell'esercito cominciarono ad arenarsi; in questa fase, quindi, furono formulate soltanto le direttive di carattere generale, le possibili linee operative di un'avanzata attraverso gli stati baltici e la Finlandia, come pure attraverso l'Ucraina. Pur limitandosi a determinare le intenzioni di fondo, si sollevarono istantaneamente problemi di pianificazione operativa di enorme complessità la localizzazione degli Schwerpunkte (punti locali), l'entità delle forze richieste, i rapporti fra tempo e spazio tutti elementi per i quali era indispensabile una verifica più approfondita.

Il generale Halder assegnò al reparto operazioni dello stato maggiore generale dell'esercito il compito di scoprire quali cose fossero possibili e quali no. Pochi giorni dopo, il 19 luglio, il generale Jodl informò gli ufficiali della " sezione L " (incaricata della difesa nazionale) dell'OKW che il Führer aveva deciso di " eliminare " il bolscevismo in una campagna prevista per la primavera del 1941. A questa comunicazione segui un'ora di vivacissime discussioni nel corso delle quali gli sbalorditi ufficiali responsabili della pianificazione militare tentarono di indurre Jodl a chiarire un po' meglio il significato e gli scopi della sua decisione. Jodl espose due tesi di fondo:

Lo scontro con il bolscevismo era sotto ogni aspetto " inevitabile ", sarebbe dunque stato meglio affrontarlo in un momento in cui la potenza militare della Germania si trovava al suo apice;

Una guerra a est avrebbe permesso alla Luftwaffe di accrescere ulteriormente la sua efficienza, ponendola in grado di attaccare ancora una volta nell'autunno del 1941 la Gran Bretagna.

La " sezione L " ricevette quindi l'ordine di mettersi al lavoro per elaborare le direttive concernenti lo spostamento di unità terrestri e aeree nei territori occupati a est, fino alla frontiera russa. Fu questo l'inizio dell'operazione " ammassamento a est ".

Mentre OKH e OKW erano impegnati a svolgere i compiti loro assegnati, alla fine di luglio si svolse la conferenza " Berghof ", e in quella sede ebbe inizio uno studio particolareggiato del problema russo. La decisione di agire prese forma intorno all'idea che una volta annientata la Russia la Gran Bretagna avrebbe visto svanire la sua ultima speranza e la Germania avrebbe potuto dominare indisturbata l'Europa e i Balcani, di conseguenza, quanto prima la Russia fosse stata messa fuori combattimento tanto meglio sarebbe stato.

Tuttavia, poiché non sembrava possibile organizzare immediatamente un attacco per l'autunno di quello stesso anno (1940), si convenne che probabilmente il periodo più favorevole sarebbe stato la tarda primavera, ossia il maggio 1941. Da quel momento la decisione di continuare i preparativi per la campagna contro la Russia fu definitiva. Nello stesso tempo, gli aspetti operativi della campagna si cristallizzarono nei seguenti punti:

  • avanzare su Kiev, lungo una direttrice approssimativamente parallela al corso del Dnepr;

  • avanzare attraverso gli stati baltici verso Mosca;

  • effettuare una manovra a tenaglia da nord e da sud;

  • sviluppare un'offensiva indipendente contro i giacimenti petroliferi sovietici di Baku;

  • coinvolgere nella campagna, in maggiore o minor misura, Turchia e Finlandia.

    La valutazione degli effettivi tedeschi era tutt'altro che scoraggiante. Supponendo di assegnare 7 divisioni alla Norvegia, 50 alla Francia e 3 a Olanda e Belgio, restavano disponibili 120 divisioni per operazioni offensive a est, mentre altre 20 sarebbero state tenute di riserva. Ma l'intera operazione avrebbe dovuto essere accuratamente mascherata.

    Quando Hitler tenne la sua conferenza " Berghof ", non soltanto erano già stati emanati gli opportuni ordini per l'ammassamento di truppe a est: anche i lavori di pianificazione operativa erano ormai iniziati. Il 29 luglio, il generale Halder aveva dato istruzioni al maggiore generale Marcks (comandante della 18ª armata) affinché avviasse un'indagine sui problemi connessi a una offensiva a est.

    Halder diede lo stesso ordine al tenente generale Feyerabend (che si mise al lavoro in modo del tutto autonomo dal generale Marcks), Marcks presentò ad Halder il suo primo rapporto dettagliato il 1º agosto, si trattava della prima versione dello schema delle operazioni da sviluppare a est, schema che prevedeva la formazione di due " gruppi operativi " destinati a puntare in direzione di Mosca e di Kiev.

    Marcks presentò la stesura completa del suo piano il 5 agosto. Escludendo la possibilità di un attacco sovietico, il piano si basava sul presupposto di una chiara superiorità tedesca: 110 divisioni di fanteria, 24 Panzerdivision e 12 divisioni motorizzate avrebbero fronteggiato le 96 divisioni di fanteria, le 23 divisioni di cavalleria e le 28 brigate " motomeccanizzate " dei russi. Il piano si basava inoltre sul presupposto che non fosse probabile che entro la primavera del 1941 le forze dell'una o dell'altra parte potessero subire mutamenti considerevoli.

    Il generale Marcks insistette sull'idea dei " due colpi ", proponendo soltanto una limitata azione di fiancheggiamento verso il fiume Dvina e Leningrado, mentre l'ala meridionale dello schieramento avrebbe dovuto sferrare un vigoroso colpo in direzione di Kiev (protetta, a sua volta, da forze tedesche operanti dalla Moldavia). Attaccando dalla Prussia orientale e dalle zone settentrionali della pianura polacca, il grosso della forza d'urto tedesca doveva eliminare ogni opposizione sovietica in Russia bianca, puntare su Mosca e occuparla e infine convergere verso sud in modo da collegarsi con l'ala meridionale e completare la conquista dell'Ucraina. L'avanzata centrale, avente come obiettivo la conquista di Mosca, sarebbe stata affidata a 38 divisioni di fanteria e 17 formazioni mobili (rafforzate, a nord, dal " gruppo di copertura ").

    Il generale Marcks faceva anche affidamento su di una riserva generale di circa 40 divisioni per sfruttare i varchi aperti nello schieramento nemico; l'operazione sarebbe culminata nella distruzione dell'Armata rossa su un suo fronte " rovesciato " in Ucraina. L'Armata rossa avrebbe dunque dovuto essere distrutta tra la Dvina e il Dnepr, un riconoscimento, questo, del fatto che non era possibile pensare a " una guerra lampo " nella vastità del territorio russo.

    Queste idee corrispondevano abbastanza alla convinzione dello stesso Halder secondo cui il " colpo di Mosca " era d'importanza vitale e avrebbe potuto essere mortale. L'intera operazione non avrebbe dovuto richiedere meno di nove o più di diciassette settimane, l'Armata rossa sarebbe dunque stata distrutta e i centri di resistenza sovietici annientati nel giro di soli 4 mesi.

    Nonostante tutte le successive modifiche, il " piano Marcks " restò il documento base da cui prese l'avvio ogni ulteriore lavoro di pianificazione. Più di ogni altra cosa, esso esprimeva la convinzione dell'OKH in merito alla preminente importanza dell'offensiva su Mosca condotta con l'appoggio fornito dal settore baltico. Visto nel complesso dei piani teorico militari, questo concetto rivestiva un'importanza cruciale, perché era in quel settore che i tedeschi avevano le maggiori probabilità di riuscire a impegnare l'Armata rossa in battaglia e a sconfiggerla in campo aperto. Su questo concetto si era basato l'OKH nella stesura dei suoi piani, esso aveva formulato proprie ipotesi in merito alla partecipazione dell'aviazione e della marina tedesca alle operazioni sul teatro orientale.

    Sebbene in apparenza non avesse nulla a che fare con il lavoro svolto dall'OKH per delineare un possibile schema di intendimento operativo per una campagna di guerra diretta verso est, la " sezione L " dell'OKW recò un altro fondamentale contributo ai preparativi per la radunata delle forze nei territori orientali: mentre la 18ª armata (schierata a est) aveva già cominciato l'ammassamento delle scorte di armi e di materiali nei depositi dislocati a oriente, dei quali le era stata affidata piena responsabilità, dopo agosto furono gettate le basi per l'enorme sforzo organizzativo richiesto dall'operazione di ammassamento, che la Germania doveva affrontare.

    Si trattava d'iniziare a costruire o prolungare strade e ferrovie, espandere le reti telegrafiche e telefoniche, approntare l'organizzazione a terra per la Luftwaffe e seguire la questione dell'ammassamento di rifornimenti e dell'immagazzinamento delle armi. Tutte queste operazioni dovevano essere mascherate, anche se in buona parte si svolgevano nella Polonia occupata, era abbastanza plausibile spiegare questo movimento verso est come un mezzo per sottrarre le forze tedesche ai pericoli della guerra aerea a ovest, ed era naturale che queste forze consolidassero le proprie posizioni nei territori occupati dell'est.

    Il movimento tedesco verso est fu messo in moto con la conclusione di un accordo che prevedeva l'invio di una missione militare tedesca in Romania, di istruttori presso l'esercito romeno e di specialisti militari ad assumere il controllo dei giacimenti petroliferi di Ploesti, nonché con gli ordini di trasferire alcune divisioni dall'occidente nella Polonia occupata.

    Il diario storico dell'OKW descrive tutte le misure prese per organizzare la missione tedesca in Romania, per allestire i comandi operativi avanzati e mettere in stato di allarme la 13ª divisione motorizzata per il trasferimento. Il 12 settembre, in esso, è annotata l'intenzione di spostare verso est il gruppo di armate B nei giorni 17 19 settembre, spostamento che era già stato discusso il 5 settembre. L'intera operazione, che avrebbe dovuto essere completata entro il 24 ottobre, aveva come obiettivi la dislocazione nei territori orientali di tre armate 12ª , 4ª e 18ª per un totale di 35 divisioni, comprese sei Panzerdivision.

    Per impedire che il servizio segreto sovietico s'insospettisse, nel dare l'annuncio di questi movimenti i tedeschi rilevarono che si trattava di trasferimenti di truppe verso " zone di addestramento " orientali, mentre nella parte settentrionale della Polonia occupata vi erano pochissime truppe. All'inizio di ottobre, lo stato maggiore del gruppo di armate B si trasferì a Potsdam, la 12ª armata si portò a Cracovia, la 4ª a Varsavia e la 18ª a Bydgoszcz; nel frattempo la la Luftflotte era trasferita da Berlino a Kónigsberg, e l'OKH lasciava il comando di Fontainebleau per installarsi nel grande complesso di comando di Zossen. Il risultato complessivo di quello che si poteva considerare il preludio di un ben più massiccio spiegamento di forze a est fu il seguente: il gruppo di armate A (Rundstedt) e il gruppo di armate D (Witzleben) restavano nell'Europa occidentale, il gruppo di armate C (Leeb) si trovava in territorio tedesco e il gruppo di armate B (Bock) era già dislocato a est.

    Mentre a ovest le battaglie aeree raggiungevano il culmine, Hitler continuava a posporre il piano di invasione " Leone Marino ", la " sezione L " dell'OKW ultimava l'esame dei problemi conseguenti a una campagna a est.

    Concepito dal tenente colonnello Lossberg questo piano prevedeva che tre gruppi di armate " sud ", " nord " e " centro " puntassero rispettivamente su Kiev, Leningrado e Smolensk/Mosca. La differenza cruciale tra i piani dell'OKH e la valutazione dell'OKW era che quest'ultima prevedeva che i tre gruppi di armate avanzassero con la stessa velocità e postulava quindi che il " centro " dovesse fermarsi in prossimità di Smolensk fino a che il " nord " non avesse coperto un'uguale distanza.

    A quel punto diventava ancora più indispensabile disporre di informazioni accurate in merito all'entità e alla disposizione delle forze armate sovietiche. Il 26 luglio, il colonnello Kinzel aveva presentato un presumibile schema di operazioni secondo il punto di vista sovietico, nonché una valutazione generale del potenziale bellico sovietico. Il 4 settembre il generale Kóstring, addetto militare tedesco a Mosca, discusse con Halder la situazione dell'Armata rossa, rilevando che sarebbero occorsi quattro anni prima che essa riguadagnasse il terreno perduto con la grande epurazione dell'esercito, ma che la stretta sorveglianza esercitata dall'apparato di sicurezza sovietico rendeva alquanto difficile un'attività spionistica vasta ed efficiente.

    Il comando tedesco decise allora di superare le barriere delle frontiere sovietiche per mezzo di aerei muniti di dispositivi di ripresa fotografica. In settembre Hitler si era opposto all'idea che aerei da ricognizione violassero lo spazio aereo sovietico, ma in ottobre al gruppo di ricognitori ad ampio raggio del colonnello Rowehl fu concessa l'autorizzazione a intraprendere queste missioni. Partendo da basi situate nella Prussia orientale, in Polonia, Ungheria e Romania, numerosi Heinkel He 111 e Dornier Do 215 B2 da alta quota cominciarono a sorvolare, il più in alto e il più rapidamente possibile, le linee difensive, i porti, gli aeroporti e i concentramenti di truppe sovietici. I primi rapporti, concernenti la Russia bianca e l'Ucraina, furono disponibili in ottobre, si trattava di fotografie aeree piene di informazioni che in nessun altro modo sarebbe stato possibile ottenere, e accompagnate da brevi relazioni di commento: una delle conseguenze immediate fu che le valutazioni tedesche relative all'entità delle forze sovietiche schierate al centro del prevedibile fronte dovettero essere bruscamente corrette in aumento. Nei mesi successivi gli aerei tedeschi scrutarono zone sempre più vaste della Russia europea, registrando i movimenti e i concentramenti di truppe, rilevando particolari delle difese di frontiera e localizzando con precisione gli aeroporti.

    Mentre gli aerei ad alta prestazione di Rowehl effettuavano, i sondaggi verso est, Halder ultimò il primo schema di uno specifico piano operativo per una campagna a est, rendendo esecutivi i risultati del lavoro fino a quel momento svolto dagli studiosi dell'esercito nell'ordine di operazioni del fronte orientale del 29 ottobre, fino a oggi conosciuto semplicemente come operazione " Otto " (detto anche operazione " Fritz ").

    Nonostante le sue fosche e oscure allusioni, Hitler non aveva mai seriamente pensato alla possibilità che la Russia intervenisse nella guerra che la Germania combatteva contro la Gran Bretagna. Ma non perché ignorasse l'esistenza di alternative al suo concetto " est ovest ": il 6 e il 26 settembre l'ammiraglio Raeder aveva sollecitato Hitler a riesaminare il grado di priorità attribuito al Mediterraneo, l'anello debole nella catena della potenza inglese contro il quale la Germania avrebbe dovuto concentrare le sue forze. Pur dimostrando più interesse verso le idee di Raeder, a quanto pare Hitler non scorse in esse quella soluzione che doveva comportare rapidi risultati e rispecchiare tutti i principi della Weltanschauung nazista. Le teorie di Raeder si ispiravano a una strategia indiretta: Hitler preferiva il colpo diretto.

    Ma proprio mentre stava rimuginando sul più formidabile di tutti i colpi diretti, quello contro l'Unione Sovietica, i suoi piani per l'est furono sconvolti, alla fine dell'ottobre 1940, dall'improvvisa invasione della Grecia da parte di Mussolini. Anche in questa occasione Hitler e Stalin si erano accordati sull'opportunità di uno scambio di opinioni; proprio a tale scopo, Molotov, ministro degli esteri sovietico, sarebbe dovuto arrivare a Berlino il 12 novembre; i rapporti russo tedeschi stavano infatti diventando tesi.

    Questo complesso di tensioni, da quindi uno speciale significato alla " Direttiva n. 18 ", datata 12 novembre. Nel contesto di una possibile decisione in merito alla Russia, dopo la conferenza del 4 novembre Halder aveva l'impressione che Hitler riservasse la decisione finale totalmente a se stesso, anche se i preparativi per la campagna a oriente dovevano continuare. La " Direttiva n. 18 " confermò questa impressione: essa sottolineò che indipendentemente dall'esito di queste conversazioni russo tedesche tutti i preparativi per l'est dovevano continuare.

    Forse più prosaico ma di fondamentale importanza era, in questa fase, il lavoro di preparazione e organizzazione, e il 12 novembre Halder esaminò le prime proposte concernenti il problema dei rifornimenti elaborate dall'intendente generale. Per una forza valutata a 2.000.000 di uomini, 300.000 cavalli e 500.000 autoveicoli, si sarebbero dovute predisporre aree di rifornimento, magazzini per le vettovaglie e depositi di carburante distribuiti su un'area variabile, in profondità da 560 a 650 chilometri. Per ogni divisione sarebbero state accantonate munizioni pari a due volte la dotazione normale (per le Panzerdivision tre); ai quantitativi cosi calcolati si sarebbero aggiunte scorte sufficienti per venti divisioni complete.

    Alla fine di novembre e all'inizio di dicembre, lo stato maggiore generale, con ufficiali che probabilmente sarebbero poi stati posti alla testa dei tre gruppi di armate, si impegnò in esercitazioni riproducenti, su grande scala, gli schemi della campagna di Russia, tanto dal punto di vista tedesco che da quello russo. La supposta risposta sovietica si basava sull'ipotesi che il potenziale dell'Armata rossa ammontasse a 150 divisioni di fanteria (di cui 15 motorizzate), 32 divisioni di cavalleria e 36 " brigate moto meccanizzate ". Sottraendo le forze impegnate nei territori che si trovavano all'estremità orientale della Russia e nel Caucaso (frontiera russo turca), restavano disponibili per essere schierate contro la Wehrmacht circa 116 divisioni di fanteria. L'importantissima conclusione cui giunsero i tedeschi fu che rivestiva importanza vitale il fatto di riuscire ad annientare la resistenza sovietica non oltre la linea Kiev Minsk Lago Peipus (sostanzialmente, la linea Dvina Dnepr ), una conclusione che già gli studi precedenti avevano teso a mettere in luce.

    Ultimata la seconda parte dell'esercitazione (quella relativa al superamento della " linea Kiev Minsk ") e verificati i supposti formulati in precedenza, il 5 dicembre, alla presenza di Hitler, Halder presento i risultati cui fino a quel momento erano giunti gli studi concernenti un'operazione a est:

    Le zone in cui si concentra soprattutto il potenziale bellico sovietico sono l'Ucraina, Mosca e Leningrado. L'intera area di operazioni è nettamente divisa in due zone, quella settentrionale e quella meridionale, dalle paludi del Pripet; nella zona meridionale la rete stradale è scarsa, mentre a nord le comunicazioni stradali e ferroviarie sono particolarmente efficienti nell'area Varsavia Mosca. L'area settentrionale è inoltre fortemente presidiata da truppe sovietiche ammassate verso la linea di demarcazione russo tedesca i corsi del Dnepr e della Dvina rappresentano le linee più orientali che i russi devono difendere: ritirandosi ulteriormente essi lascerebbero scoperte le loro regioni industriali. L'obiettivo tedesco deve essere di impedire qualsiasi ammassamento in breve spazio di truppe nemiche a ovest di queste linee gettando in avanti formazioni a cuneo di carri armati.

    Una forza d'assalto particolarmente possente deve puntare su Mosca partendo da Varsavia. Dei tre gruppi di armate previsti, quello settentrionale dovrebbe avere il proprio punto locale in Leningrado e quello meridionale in Kiev; da quest'ultimo gruppo di armate, un'armata sarebbe avanzata, da Lublino una seconda da Leopoli e ava terni dalla Romania. Obiettivi dell'intera operazione sarebbero il Volga e la regione di Arcangelo: a essa dovrebbero essere destinate 105 divisioni di fanteria e 2 Panzerdivision e divisioni motorizzate, di cui forti, elementi avrebbero inizialmente proceduto in secondo scaglione.

    Dopo essersi dichiarato d'accordo su questo schema, Hitler aggiunse alcune osservazioni personali: non si doveva concedere all'Armata rossa alcuna possibilità di costituire un fronte stabilizzato, non solo, ma con una rapida avanzata, le forze nemiche dovevano essere sospinte tanto indietro da rendere irraggiungibili per i loro bombardieri le zone industriali tedesche; nello stesso tempo si sarebbe portata la Luftwaffe in posizione talmente avanzata da far rientrare le zone industriali sovietiche nel suo raggio d'azione. Il primo attacco in forze doveva essere tale da distruggere buona parte delle forze nemiche, le formazioni mobili dovevano quindi essere dislocate sulle ali contigue dei due gruppi di armate settentrionali, dove si trovava il punto su cui dovevano convergere le forze. Il gruppo nord doveva accerchiare le forze sovietiche nell'area del Baltico, mentre il gruppo dei centro doveva essere cosi forte che parte dei suoi effettivi potesse essere distaccata per dirigersi verso nord. A sud delle paludi del Pripet, il gruppo sud doveva riunirsi alle forze provenienti dalla Romania e accerchiare le forze sovietiche operanti in Ucraina convergendo verso sud.

    In quella fase non si poteva ancora decidere se, dopo la distruzione delle forze sovietiche accerchiate a nord e a sud, le forze tedesche dovessero avanzare su Mosca: la cosa più importante era impedire che i russi potessero riorganizzarsi lungo una linea ancora più a est. Per il complesso di queste operazioni il potenziale prescritto di 130 140 divisioni sarebbe stato sufficiente. alder concluse rilevando che l'effettivo spiegamento per l'attacco avrebbe richiesto otto settimane, e che dopo l'inizio o la metà di aprile non sarebbe più stato assolutamente possibile mascherarlo. Nell'Europa occidentale sarebbero rimaste 46 divisioni (mentre delle otto che si trovavano in Norvegia un certo numero sarebbe stato impiegato nell'operazione sul fronte orientale). Oltre a queste, sarebbero state disponibili soltanto divisioni in addestramento o divisioni di paracadutisti.

    Nel corso della giornata del 5 dicembre, oltre ad avere partecipato alla riunione di quattro ore sulle progettate operazioni militari contro la Russia, Hitler aveva anche illustrato gli sviluppi strategici dei suoi piani e delle sue decisioni. I preparativi per l'operazione " Marita ", un attacco da sferrare nella primavera del 1941 contro la Grecia, dovevano continuare, e anche le forze impiegate nei Balcani sarebbero state disponibili per la guerra contro la Russia.

    Quando le truppe tedesche avessero raggiunto il Volga, la campagna sarebbe stata conclusa, e da quella linea i tedeschi avrebbero potuto lanciare efficaci puntate contro i lontani centri di produzione degli armamenti sovietici situati in profondità nell'entroterra russo. La Germania avrebbe poi potuto costituire in uno stato fantoccio, l'Ucraina, la Russia bianca, la Lituania e la Lettonia e ingrandire la Romania, la Finlandia e la Polonia occupata; per ottenere questo in quei territori orientali avrebbero dovuto essere lasciate 60 divisioni tedesche.

    Fu a questo punto che il Führer apportò una sostanziale modifica al piano, piano sul quale si erano già accordati l'OKW e l'OKH, e che pertanto rifletteva l'opinione dello stato maggiore dell'esercito secondo cui il maggior peso dell'offensiva avrebbe dovuto essere portato contro Mosca, in quanto era in questo settore che i tedeschi avrebbero avuto la migliore possibilità di costringere l'Armata rossa a impegnarsi in una battaglia decisiva.

    Nel corso della riunione del 5 dicembre Hitler aveva avanzato l'idea di distaccare una parte delle forze mobili del gruppo di armate del centro per farla convergere verso nord assegnando a quello meridionale dei due gruppi settentrionali (il gruppo di armate di centro) il compito di spingere verso nord le forze delle sue formazioni mobili dopo la distruzione delle armate sovietiche in Russia bianca, in modo che queste forze potessero cooperare con il gruppo di armate nord avanzante dalla Prussia orientale verso Leningrado, nell'eliminazione delle forze sovietiche presenti nel settore baltico. Solo dopo il raggiungimento di questo obiettivo e dopo la conquista di Leningrado e Kronstadt, si sarebbe potuta iniziare l'avanzata su Mosca.

    Con questi colpi di penna Hitler aveva volutamente ignorato il principio fondamentale cui si era ispirato il piano strategico elaborato dai militari sostituendolo con una mossa di diversione: a partire dai giorni del " piano Marcks " fino alle esercitazioni finali con i quadri svoltesi in dicembre, quella del " colpo su Mosca " sferrato da un gruppo di armate di centro notevolmente rinforzato era stata una delle idee fondamentali dell'OKH. Hitler aveva sempre sottolineato la necessità di annientare la capacità combattiva dell'Armata rossa a ovest della linea Dvina Dnepr, e certo non aveva avuto torto, se si considera a quale disastro erano andati incontro Napoleone e Carlo XII di Svezia. Ma la decisione di effettuare questa conversione verso nord significava, sconvolgere l'intero schema della campagna. Inoltre, oltre alla ripetizione delle tesi sostenute il 5 dicembre, in questo intervento di Hitler non mancavano alcune tracce del precedente " piano Lossberg ", quel piano che secondo molti aveva il gravissimo difetto di prevedere che il gruppo di armate di centro si fermasse fino a che il gruppo di armate nord si fosse portato " in linea " con esso.

    Alcuni elementi facevano pensare che con questa conversione verso nord Hitler si proponesse di conseguire numerosi obiettivi: ad esempio, chiudere ai russi la via del Baltico e stabilire un più rapido collegamento con i finlandesi. In seguito alla sua insistenza, e a dispetto delle opinioni dell'OKH la modifica fu inserita nella direttiva. Questa, che era giunta nelle mani di Hitler con il nome molto comune e modesto di " Fritz " (" Otto ", secondo l'OKH), ne usci, pronta per la firma del Führer, col nome di " Barbarossa ".

    Mercoledì, 18 dicembre 1940, Adolf Hitler firmò la direttiva segretissima per l'attacco contro l'Unione Sovietica. La direttiva " Barbarossa " era lunga e complessa. Le forze tedesche dovevano sconfiggere la Russia con una rapida campagna i cui preparativi sarebbero stati ultimati entro il 15 maggio 1941. Il grosso dell'esercito sovietico doveva essere distrutto nella Russia occidentale impedendogli di ritirarsi. Obiettivo finale dell'operazione era quello di stabilire una linea di difesa contro la Russia asiatica che corresse dal Volga ad Arcangelo, mentre l'area industriale lasciata ai russi negli Urali potrà essere eliminata dalla Luftwaffe.

    La Romania e la Finlandia sarebbero state probabili " alleati " e avrebbero costituito efficaci trampolini di lancio per gli attacchi sferrati rispettivamente sul fianco meridionale e su quello settentrionale; a nord, inoltre, era molto probabile che l'ammassamento delle truppe destinate ai gruppi settentrionali fosse facilitato dalle ferrovie svedesi. Avendo convenuto sulla necessità di un duplice spiegamento, a nord e a sud delle paludi del Pripet, Hitler prescriveva infine ai due gruppi di armate operanti a nord la sua nuova versione del piano:

    " Quello di questi due gruppi di armate nord e centro che sarà schierato più a sud, al centro dell'intero fronte, dovrà annientare le forze nemiche nella Russia bianca (Bielorussa), avanzando dalla regione circostante e a nord di Varsavia con unità corazzate e motorizzate particolarmente forti. Si dovrà pertanto fare in modo che forti unità mobili possano essere distaccate verso nord e cooperare con il gruppo di armate nord, avanzante dalla Prussia orientale in direzione di Leningrado, all'annientamento delle forze nemiche dislocate nel settore baltico. Solo dopo il raggiungimento di questo importantissimo obiettivo si intraprenderanno le operazioni offensive dirette all'occupazione di quell'importante nodo dei movimenti di truppe e centro di rifornimento di materiali di armamento che è Mosca. Soltanto un crollo sorprendentemente rapido delta resistenza russa potrebbe giustificare il tentativo di puntare simultaneamente sui due obiettivi ".

    Il 210 gruppo (Norvegia) doveva assicurare la protezione della regione di Petsamo con le sue miniere di minerali ferrosi ed affiancarsi poi ai finlandesi in un attacco contro la linea ferroviaria che collegava Murmansk al resto del paese. La possibilità di estendere la portata di quella operazione sarebbe dipesa dalla misura in cui gli svedesi avrebbero collaborato mettendo a disposizione la loro rete ferroviaria.

    Il grosso dell'esercito finlandese, cooperando con le truppe tedesche, avrebbe inchiodato i russi " a ovest o su ambedue i lati del lago Ladoga ", attaccando poi Hanko. Il gruppo di armate sud doveva attaccare da Lublino in direzione di Kiev ed accerchiare le forze sovietiche lungo il fiume Dnepr; oltre a proteggere la Romania, i gruppi tedesco romeni avrebbero coperto il fianco meridionale, bloccandovi le forze nemiche fino a che il gruppo di armate sud non fosse entrato in azione provenendo da nord.

    Al fine di realizzare la massima concentrazione di forze contro l'aviazione sovietica e di assicurare il più completo appoggio alle operazioni di terra, non era assegnata alla Luftwaffe, per il momento, alcuna funzione di bombardamento strategico; la marina da guerra tedesca doveva bloccare il mar Baltico, ma poiché la conquista di Leningrado avrebbe posto la squadra sovietica del Baltico in una situazione disperata, si sarebbe dovuta evitare qualsiasi battaglia navale su vasta scala.

    Nel frattempo i militari lavoravano, perfezionando, giorno dopo giorno, i piani. Verso la metà di dicembre, il problema dei rifornimenti fu accuratamente esaminato nel corso di alcune esercitazioni con i quadri: esse dimostrarono in modo inequivocabile che l'apparato responsabile dei rifornimenti doveva essere altrettanto efficiente e flessibile quanto l'apparato combattente. Gli ufficiali dello stato maggiore generale si impegnarono nella compilazione di dettagliati rapporti in merito alle prevalenti condizioni climatiche esistenti in Russia, ed il generale Halder sollevò la questione dello speciale equipaggiamento invernale individuale di cui avrebbero dovuto essere dotate le truppe tedesche per fronteggiare il terribile inverno russo. Ma poiché si prevedeva ed organizzava una campagna rapida, questo problema fu accantonato. Halder era anche preoccupato per la lentezza con cui si svolgeva il traffico ferroviario: 12 treni al giorno diretti verso est (cifra destinata a triplicarsi nella fase finale dei preparativi) era tutto quanto le linee ferroviarie esistenti potevano sopportare.

    Nel frattempo lo stato maggiore generale doveva occuparsi non soltanto delle proprie retrovie, ma anche del problema delle retrovie occupate, e cioè del l'amministrazione dei territori conquistati. A proposito dell'aspetto della sicurezza, la sezione operazioni dello stato maggiore generale decise che per mantenere l'ordine nelle retrovie avrebbe potuto essere distaccato solo il minimo indispensabile di forze; ma poiché era tradizione dell'esercito tedesco che le retrovie dei territori occupati fossero considerate come semplici estensioni del problema logistico generale, la questione passò naturalmente nelle mani della branca competente che faceva capo all'intendente generale, generale Wagner.

    La pianificazione operativa della campagna, aveva intanto raggiunto uno stadio molto avanzato. Già il 13/14 dicembre, al comando di Zossen, Halder aveva illustrato agli ufficiali che con ogni probabilità avrebbero fatto parte degli stati maggiori, dei gruppi di armate e delle armate lo schema della campagna di Russia. Il lavoro di stesura degli ordini di schieramento relativi all'operazione " Barbarossa " era poi proseguito immediatamente, trasformando la " Direttiva n. 21 " in una serie di precisi ordini ed istruzioni. La prima stesura dell'ordine fu ultimata il 22 gennaio. Entro il 31 gennaio fu approntata la stesura finale della versione corretta, integrata da sei importantissimi allegati relativi ai previsti intendimenti tedeschi: tre studi sul potenziale e sull'organizzazione delle forze armate sovietiche; un complesso di relazioni illustranti le caratteristiche delle fortificazioni di frontiera sovietiche; tabelle dell'OKH con le disposizioni per l'artiglieria, il genio e le unità pontieri e, infine, un'istruzione sui rifornimenti. Ai diversi gruppi di armate furono assegnati i rispettivi compiti particolari, e su questo terreno l'OKH tentò di giungere ad una specie di compromesso tra le sue tesi e le modifiche imposte da Hitler.

    L'ordine poneva particolarmente l'accento sulla formazione degli Schwerpunkte: sull'ampio fronte russo tedesco, questi punti focali erano ora fissati in corrispondenza del fianco settentrionale del gruppo di armate sud (6ª armata e 1º Panzergruppe) e su ambedue le ali del gruppo di armate di centro (4ª armata e 2º Panzergruppe; 9ª armata e 3º Panzergruppe). Lo stesso ordine indicava anche, sebbene in modo piuttosto schematico, i compiti delle singole armate, e designava la data di effettivo inizio delle operazioni con " giorno X: ora H ".

    La stesura finale dell'ordine faceva riferimento all'intenso lavoro svolto durante il mese di gennaio, quando lo stato maggiore di ogni armata aveva svolto ricerche operative concernenti il proprio settore. Ai tre gruppi di armate erano anche state assegnate le rispettive formazioni di appoggio aereo: la 4ª Luftflotte del colonnello generale Lóhr al gruppo di armate sud, la 2ª Luftflotte del feldmaresciallo Kesselring al gruppo di armate di centro e la 1ª Luftflotte del colonnello generale Keller al gruppo di armate nord. IL 27 gennaio Halder discusse con il generale Bogatsch della Luftwaffe l'organizzazione e gli effettivi delle unità da ricognizione aerea, e dieci giorni dopo, l'8 febbraio, decise quale doveva essere provvisoriamente la forza delle unità contraerei per l'operazione " Barbarossa ": 52 batterie miste e 28 leggere.

    Il 3 febbraio Halder sottopose al Führer un massiccio complesso di piani e intorno ad essi si apri una discussione che continuò ininterrotta per sei ore. Halder apri la sua esposizione con una illustrazione dei supposti intendimenti operativi del nemico: era probabile che l'Armata rossa sarebbe scesa in campo con 100 divisioni di fanteria, 25 di cavalleria e 30 motorizzate; sebbene la divisione di fanteria sovietica avesse un numero relativamente maggiore di mezzi corazzati, sotto l'aspetto dell'armamento, dell'equipaggiamento e dell'organizzazione di comando le forze sovietiche erano nettamente al di sotto di quelle tedesche sia per dotazioni, sia per prestazioni. Tra i capi militari sovietici, il solo maresciallo Timoscenko era considerato con rispetto.

    Anche se era difficile capire quali fossero le intenzioni dei sovietici, non vi era dubbio che nelle zone di frontiera essi avevano dislocato forze ingenti; e se desideravano proteggere le loro basi avanzate e le principali aree industriali, ben difficilmente i russi avrebbero potuto disimpegnare il grosso delle loro forze: si sapeva che nei settori settentrionale e meridionale della frontiera occidentale i sovietici avevano costruito robuste fortificazioni.

    I tre gruppi di armate tedeschi avevano ricevuto il compito di rompere il fronte sovietico, dividendolo in due tronconi e impedendo al nemico una massiccia ritirata sulle linee della Dvina e del Dnepr. I gruppi di armate nord e di centro, impiegando le loro forze corazzate ripartite in tre gruppi che svolgevano azione coordinata, dovevano sferrare un'offensiva in direzione nord est puntando sulla Dvina; la formazione corazzata più settentrionale doveva puntare sul lago Peipus, e quindi puntare ulteriormente a est in cooperazione con ambedue i Panzergruppe avanzanti verso Smolensk. Il gruppo di armate sud doveva operare a sud delle paludi del Pripet, portandosi sul Dnepr. Comunque, il punto focale dell'offensiva si trovava a nord del Pripet ed appunto in questo settore era concentrato il grosso delle riserve. I gruppi di armate settentrionali (nord e di centro) avrebbero avuto a disposizione 50 divisioni di fanteria, 13 Panzerdivision e 9 motorizzate; il gruppo di armate sud, 30 divisioni di fanteria, 5 Panzerdivision e 3 motorizzate (mentre le riserve a disposizione dell'OKH erano state fissate in 21 divisioni di fanteria, 2 Panzerdivision ed una motorizzata).

    Hitler si dichiarò d'accordo su tutta questa impostazione, e propose subito i suoi piani: il completo accerchiamento dei russi sarebbe stato possibile soltanto se non si fosse lasciato aperto alcun " varco ". Non appena intuito il piano tedesco, i russi avrebbero potuto ritirarsi immediatamente su di una linea più a est: in quel caso, i tedeschi avrebbero dovuto conquistare i settori di Leningrado e del Baltico, senza curarsi della presenza di forze russe più a est in quanto là si trovava l'indispensabile base di rifornimento per qualsiasi ulteriore operazione. Bisognava quindi " rafforzare i fianchi ", dislocandovi il grosso delle forze, " tenere " nel settore centrale e distruggere il nemico mediante colpi convergenti. Hitler esaminò poi il problema della difesa della Finlandia e della Romania (e della cooperazione dell'Ungheria). Halder, riportando l'accento sulle questioni militari, sottolineò le complicazioni ed i problemi legati ai rifornimenti ed ai movimenti (la marina da guerra tedesca avrebbe dovuto rendere disponibili il più presto possibile i porti del Baltico); infine, si sarebbe anche dovuta risolvere la questione delle unità contraeree. Halder passò poi ad illustrare sulle carte la situazione presente e i futuri movimenti delle truppe tedesche verso est: il primo scaglione si trovava già sul posto, il secondo avrebbe dovuto essere sensibilmente rafforzato entro la metà di marzo ed il terzo mettersi in movimento entro la metà di aprile (quando lo spostamento di un ingente numero di artiglierie avrebbe dimostrato che l'operazione " Felix ", il proposto attacco contro Gibilterra, era stata soltanto un'azione diversiva). Il quarto scaglione si sarebbe mosso verso est nel periodo 25 aprile 15 maggio. In quel momento il concentramento delle truppe tedesche a est non avrebbe più potuto essere dissimulato e poiché il quarto scaglione avrebbe compreso numerosissime unità ritirate dai territori occupati dell'Europa occidentale l'operazione " Leone Marino " sarebbe diventata chiaramente lettera morta.

    Toccò all'OKW occuparsi di un gran numero di problemi concernenti gli alleati che Hitler aveva scelto. Per il momento, gli italiani dovevano essere tenuti all'oscuro dell'intera faccenda. A norma di un'istruzione del 5 marzo, neppure i giapponesi dovevano essere messi al corrente dei piani di Hitler: in tal modo il patto tripartito del 1940 (Germania, Italia, Giappone) non sarebbe stato sfruttato ai fini militari; in aprile infatti fu firmato il patto di neutralità russo giapponese.

    I finlandesi si trovavano in una posizione di privilegio: dopo i sondaggi effettuati dai tedeschi nella tarda estate del 1940 sulla possibilità di una " cooperazione " militare finnico tedesca, i finlandesi si schierarono dalla parte della Germania, ma non in un'alleanza rigida, bensì in una " fratellanza militare " a norma della quale le truppe tedesche entrarono in Finlandia ed al grosso dell'esercito finlandese fu assegnato il compito di operare con il fianco settentrionale tedesco. Le truppe tedesche in Norvegia erano state in un primo tempo denominate 21º gruppo; ma ben presto divennero note come " armata di Norvegia " (denominazione che divenne ufficiale nell'aprile del 1941): si trattava delle truppe che avrebbero dovuto attaccare Petsamo e puntare poi con i finlandesi verso Murmansk.

    A sud, la Romania era ormai quasi interamente diventata un satellite militare della Germania: grazie ai contatti personali tra Hitler ed il capo romeno, maresciallo Antonescu, la missione della Luftwaffe guidata dal generale Speidel si assunse la responsabilità della difesa aerea dei giacimenti petroliferi e la missione militare riaddestrò l'esercito romeno, elaborando piani per un'offensiva romena guidata dai tedeschi.

    Il 18 marzo, Hitler intervenne nei piani relativi al settore sud: invece di far attaccare la 12ª armata sul fianco meridionale, spingendola dalla Moldavia verso nord est, si doveva rafforzare con tutte le formazioni mobili disponibili la 6ª armata sul fianco settentrionale, concentrando il massimo sforzo offensivo nel settore a nord della zona di Lublino. Hitler riteneva che il fiume Dnestr costituisse potenzialmente una formidabile linea difensiva, ed aveva quindi deciso di rafforzare con la 6ª armata l'ala settentrionale, in modo che essa fosse in grado di sfondare le posizioni russe e raggiungere alle spalle la linea formata dal fiume Dnestr.

    Il 17 marzo, nel corso della medesima conferenza Hitler rese anche nota la sua decisione di non far partecipare l'Ungheria all'operazione " Barbarossa ", solo la Slovacchia sarebbe stata adibita come base logistica ed aerea per la messa a punto delle operazioni. Già in febbraio le truppe tedesche avevano ottenuto il diritto di transito attraverso la Bulgaria, assicurandosi cosi la possibilità di raggiungere i punti vitali per l'attacco nei Balcani e contro la Russia.

    Con due scaglioni già praticamente dislocati nello scacchiere orientale, verso la fine di marzo i comandi tedeschi erano già impegnati a fondo cori l'operazione " Barbarossa ": i comandi dei gruppi di armate erano ormai in stretto e continuo contatto con lo Stato maggiore generale di Halder, scambiando con esso dettagliati studi operativi.

    Ma ben presto questa " meccanica " militare fu cacciata in una nuova " fase di pianificazione ": alla fine di marzo Hitler rivelò che cosa comportasse la sua "crociata contro il bolscevismo ".Il 30 marzo Hitler mise in evidenza di non essersi impegnato soltanto in una guerra di conquista, ma piuttosto in una guerra di vero e proprio sterminio. Hitler si apprestava ad assicurare ad Heinrich Himmler ampi ed autonomi poteri sui territori occupati, il 3 marzo Himmler aveva già assunto la responsabilità di " certi compiti... che derivano dalla necessità di risolvere una volta per tutte il conflitto tra i due opposti sistemi politici ".

    Era questa la formula usata nelle " istruzioni su questioni speciali " (allegata alla " Direttiva n. 21 "), la direttiva dell'OKW del 13 marzo 1941 che assegnò a Himmler una speciale libertà d'azione, decretò la divisione della Russia occupata in " aree etnografiche " corrispondenti ai settori di pertinenza dei vari gruppi di armate (baltico, della Russia bianca, ucraino) e governate da " commissari del Reich ", ed assegnò a Góring il coordinamento della " amministrazione economica " tanto delle zone di operazione che delle retrovie.

    L'autorità militare (esercitata dalle forze armate) era dunque ridotta al minimo e sensibilmente limitata tanto nel tempo quanto nelle competenze: i commissari del Reich avrebbero dovuto prendere in mano le redini il più presto possibile.

    Vi erano inoltre le " mansioni speciali."affidate agli uomini di Himmler; poiché tali " mansioni " sarebbero state esplicate nelle retrovie, il generale Wagner, nella sua qualità di intendente generale, discusse con il collaboratore di Himmler, Heydrich, i termini nei quali avrebbero dovuto svolgersi i rapporti tra militari e l'SD. Alla fine di marzo vi fu un'ulteriore direttiva in merito alla " attuazione coordinata " di compiti nei territori orientali; e fu sulla base di questa direttiva che il generale Wagner emanò, in data 3 aprile, le prime direttive speciali per l'esercito, a norma delle quali la responsabilità delle forze armate era limitata alla ristretta zona sotto loro controllo..

    Il mese di marzo terminò per Hitler con una grande esplosione di collera; quando la Iugoslavia, con una vera e propria rivolta popolare, ripudiò l'accordo concluso dai suoi ministri filotedeschi, egli ordinò una guerra su vasta scala nei Balcani: " è impossibile trattare in questo modo il Reich tedesco ". All'alba del 6 aprile la Wehrmacht entrò in azione, e il giorno successivo lo stato maggiore generale emanò per l'operazione " Barbarossa " una nuova tabella di marcia: essa sarebbe iniziata con 4/6 settimane di ritardo, dopo la conclusione delle operazioni militari avviate nel settore sudorientale.

    Ma il rinvio era servito a protrarre il periodo di addestramento delle truppe tedesche, la cui speciale preparazione comprendeva l'abituarsi a combattere con i fianchi scoperti, le tattiche di combattimento più adatte a terreni coperti di boschi e paludi, il combattimento nelle strade cittadine ed il combattimento ravvicinato, le tecniche della lotta controcarro ed il familiarizzarsi con le difficoltà connesse al fatto di muoversi su terreni accidentati con mezzi di trasporto non adatti a tale impiego. A questo proposito si pensò addirittura di impiegare carri armati anfibi, a cui in un primo tempo si era pensato per l'operazione " Leone Marino ", per guadare il fiume Bug ed effettuare l'attraversamento, non visti, dal letto del fiume.

    Una grande responsabilità fu comunque addossata alle forze corazzate: il 10 settembre 1940 le formazioni corazzate erano state riorganizzate e le divisioni raddoppiate, ma ciò al prezzo di dimezzare i loro effettivi di carri armati; in tal modo, nel 1941 la tipica Panzerdivision aveva soltanto un reggimento carri con due battaglioni (solo sei divisioni ne avevano tre). I battaglioni carri erano costituiti da due compagnie di carri leggeri e da una di carri medi, mentre la brigata di fanteria, assegnata a ciascuna Panzerdivision comprendeva due reggimenti motorizzati, un battaglione di motociclisti, tre battaglioni di artiglieria di medio calibro e un battaglione contraerei dotato dei superbi cannoni da 88 mm. Ogni divisione Panzer aveva dunque soltanto 150/200 carri armati (una forza pari cioè alla metà delle primitive formazioni corazzate). In complesso, le 20 Panzerdivision dell'esercito tedesco, dotate per la massima parte dei nuovi carri armati Pzkw III e Pzkw IV contavano su un totale di 46 battaglioni. Con una forza complessiva di carri armati compresa tra i 3.000 e i 4.000, il comando tedesco sapeva di trovarsi in condizioni di netta inferiorità numerica, oltre a ciò, tra i tedeschi serpeggiava il sospetto che l'Armata rossa avesse un carro armato di tipo nuovo, più pesante del Pzkw IV.

    Nella prima settimana dell'aprile 1941 Halder aveva rilevato che " lo schieramento russo era preoccupante " e che, sulla base di questo elemento, non si poteva scartare la possibilità per i sovietici del rapido ricorso a una offensiva strategica. Poco più di un mese dopo, però, questi timori furono completamente accantonati in una valutazione in cui si sottolineava che:

  • la strategia russa era difensiva: l'Armata rossa era impegnata a mantenere il possesso delle basi aeree e navali del Baltico nonché la sponda meridionale del Mar Nero; essa doveva inoltre proteggere l'Ucraina e le regioni industriali di Leningrado e Mosca;

  • a causa della precarietà del sistema delle trasmissioni e delle vie di comunicazione, era improbabile che i sovietici potessero mutare radicalmente lo schieramento delle loro forze in breve tempo: non era stato rilevato alcun segno che facesse pensare a una manovra di questo genere, e una " offensiva preventiva " era pertanto improbabile;

  • i mutamenti apportati ai sistemi di addestramento sovietici non avevano ancora dato risultati tali da poter consigliare ai medesimi una strategia offensiva: il comando sovietico non aveva sfruttato, per sferrare un attacco preventivo, occasioni più favorevoli presentatesi in passato, e ciò rendeva improbabile che esso decidesse di farlo in quel momento.

    In sostanza, la posizione sovietica era puramente difensiva, anche se per giustificare l'operazione " Barbarossa " la propaganda politica tedesca doveva parlare di un'Armata rossa schierata in forze e minacciosa che aspettava soltanto il momento opportuno per abbattersi dall'est sulla Germania. Per quanto riguardava l'effettivo schieramento avanzato delle forze sovietiche, che indicava la loro intenzione di combattere lungo le frontiere o vicino a esse, esso non avrebbe potuto adattarsi meglio ai piani tedeschi, basati come erano sul concetto di impegnare l'Armata rossa a ovest della linea Dvina Dnepr.

    Quando il comando tedesco controllò lo schieramento e la concentrazione delle proprie forze, esso scopri che il grosso delle divisioni di fanteria si trovava già all'est, mentre secondo i piani le Panzerdivision avrebbero dovuto trasferirvisi con il quarto scaglione, dato che le forze corazzate erano le ultime a raggiungere il teatro delle operazioni. Grazie a un movimento ferroviario che, iniziatosi in gennaio, comportò l'impiego di un totale di 17.000 treni, 25 divisioni furono trasferite a est entro la fine di febbraio; 7 seguirono in marzo e 13 in aprile. La fase finale, che avrebbe dovuto raggiungere il massimo della sua intensità in maggio e all'inizio di giugno, prevedeva il trasferimento di 51 divisioni, in un momento in cui Halder pensava che non sarebbe più stato possibile mascherare i preparativi dell'operazione.

    Negli ultimi giorni di maggio, Halder emanò un vero e proprio fiume di istruzioni riguardanti le attività e le riunioni di preparazione all'attacco: fra gli argomenti che dovevano essere discussi tra il 4 e il 6 giugno figuravano elementi quali le operazioni sulla frontiera, la predisposizione di contromisure nel caso di " azioni preventive " da parte sovietica, il movimento delle Panzerdivision, l'impiego razionale della ricognizione aerea (in modo da evitare voli inutili), i preparativi per l'allestimento di ponti nel settore del gruppo di armate nord, le istruzioni alle unità di artiglieria contraerea, i fabbisogni di carburante, le misure di sicurezza (chiusura delle frontiere, controllo dei movimenti e delle trasmissioni) necessarie prima dell'inizio delle operazioni.

    I trasporti, il controllo del traffico e i movimenti finali presentavano molteplici problemi l'approvvigionamento delle truppe in marcia, le tabelle di marcia per movimenti tattici, i movimenti di treni speciali, la scelta delle strade per lo schieramento dei Panzergruppe che avrebbero dovuto portarsi nelle loro posizioni di attacco dopo il 15 giugno. Esisteva persino una tabella di marcia per confermare o annullare l'operazione " Barbarossa ", che avrebbe dovuto partire il giorno X: il " giorno X 7 " si sarebbe fissata la data del " giorno X ", alle ore 12 del " giorno X 1 " sarebbero stati emanati gli ordini per l'attacco mentre per le ore 20 del " giorno X " era prevista l'ultima possibilità di segnalare l'annullamento dell'operazione. Il " giorno X " era il 22 giugno 1941.

    Ancora più delicata era la progettazione di un'operazione unica nel suo genere, quella che avrebbero dovuto svolgere i " reggimenti speciali " nelle retrovie sovietiche, compiti da servizio segreto ai quali erano state destinate le unità Brandeburgo, reparti di truppe d'assalto o reggimenti per servizi speciali. Operando a una distanza prestabilita all'interno della zona delle operazioni ma dietro le linee sovietiche, questi sabotatori e paracadutisti altamente addestrati dovevano creare scompiglio e confusione agendo contro i centri di collegamento e i posti comando sovietici, o contro speciali obiettivi tattici come, ad esempio, i ponti. Essi sarebbero stati lanciati dietro le linee o vi si sarebbero infiltrati alla vigilia dell'attacco, i Brandenburger, ad esempio, furono trasportati al di là delle linee sovietiche sul fiume Bug nascosti in carri ferroviari carichi di ghiaia.

    Oltre a questo, il servizio informazioni tedesco era da tempo impegnato a costituire un altro tipo di " reggimento speciale ", una formazione composta di ucraini anticomunisti (il "reggimento usignolo"), dedito ad attività di sabotaggio e di disturbo dietro le linee sovietiche; negli stati baltici, dove i sovietici avevano appena stabilito il loro dominio, il servizio segreto si era attivamente mantenuto in contatto con i gruppi di resistenza pronti a operare in conformità con i piani tedeschi per svolgere un'azione di disturbo nelle retrovie sovietiche. Questo strano esercito segreto che stava costituendosi e ricevendo ordini durante la prima settimana di giugno aveva lo scopo di contrastare la volontà combattiva delle truppe sovietiche che difendevano quelle zone che per prime sarebbero state teatro delle operazioni tedesche,

    Ormai era giunto anche il momento di trasformare quei 1.700 chilometri di imminente fronte di battaglia, e che in quel momento erano rigonfi di truppe e stipati di veicoli, in uno spiegamento di forze ordinato e definitivo. A nord e a sud di questo grande arco che correva dall'oceano Artico al Mar Nero, la Germania serrò le fila con i suoi cobelligeranti. Alla fine di maggio il generale Heinrichs, capo dello stato maggiore generale finlandese, aveva concluso la sua visita a Jodl e Halder, con i quali aveva discusso i piani di attacco tedeschi e il ruolo della Finlandia; l'armata di Norvegia aveva ricevuto le direttive operative il 7 aprile relative alle operazioni " Renna " e " Volpe argentata ", essa avrebbe dovuto difendere Petsamo e attaccare Murmansk, il maresciallo Mannerheim avrebbe comandato forze esclusivamente finlandesi, mentre ufficiali tedeschi avrebbero guidato le forze miste finnico tedesche. Dal 3 al 5 giugno il colonnello Buschenhagen (capo di stato maggiore dell'" armata di Norvegia ") discusse lo schieramento delle forze tedesche nella Finlandia settentrionale e la subordinazione del III corpo d'armata finlandese al comando tedesco. Il 12 giugno, una settimana dopo, Hitler e il maresciallo Antonescu si incontrarono a Monaco; nel corso di questa visita il dittatore romeno fu messo al corrente di altri particolari segreti del l'operazione " Barbarossa ". Nel frattempo, in Romania, alcuni ufficiali tedeschi lavoravano alla definizione dei dettagli finali dei piani relativi all'attacco tedesco romeno.

    Il generale Halder effettuò i suoi incontri speciali, ciascuno della durata di 15 minuti, durante la prima settimana di giugno; poi, il 9 giugno, si recò presso la 4ª armata (del gruppo di armate di centro) per discutere sulle modalità dell'attacco di sorpresa sul fiume Bug. La tabella di marcia dell'operazione " Barbarossa " era già stata approvata da Hitler il 5 giugno, e lo stato maggiore generale sottopose all'esame dell'OKW il seguente schema operativo:

    # 22 giugno: previsto giorno X; e 21 giugno: alle ore 13 trasmettere la parola convenzionale DORTMUND per indicare che l'attacco si sarebbe effettuato o la parola convenzionale ALTONA per indicarne il rinvio;

    # 22 giugno: ore 3.30, ora zero o ora h, al cui scoccare l'esercito tedesco avrebbe dato inizio alle operazioni e la Luftwaffe avrebbe sorvolato la frontiera sovietica; le forze di terra avrebbero iniziato l'operazione offensiva anche nel caso in cui l'attività della Luftwaffe fosse stata ritardata dalle condizioni atmosferiche.

    Hitler aveva molto insistito sul fatto che le condizioni atmosferiche non dovevano ritardare l'attacco. Quello stesso giorno, il 10 giugno, gli stati maggiori dei Panzergruppe furono autorizzati a raggiungere le dislocazioni avanzate dei loro comandi.

    I tempi dell'operazione " Barbarossa " costituirono l'oggetto di una riunione finale convocata da Hitler il 14 giugno, quando i comandanti dei gruppi di armate, delle armate e dei Panzergruppe accompagnati dagli ufficiali dei rispettivi stati maggiori, nonché i loro colleghi della marina e della Luftwaffe, si riunirono nella Cancelleria del Reich. Nel corso della mattinata gli ufficiali riferirono a Hitler in merito agli incarichi ricevuti; dopo la seconda colazione, Hitler illustrò per l'ultima volta le " ragioni " di quella guerra, sottolineando che la Gran Bretagna sarebbe stata finalmente costretta a gettare le armi, ma ancora una volta ponendo l'accento con particolare energia sul fatto che quello che stava per iniziare era lo " scontro decisivo " tra due ideologie. Nel frattempo il generale Halder esaminò i dettagli dell'operazione " Volpe argentata " con Falkenhorst dell'" armata di Norvegia ", e discusse con il comando del gruppo di armate sud il modo in cui le forze romene sarebbero rimaste sotto il comando " indipendente " di Antonescu fino al " giorno X ": in quel momento la W armata tedesca, operando come " personale alle dipendenze di Antonescu ", avrebbe assunto il controllo operativo dell'esercito romeno, e la missione militare tedesca avrebbe agito da organo di collegamento tra Antonescu e l'11ª armata. Fino a quel momento l'Ungheria, sebbene preoccupata per il concentramento delle truppe sovietiche sui suoi confini, non aveva ancora preso alcun preciso impegno con i tedeschi.

    Tre giorni dopo, il 17 giugno, il Führer approvò la scelta del 22 giugno come giorno X e delle ore 3 come ora h (correzione dei " tempi " già decisa in un ordine dell'OKH del 16 giugno). Le formazioni corazzate, tenute in posizioni arretrate fino all'ultimo momento, cominciarono a dirigersi verso le loro basi di partenza: i carri armati dei 2º Panzergruppe di Guderian (del gruppo di armate di centro) portavano come segno di riconoscimento tattico la lettera " G " dipinta in bianco, mentre quelli del 1º Panzergruppe di Kleist (del gruppo di armate sud) la " K ", dipinta anch'essa di bianco.

    Nelle grandi foreste di Augustovo uomini e macchine erano accuratamente mascherati; il 19 giugno a Biala Podlaska furono scaricati pezzi di artiglieria e materiale pesante da ponte, e gli uomini dell'ala settentrionale del gruppo di armate sud di Rundstedt si recarono in ricognizione per studiare il terreno su cui doveva procedere l'attacco sferrato dalla riva meridionale del Bug e le fortificazioni sovietiche, sistemate al di là del fiume e scaglionate in profondità, li il gruppo di armate nord aveva progettato di uscire dalla foschia mattutina di giugno e attaccare le trincee sovietiche preceduto da una minima preparazione di artiglieria. Dopo il 19 giugno le navi da guerra tedesche cominciarono a posare campi di mille nel mar Baltico e gli U Boot si portarono nei settori loro assegnati.

    Alle ore 13 del 21 giugno i comandi furono informati che l'operazione " Barbarossa " avrebbe avuto inizio secondo quanto previsto; e nel pomeriggio di quel sabato, dal suo nuovo posto comando sotterraneo Wolfschanze (tana del lupo), a Rastenburg nella Prussia orientale Hitler scrisse a Mussolini rivelandogli finalmente il segreto dell'operazione " Barbarossa " e annunciandogli di aver irrevocabilmente preso " la più difficile decisione " della sua vita.

    Il rapporto sulla situazione presentato il 21 giugno riferiva che da parte sovietica non si era manifestato alcun mutamento di schieramento. I Brandenburger e i reggimenti speciali erano già impegnati nelle loro missioni, in molti casi indossando uniformi russe. Gli aerei tedeschi, carichi di bombe, effettuavano le loro ultime missioni " pacifiche ", scrutando la frontiera sovietica, gli strateghi della Luftwaffe avevano infatti proposto che i bombardieri tedeschi si tenessero a grande altezza al di sopra dei campi di aviazione sovietici esattamente all'alba del 22 giugno.

    L'esercito osservò il più completo silenzio radio, ma poco dopo la mezzanotte del 22 giugno i comandi delle grandi unità trasmisero i segnali di chiamata chiedendo che le unità dipendenti confermassero di essere pronte. La breve notte estiva volgeva al termine: i pezzi di artiglieria delle divisioni di assalto e delle unità di appoggio erano pronti a far fuoco su tutti gli obiettivi, i carri armati che guidavano le formazioni corazzate erano pronti a muovere, gli uomini della fanteria osservavano le luci di coda degli aerei da caccia tedeschi e degli Stuka affievolirsi verso oriente, mentre si dirigevano verso gli obiettivi loro assegnati.

    Erano le ore 3 del 22 giugno 1941.