Campagna di Russia

Attacco: Gruppo Armate Centro

Poco dopo le ore 3 del 22 giugno 1941 l'intera linea del fronte tedesco, avanzò dopo una breve preparazione d'artiglieria al di là della linea di demarcazione, mentre nel cielo volavano formazioni aeree dirette verso le regioni più interne della Russia.

Subito dopo l'inizio dell'attacco il gruppo di armate di centro riportò buoni successi. Quasi tutti i ponti sul Bug caddero in mano tedesca intatti, e ciò grazie al fatto che le unità nemiche di frontiera combattevano senza coesione, appoggiate da un insufficiente fuoco di artiglieria; sembrava inoltre che i russi non avessero predisposto alcun piano per una difesa o una ritirata organizzata. Ovunque le forze sovietiche fossero riuscite ad opporre una resistenza locale, si vennero ben presto a trovare aggirate: sul piano tattico, i tedeschi avevano pienamente conseguito l'effetto sorpresa.

Da parte russa, la mancanza di predisposizioni per far fronte ad un'eventuale invasione era incredibile, specialmente se si tiene conto che ai sovietici non potevano essere sfuggiti i lunghi preparativi tedeschi. Forse essi non si aspettavano che i tedeschi potessero sferrare così presto un'offensiva, dato che una parte delle loro forze era impegnata nella campagna dei Balcani, ed il loro trasporto nell'Europa orientale avrebbe richiesto un certo tempo.

Soltanto nella fortezza di Brest Litovsk e nelle fortificazioni situate a nord di quella città i russi opposero una tenace resistenza; ma dopo quattro giorni di lotta anche la fortezza fu espugnata da una divisione tedesca lasciata indietro. Il principale attraversamento del fiume Bug sull'ala meridionale del gruppo d'armate di centro fu bloccato fino al 26 giugno, e ciò si ripercosse negativamente sullo spiegamento delle unità del 21 Panzergruppe, provocando in quel settore un grave congestionamento.

In ogni modo il generale Heinz Guderian, comandante del 2º Panzergruppe, spinse instancabilmente in avanti i suoi carri armati, cosicché alcune delle sue unità avanzate raggiunsero le due importanti strade in prossimità di Kobrin e Pruzany durante la notte del 23 giugno. A nord di Brest Litovsk, nel frattempo, la 4ª armata penetrò in territorio sovietico per una profondità di circa 16 km, mentre ancora più a nord, ad Alytus e a sud di Alytus, il 3º Panzergruppe conquistò intatti i ponti sul Niemen, mentre Grodno capitolò il 23 giugno.

La 2ª Luftflotte effettuò incursioni di sorpresa sui campi di aviazione nemici, infliggendo ai russi gravi perdite. La Luftwaffe si assicurò sulle forze aeree sovietiche una superiorità che nella fase iniziale dell'offensiva costituì un elemento di importanza cruciale.

Questi successi iniziali aprirono la via agli attacchi delle unità motorizzate sulle due ali del gruppo di armate di centro, attacchi che secondo i piani avrebbero dovuto sviluppare un ampio movimento di accerchiamento del nemico nella zona di Minsk. Le forze russe superate nella regione di Bialystok sarebbero state annientate dalle due branche della tenaglia interna staccatesi dalla 4ª e dalla 9ª armata.

Il 23 giugno la ricognizione aerea riferì l'avvistamento di molte colonne sovietiche in ritirata verso est dalla zona di Bialystok.

La disorganizzazione provocata dalla sorpresa iniziale era stata già superata?

L'alto comando sovietico aveva deciso di ritirare le proprie forze verso est in modo da evitare il pericolo di un accerchiamento ed assicurarsi di nuovo una certa libertà di movimento?

Bock sembrava propenso ad accettare questa tesi, sebbene simultaneamente a questi rapporti ne giungessero altri che parlavano della crescente resistenza opposta da unità in combattimenti locali. Apparentemente queste ultime avevano il compito di coprire quella ritirata generale che Bock sospettava.

Egli temeva che forti contingenti russi riuscissero a riparare nelle zone paludose lungo il corso della Beresina prima che a Minsk il cerchio si chiudesse intorno a loro. La sera del 23 egli pensò quindi di ordinare al 3º Panzergruppe, in quel momento il più avanzato, di occupare immediatamente i ponti di Polotsk e Vitebsk sulla Dvina, in modo da impedire che i sovietici stabilissero un nuovo fronte sul fiume. Il braccio settentrionale del movimento a tenaglia in prossimità di Minsk avrebbe potuto essere senz'altro affidato alla ga armata. Ma nel corso di una riunione, l'OKH disse di non ravvisare alcun elemento positivo in un'avanzata isolata e in profondità del 3º Panzergruppe. L'OKH insistette pertanto sul ricongiungimento dei due Panzergruppe in prossimità di Minsk, secondo quanto stabiliva la versione originale del piano " Barbarossa ", il 24 giugno le unità avanzate dei due Panzergruppe raggiunsero Slonim a sud e Vilna a nord.

Continuando a spingersi verso est, la 4ª e la 9ª armata cominciarono a spostarsi, rispettivamente, verso nord e verso sud, sospingendo nell'accerchiamento le forze sovietiche sopravanzate dai carri armati. I sovietici combattevano in gruppi separati, fra loro non coordinati a volte resistendo a volte ritirandosi. Alcune unità dell'Armata rossa scomparvero nelle grandi foreste, per poi tornare allo scoperto ed attaccare le retroguardie delle truppe tedesche in avanzata. Il risultato di tutto ciò fu una serie di scontri locali, combattuti di giorno e di notte con gravi perdite da ambedue le parti. Più volte formazioni russe riuscirono ad aprirsi la strada verso est, in punti nei quali le maglie della rete che si stava stringendo intorno a loro erano più larghe. Comunque, l'opinione generale era che tattiche di questo genere non avrebbero potuto impedire l'accerchiamento e la distruzione delle forze sovietiche.

Nel frattempo, però, la formazione di una grande sacca che si estendeva da Bialystok a Minsk era diventata un problema serio. Lo schema originale fu pertanto prontamente modificato in modo da renderlo più conforme al corso degli avvenimenti. Il vecchio piano dipendeva dalla velocità delle forze corazzate. Lungo le loro direttrici di attacco, i carri armati erano in effetti riusciti a spezzare lo schieramento delle forze sovietiche ed a interrompere le loro vie di comunicazione con le retrovie. Ma, proprio perché l'avanzata continuava ininterrotta non avevano potuto creare un solido anello attorno alle sacche circondate. I Panzergruppe si aspettavano che a questo provvedessero le formazioni di fanteria, ma, nonostante tutti i loro sforzi, queste ultime non potevano adeguarsi al ritmo di avanzata delle forze corazzate. Per sbarazzarsi delle forte nemiche sconfitte lungo le principali direttrici d'attacco, i tedeschi avevano bisogno di più tempo di quanto si fosse originariamente previsto, soprattutto per il fatto che i loro carri armati avevano proseguito l'avanzata.

Conseguenza di tutto ciò fu che i varchi tra fanteria e colonne di carri armati si andavano progressivamente allargando, e sul lato orientale l'anello di accerchiamento era molto sottile. Il russi scoprirono i punti deboli, e grosse formazioni tentarono di aprirsi a forza un varco tra Volkovysk e Slonim. A Volkovysk il tentativo di sfondamento ebbe successo, ed il 2º Panzergruppe si venne a trovare con il fianco sinistro minacciato perché esageratamente diluito in profondità.

Poiché la marcia della fanteria era praticamente bloccata dalle cattive condizioni delle strade e dai duri combattimenti scoppiati lungo i bordi della sacca, tra Guderian e Kluge si manifestarono alcune divergenze. Bock, che a partire dal 25 giugno guardava al di là di Minsk verso il Dnepr e la Dvina, si schierò dalla parte di Guderian. Ma il 25 giugno Hitler espresse i suoi timori a proposito della sacca di Minsk, che gli sembrava decisamente troppo estesa. Bock, d'altra parte, era furibondo a causa di questa pericolosa ed imprevista deviazione dalle linee del piano generale. Infine, quella sera stessa, l'OKH riuscì a spuntarla con Hitler ed emanare un ordine secondo il quale i due Panzergruppe avrebbero dovuto occuparsi esclusivamente del settore di Minsk.

Suo malgrado, il 2º Panzergruppe fu però costretto a lasciare a Slonim alcune delle sue unità, affinché esse potessero congiungersi ai reparti di fanteria della 4ª armata di cui era previsto l'arrivo, e con loro arginare la sacca che si stava formando a Volkovysk, ancora più a est. Poiché sul lato settentrionale della sacca, grazie alle più favorevoli condizioni ambientali, le forze accerchianti della 9ª armata erano in grado di operare con più efficacia di quanto potessero fare, lungo il lato sudorientale, quelle della 4ª armata, era logico che i sovietici tentassero di sfondare da quest'ultima parte, e cioè nei punti di minor resistenza. Per qualche tempo numerosi reparti della 4ª armata e alcuni distaccamenti del II Panzergruppe si trovarono in seria difficoltà.

Il 25 giugno l'OKH insistette sulla necessità di aumentare la pressione esercitata sulla sacca, dalla 9ª armata a nord e dalla 4ª armata a sud. Accadde cosi che, invece dell'unica enorme sacca prevista dai piani tedeschi, si vennero a creare numerose sacche separate, prima intorno a Bialystok, poi a Volkovysk.

Prima del 29 giugno, giorno in cui i tedeschi chiusero il lato orientale della sacca di Volkovysk, un gran numero di soldati dell'Armata rossa era riuscito a sfuggire attraverso la sottile rete in direzione nord est, verso Novogrudok; ma si trovarono di nuovo intrappolati e circondati il 29 giugno. Durante questa giornata le unità avanzate del 2º Panzergruppe si congiunsero, in prossimità di Minsk, con unità del 3º Panzergruppe. Negli ultimi giorni di giugno toccò soprattutto al 3º Panzergruppe il compito di respingere gli attacchi sferrati da unità fresche di carri sovietici provenienti da est con l'obiettivo di aiutare le forze circondate ad aprirsi un varco attraverso cui sfuggire alla sacca tedesca.

Entro il 28 giugno i due Panzergruppe avevano quindi conseguito i loro obiettivi iniziali, anche se alle loro spalle la 4ª e la 9ª armata erano ancora impegnate in duri combattimenti per aver ragione delle forze russe rinchiuse nella sacca. Il 30 giugno la lotta intorno a Bialystok e Volkovysk era terminata. La 3ª e la 10ª armata sovietiche, che comprendevano circa 10 divisioni di fanteria, 2 di cavalleria e 6 brigate corazzate, erano state distrutte o disperse.

Questa vittoria rese disponibili numerosi reparti di fanteria tedesca che furono immediatamente impiegati per dare man forte ai Panzergruppe impegnati nel grande accerchiamento in prossimità di Minsk. Nell'area compresa tra Novogrudok e Minsk erano accerchiati non soltanto i resti delle forze ritiratesi da occidente, ma anche una considerevole quantità di riserve sovietiche che si erano lasciate cogliere alle spalle, circa 13 divisioni di fanteria, 2 divisioni di cavalleria e 4 battaglioni carri.

Per un'intera settimana una parte delle forze corazzate tedesche, schierate a semicerchio su ambedue i lati di Minsk, dovette restarsene immobile di fronte alla sacca; infatti, nonostante le marce forzate, dovendosi muovere lungo le strade secondarie per lasciare alle unità motorizzate le strade a fondo battuto, la fanteria non poteva procedere alla velocità desiderata. Fu soltanto il 9 luglio che la 4ª e la 9ª armata decisero in loro favore la battaglia di Minsk.

Il 9 luglio il gruppo di armate di centro riferì all'OKH i risultati delle operazioni svolte.

Delle quattro armate sovietiche, composte da 43 divisioni e 6 brigate, i tedeschi erano riusciti a distruggere 22 divisioni di fanteria, 3 divisioni di cavalleria, 7 divisioni corazzate e 6 brigate motorizzate. In complesso, erano stati catturati 300.000 prigionieri, 2.500 carri armati, 1.400 cannoni e 250 aerei.

A Minsk i tedeschi erano riusciti a bloccare quasi completamente i tentativi sovietici di aprirsi un varco per uscire dalla sacca. Le forze corazzate tedesche avevano però dovuto lasciare dietro di sé circa un terzo dei loro effettivi, fino a quando la fanteria era sopraggiunta a rilevarli. Le forze sovietiche, che risentivano ormai i duri effetti dei combattimenti sostenuti nei giorni precedenti, erano ora più inclini ad arrendersi, anche per la carenza di munizioni e di altri rifornimenti.

Un gran numero di soldati sovietici era però stato lasciato indietro, nelle foreste e nelle fasi successive della campagna, quando la guerriglia partigiana divenne sempre più diffusa, ciò avrebbe dato luogo a sviluppi molto inquietanti. Le divisioni tedesche adibite a compiti di " sicurezza " non erano sufficienti a ripulire le zone delle retrovie, e il gruppo di armate di centro fu pertanto costretto ad affidare questa mansione ad alcune delle proprie divisioni combattenti di riserva, ed anche queste riportarono successi soltanto parziali.

Dopo la sconfitta subita a Bialystok e Minsk, lo schieramento sovietico presentava nella sua parte centrale un ampio varco, dopo la battaglia si videro truppe russe ritirarsi verso est attraversando il Dnepr, ma alcuni giorni prima l'OKH aveva avuto modo di accertarsi che i sovietici avevano deciso di non effettuare alcuna ritirata generale verso le zone più interne del paese. Ciò fu confermato, dal 29 giugno in poi, da ricognizioni aeree dalle quali risultò che grossi movimenti di truppe erano in pieno svolgimento, per via ordinaria e per ferrovia, dalla zona di Smolensk verso ovest. Sembrava molto probabile che l'alto comando sovietico avesse deciso di costituire una nuova linea di difesa lungo il Dnepr e la Dvina, e sul territorio compreso tra i due fiumi.

Indubbiamente l'arrivo di forze fresche russe gettate nella battaglia in quei giorni per fronteggiare il 3º Panzergruppe, aveva lo scopo di alleggerire la critica situazione in cui erano venuti a trovarsi i loro compagni, ma esso poteva anche essere interpretato come un tentativo di guadagnare tempo per organizzare una linea difensiva lungo il Dnepr. Se la situazione era effettivamente questa, essa dimostrava che i timori nutriti da Bock il 23 giugno erano tutt'altro che infondati: ciò spiega perché mai egli ed i comandanti delle sue formazioni corazzate fossero così ansiosi di gettarsi in avanti senza indugi verso il Dnepr e la Dvina, e perché, tenendo conto degli obiettivi che dovevano conquistare in tempi successivi, essi fossero cosi riluttanti a prendere parte, in qualsiasi misura, alle battaglie connesse alle manovre di accerchiamento.

Ogni giorno perso in mosse tattiche era tempo guadagnato per l'Armata rossa, in quanto le consentiva di ammassare riserve ed organizzare una nuova linea di difesa sul Dnepr e sulla Dvina. Regalando questi giorni all'Armata rossa e dovendo poi sfondare un nuovo fronte, i tedeschi avrebbero finito col subire inutili perdite, sprecando altro tempo prezioso prima di raggiungere la zona Orsa, Smolensk, Vitebsk, il primo grande obiettivo della campagna.

Questa zona costituiva la base essenziale per un'avanzata su Mosca. Era questo il motivo per cui i comandanti delle grandi unità combattenti tedesche avevano fin dall'inizio fissato il loro sguardo molto avanti sul Dnepr e sulla Dvina; ed era anche il motivo per cui avevano giustamente lasciato che il grosso dei due Panzergruppe si spingesse verso est, non consentendogli di prendere parte ai combattimenti scoppiati intorno alle sacche.

La linea raggiunta dal gruppo di armate di centro all'inizio di luglio costituiva il punto di partenza per la successiva avanzata verso est. All'ala destra, un corpo d'armata del 2º Panzergruppe aveva attraversato la Beresina e, incontrando soltanto una lieve resistenza, aveva raggiunto il Dnepr in prossimità di Rogacev. Sull'ala settentrionale. un altro corpo d'armata aveva raggiunto la Beresina vicino a Borisov, e dopo un duro combattimento era riuscito a stabilire una testa di ponte sulla rotabile per Smolensk. Il III corpo d'armata stava ancora aspettando che la fanteria sopraggiungesse a rilevarlo sul fronte di accerchiamento, a Minsk.

La parte della 4ª armata non impegnata nella sacca di Minsk stava avanzando a marce forzate con il grosso delle sue divisioni; ma poiché la distanza che la separava dalla sola Beresina raggiungeva i 200 km, era difficile che potesse giungervi in meno di una settimana.

All'estremità dell'ala meridionale del gruppo di armate di centro, in prossimità delle paludi del Pripet, la 1ª divisione di cavalleria proteggeva il lungo fianco delle forze avanzanti con puntate offensive esploranti condotte tra le paludi. Si sapeva che sulla riva meridionale del fiume Pripet operavano unità russe relativamente forti che disturbavano considerevolmente la 6ª armata del gruppo di armate sud. L'OKH ordinò pertanto al gruppo di armate di centro di distaccare un corpo di armata di fanteria con il compito di rastrellare le paludi di Pinsk. Con ambedue i suoi corpi d'armata, il 3º Panzergruppe si stava spingendo verso la Dvina in direzione di Polotsk, mentre l'ala meridionale del gruppo di armate nord aveva già attraversato il fiume in prossimità di Daugavpils (Dvinsk). Nella scia del 3º Panzergruppe, seguiva la 9ª armata con il grosso della sua fanteria. La distanza che la separava dalla Dvina era minore di quella che separava la 4ª armata dal Dnepr. Anche parte di questa armata fu impiegata intorno alla sacca di Minsk.

Fino a quel momento non si era manifestato alcun grave problema nei rifornimenti, neppure per quanto riguardava il carburante. Depositi avanzati erano stati costruiti a Slutsk e Molodecno, nonché nel settore di Minsk, mentre i lavori per portare a scartamento normale le linee ferroviarie sovietiche erano stati ultimati fino a Baranovici.

Nell'aria la Luftwaffe continuava a dominare, anche se si era scoperto che il numero degli aerei nemici era stato molto sottovalutato.

Già il 26 giugno Bock e il comandante in capo dell'esercito, feldmaresciallo Walther von Brauchitsch, avevano discusso la strategia che sarebbe stato più opportuno adottare nella fase successiva delle operazioni. I due ufficiali si erano trovati d'accordo sulla necessità di non perdere tempo impegnando il nemico intorno a Smolensk, e di intraprendere subito l'avanzata verso Mosca. Brauchitsch aveva auspicato la fusione dei due Panzergruppe in uno solo, al comando del feldmaresciallo von Kluge, un provvedimento che avrebbe permesso di utilizzare in modo più efficace le veloci unità corazzate.

La nuova struttura organica avrebbe dovuto entrare in vigore il 3 luglio. Il comando della 4ª armata fu pertanto ribattezzato Panzer AOK 4º (4º alto comando dell'esercito e delle forze corazzate); gerarchicamente, esso si collocava tra il comando del gruppo di armate di centro ed i comandi del 2º e del 3º Panzergruppe. Le unità della 4ª armata passarono sotto il nuovo alto comando della 2ª guidato dal generale barone Maximilian von Weichs.

Il 1º luglio al gruppo di armate di centro furono date nuove disposizioni. Per i comandi in sottordine, esse contenevano le seguenti prescrizioni:

• il 3 luglio la 4ª armata corazzata doveva essere in posizione da poter " sfondare in direzione di Mosca ";

• il 2º Panzergruppe, nel raggiungimento di questo obiettivo, doveva conquistare di forza un passaggio del Dnepr nel settore Rogacev Orsa, e le sue unità avanzate, muovendosi lungo la direttrice segnata dalla strada Minsk Mosca, dovevano occupare le alture di El'nja sul Desna;

• il 3º Panzergruppe doveva superare le paludi del corso superiore della Beresina e, seguendo il corso della Dvina tra Polotsk e Vitebsk, irrompere nella regione a nord di Smolensk;

• la 2ª e la 9ª, armata dovevano seguire le unità celeri con la massima rapidità possibile, inviando in avanti distaccamenti mobili per appoggiarne l'azione. Una rapida occupazione del tratto Orsa Vitebsk era di vitale importanza per ambedue le armate;

• la cooperazione con la Luftwaffe doveva restare immutata. La 2ª armata e il 2º Panzergruppe sarebbero stati appoggiati dal II Fliegerkorps, e la 9ª armata e il 3º Panzergruppe dall'VIII Fliegerkorps.

Il primo giorno, 3 luglio, l'attacco della nuova 4ª armata corazzata incontrò una tenace resistenza sul corso dei fiumi, e fu bloccato. Alle due estremità del fronte d'attacco, vicino a Rogacev sul Dnepr e a Polotsk sulla Dvina, i tedeschi stabilirono teste di ponte; ma fra questi due punti, sulla Beresina, i sovietici opposero una resistenza ostinata, dimostrandosi particolarmente attivi vicino a Borisov. Questo slancio combattivo, cui si affiancavano i rapporti della ricognizione aerea tedesca segnalanti ulteriori movimenti di truppe provenienti dalle retrovie, portò i capi tedeschi a concludere che i russi stavano infine tentando di arrestare gli invasori lungo le barriere costituite dai fiumi.

La prima sera Bock si trovò quindi di fronte alla necessità di prendere una decisione urgente:

doveva continuare l'attacco con la sola 4ª armata corazzata (il che avrebbe inevitabilmente comportato l'impiego delle celeri unità corazzate), o invece attendere l'arrivo della 2ª e della 9ª armata?

Nel migliore dei casi le prime divisioni non avrebbero potuto sopraggiungere prima di una settimana. I distaccamenti avanzati dotati di artiglieria, di cui era stato ordinato l'invio, avrebbero potuto offrire un anticipato leggero rinforzo, ma questa considerazione non giustificava la grave perdita di tempo, dato che ancora una volta il tempo rappresentava il fattore vitale.

Bock decise di agire immediatamente. D'accordo con Kluge ordinò alle unità del 2º Panzergruppe, che in quel momento erano troppo disperse, di raggrupparsi su ambedue i lati di Mogilev al fine di sferrare un energico attacco in quella zona e a Borisov. Bock era meno preoccupato delle sorti del 3º Panzergruppe, dato che esso era in posizione meno avanzata e poteva contare su un imminente arrivo di rinforzi costituiti da divisioni della 9ª armata.

Anche se la susseguente manovra di riunione era stata ostacolata e ritardata da intense piogge che avevano peggiorato il fondo stradale, la situazione migliorò sensibilmente grazie a un fortunato successo riportato dal 3º Panzergruppe. Combattendo duramente al di là di Polotsk, esso riuscì ad aggirare le difese della Dvina scavalcandole a est e ad occupare Vitebsk il 9 luglio. Fu questo un successo chiave, e gli stati maggiori tedeschi sfruttando l'occasione favorevole, decisero di trasferire la " punta " dell'operazione all'ala settentrionale, assegnando al 3º Panzergruppe alcune unità del 2º. Ma questa idea dovette essere abbandonata per le difficoltà sollevate dalle cattive condizioni del tempo e delle strade. Né, era necessaria: il 10 e l'11 luglio, il 2º Panzergruppe riuscì ad attraversare il Dnepr su ambedue i lati di Mogilév, a Stary Bychov e a Sc'klov.

Pesanti combattimenti si svolgevano in quei giorni tanto nel settore meridionale che in prossimità di Vitebsk; ma il 13 luglio un duplice sfondamento effettuato sulle due ali mise in movimento l'operazione che avrebbe dovuto concludersi con l'accerchiamento di Smolensk.

Le unità avanzate delle formazioni corazzate, aggirando le forze sovietiche che erano state fortemente rinforzate, lungo la strada Orsa Smolensk, si avvicinarono al loro obiettivo con sorprendente rapidità. Il 15 luglio una divisione del 3º Panzergruppe proveniente da nord ovest raggiunse la strada nazionale Smolensk Mosca a Jartsevo e la bloccò. Il giorno seguente, una divisione del 3º Panzergruppe sferrò un attacco di sorpresa contro Smolensk e conquistò la città. Tutte le forze sovietiche che si trovavano tra Orsa e Smolensk, circa 300.000 uomini, vennero in tal modo isolate. Il successivo passo era quello di proteggere le unità avanzate organizzando a est una più efficiente difesa. Entro il 17 luglio il 2º Panzergruppe, che aveva lasciato il suo XLVII corpo d'armata sul margine meridionale della sacca di Smolensk, inviò il XLVI corpo d'armata sul fiume Desna, da una parte e dall'altra di El'nja, e il XXIV corpo d'armata sul fiume Soz su ambedue i lati di Kricev. Nel frattempo il 3º Panzergruppe, con i suoi due corpi d'armata (XXXIX e LVII), costituì il braccio settentrionale della manovra aggirante, che avanzò con azione di forza sulla linea Jartsevo Nevel'.

Le unità corazzate, ebbero l'incarico di eliminare le forze sovietiche che minacciavano le direttrici di attacco dei carri armati tedeschi. Sembrava una corsa con il tempo. Le colonne corazzate si erano lasciate alle spalle forti contingenti sovietici in prossimità di Mogilév (6 o 7 divisioni) e a nord est di Vitebsk (3 o 4 divisioni) , oltre a numerosi gruppi su ambedue i lati di Nevel'. Per sistemare queste forze e ripulire la grande sacca di Smolensk, per i tedeschi era indispensabile attendere l'arrivo dei corpi d'armata di fanteria della 2ª e della 9ª armata.

Purtroppo non era stato possibile chiudere completamente la sacca di Smolensk. Uno stretto varco era rimasto aperto nella vallata del Dnepr, ed attraverso questo varco i russi potevano fuggire verso est. Guderian, che era responsabile di questo settore, tentò di chiudere il varco con il fuoco d'artiglieria e con incursioni aeree. Quando il comando del gruppo di armate lo sollecitò ad effettuare un definitivo ricongiungimento con il 3º Panzergruppe, egli replicò che con tutti i compiti che aveva da svolgere il numero di carri armati di cui disponeva era insufficiente. In effetti, più che di chiudere il varco egli era ansioso di continuare la sua avanzata verso est, creando un trampolino di lancio per l'avanzata finale su Mosca. Ma quando, il 20 luglio, dopo aver stabilito una testa di ponte al di là del fiume Desna in prossimità di El'nja, Guderian propose di sviluppare ulteriormente l'avanzata verso est, Bock intervenne ricordandogli in termini molto chiari qual era il suo primo dovere: chiudere il varco di Smolensk.

La completa chiusura del varco non fu ultimata prima del 27 luglio, e solo il 5 agosto le forze sovietiche intrappolate nella sacca di Smolensk furono completamente annientate. Nel corso dei combattimenti che avevano avuto luogo dal 10 luglio in poi, i tedeschi avevano catturato circa 310.000 uomini, 3.205 carri armati e 3.120 cannoni. La 16ª armata sovietica e parte della 19ª e della 20ª erano state annientate. L'entità di queste cifre e la tenace resistenza opposta dalle forze russe circondate sono spiegate dal fatto che il varco cosi tardivamente chiuso era stato sfruttato non tanto per sfuggire dalla sacca quanto per trasportarvi munizioni e rifornimenti.

Questa era la situazione il 17 luglio. Lungo un'ampia curva, a circa 800 km dalla linea di partenza, si spiegava il fronte piuttosto sfrangiato delle unità celeri della 4ª armata Panzer le quali stavano aprendosi a ventaglio con l'appoggio delle divisioni di fanteria della 2ª e della 9ª armata. Il primo obiettivo principale del gruppo di armate di centro era stato conseguito: le forze tedesche erano riuscite a sfondare attraverso l'" istmo " Orsa Smolensk Vitebsk. Le forze sovietiche erano state sconfitte e disperse su un ampio fronte, e i loro tentativi di formare una nuova linea di difesa lungo il Dnepr e la Dvina erano stati sventati.

Da metà luglio in poi gli stati maggiori tedeschi furono consapevoli del nuovo ordine di battaglia dei sovietici, e del fatto che il maresciallo Timoscenko aveva assunto il comando del " fronte occidentale ". Appariva sempre più chiaro che il nuovo comandante in capo sovietico stava manifestando uno spirito d'iniziativa del tutto nuovo. Se la perdita di sei armate sovietiche fu in qualche misura compensata, tale compenso va ricercato nel fatto che il loro sacrificio aveva almeno dato tempo all'alto comando sovietico di mettere insieme e spiegare sulla linea del fronte una certa quantità di forze fresche tratte dall'immensa riserva di potenziale umano di cui la Russia disponeva. Queste forze stavano ora entrando in azione, soprattutto lungo gli estesi fianchi del gruppo di armate di centro e nei punti in cui esso si congiungeva con gli altri due gruppi di armate, quello settentrionale e quello meridionale.

A sud, il 15 luglio, la 21ª armata sovietica, composta di 8 divisioni e proveniente dal settore di Gomel, attaccò attraverso il Dnepr in prossimità di Rogacev; simultaneamente dalle paludi del Pripet emerse una formazione di cavalleria che da Mozyr' si spinse verso nord in direzione di Bobrujsk, sulla Beresina. Ambedue queste mosse erano dirette contro il fianco meridionale della 2ª armata tedesca. Dopo numerosi giorni di combattimenti, l'attacco delle forze sovietiche fu bloccato. Ma tre corpi d'armata tedeschi continuarono ad essere impegnati nel settore, e in tal modo l'ala meridionale del gruppo di armate di centro fini col trovarsi inchiodata sul Dnepr. Questo arresto, combinato con gli sviluppi che si verificarono sull'ala settentrionale del gruppo di armate sud, avrebbe più tardi avuto una parte importante nella strategia dell'alto comando tedesco.

Come già accennato, ad un altro corpo d'armata della 2ª armata tedesca era stato assegnato il compito di annientare i contingenti della Armata rossa circondati a Mogilév, che si stimava ammontassero a 6 divisioni. Questa operazione fu ultimata entro il 27 luglio. Nel frattempo Weichs aveva avuto a disposizione solo due corpi di armata per rafforzare il fronte del 2º Panzergruppe.

A nord, dove le divisioni di fanteria della 9ª armata erano arrivate alla Dvina in relativo anticipo, e dove era stato possibile mantenere uno stretto contatto con l'ala destra del gruppo di armate nord, la situazione era meno critica di quanto non fosse ancora più a sud. E' vero che la 9ª armata aveva dovuto piegare la resistenza di ingenti forze nemiche per catturare la fortezza di Polotsk, caduta il 16 luglio. Ma essa era riuscita a distaccare tempestivamente tre corpi d'armata e ad inviarli a dare una mano nei combattimenti in corso intorno alla sacca di Smolensk. I gruppi russi dislocati a Nevel vennero eliminati entro il 24 luglio. Nel frattempo, il fianco destro del 3º Panzergruppe era stato bloccato, a sud di Velikie Luki, dall'ostinata resistenza della 22ª armata sovietica.

Fintantoché durarono i combattimenti intorno alla sacca di Smolensk, i capi sovietici tentarono di liberare le loro unità intrappolate; essi speravano addirittura di riuscire a strappare nuovamente ai tedeschi questa regione strategicamente cosi importante. Con quell'obiettivo, essi esercitarono un'energica pressione sulla parte del fronte tedesco che andava da El'nja a Jartsevo e Belyj. In quei giorni la testa di ponte di El'nja, sul fiume Desna, divenne un punto chiave, provocando grandi perdite in termini di uomini e materiali. Nella seconda metà di luglio il gruppo di armate di centro venne quindi a trovarsi sulla difensiva in molti punti dei suoi 700 km di fronte.

Inoltre lo stato maggiore tedesco doveva tener conto della grave diminuzione del proprio potenziale bellico: l'usura aveva posto fuori combattimento il 40 50 per cento delle unità corazzate e il 20 per cento dei veicoli motorizzati. Tra le truppe, che avevano combattuto senza sosta sin dall'inizio dell'offensiva, cominciavano a manifestarsi segni di stanchezza. Crisi impreviste si verificavano nel sistema di rifornimento, solitamente a causa dello stato in cui si trovavano le linee ferroviarie (lungo le quali i lavori per portarle a scartamento normale erano stati ultimati fino a Orsa). Una pausa era ormai indispensabile. Si ritenne necessario che l'arrivo delle divisioni di fanteria sulla linea del fronte fosse seguito da 14 giorni di riposo: durante tale periodo le unità corazzate avrebbero potuto essere ritirate per i lavori di riparazione e di messa a punto per nuove operazioni. Nello stesso tempo sarebbe stato possibile ripristinare le scorte di vettovaglie e di altri materiali.

Naturalmente un periodo di sosta era ugualmente prezioso per l'Armata rossa, in quanto avrebbe avuto tempo di ricostituire una solida linea di difesa. Sebbene avesse subito dure perdite di uomini addestrati, l'Armata rossa non era ancora battuta. Né esisteva alcun dubbio sugli sforzi che i sovietici stavano facendo per mobilitare tutto il loro potenziale umano.

I disperati attacchi sovietici sul fronte del gruppo di armate di centro, e l'energia e la fretta facilmente riscontrabili in tutti i movimenti sovietici, facevano chiaramente capire che i capi sovietici erano decisi ad impedire ogni ulteriore avanzata dei tedeschi al di là di Smolensk, sul fiume Desna a est, sul Soz e il Dnepr a sud, o fra i tratti superiori del corso del Dnepr e della Dvina a nord. Naturalmente essi si erano resi conto del pericolo che, da questa direzione, minacciava la loro capitale. I capi tedeschi sospettavano con ragione che il grosso delle forze russe fosse concentrato in questo settore. Fu dunque qui che essi decisero di cercare una rapida conclusione dell'intera campagna.