Battaglie & Operazioni

L'affondamento della Forza Z

Nel pomeriggio del 2 dicembre 1941, due grosse unità da guerra inglesi, l'incrociatore da battaglia Repulse e la corazzata Prince of Wales, accompagnate da una piccola scorta di cacciatorpediniere, entrarono nella rada di Singapore, l'arrivo della Forza Z, come era stata denominata tale squadra navale, costituiva un gradito sollievo. Non soltanto queste navi rappresentavano un simbolo della presenza britannica, in una regione sempre più minacciata dai piani giapponesi, ma il loro armamento rafforzava in misura considerevole le batterie costiere munite di cannoni da 381 mm che formavano la difesa principale di Singapore.

La decisione di assegnare queste navi a Singapore era stata accompagnata da guai di ogni genere, e i mesi precedenti il loro arrivo erano stati caratterizzati da discordie e contrasti.

Churchill aveva sollevato per la prima volta la questione dell'invio di una forza navale britannica nell'Estremo Oriente in un memorandum presentato al Primo Lord del mare, il 25 agosto 1941. La situazione giapponese, era ormai diventata abbastanza pericolosa da giustificare l'attenzione del premier. Lo stesso Ammiragliato aveva seguito da vicino gli sviluppi della situazione in Estremo Oriente, ed aveva già un piano per inviarvi durante i mesi successivi una squadra navale.

L'Ammiragliato non era però d'accordo con Churchill sulla composizione e sulla dislocazione di questa forza. Churchill pensava ad una piccola formazione composta dalle migliori unità disponibili, di base a Singapore, e destinata a fungere da deterrente nei confronti dell'attività navale giapponese; egli aveva in particolare molta fiducia nel nuovo tipo di corazzate King George V, di cui la Prince of Wales era un esemplare. Ma, l'Ammiragliato non condivideva le tesi di Churchill, insisteva nell'attenersi al suo piano originale che prevedeva l'invio, a varie riprese, di una squadra assai più potente, avente come base non Singapore, bensì Ceylon.

La discussione si protrasse per parecchie settimane, fino a che Churchill riuscì ad aver ragione dell'opposizione; il Repulse e la Prince of Wales furono inviati a fronteggiare, da soli e nel miglior modo possibile, qualsiasi situazione che in estremo Oriente si potesse generare. Alcuni però continuarono a considerare la cosa con pessimismo, criticando la composizione della squadra soprattutto perché mancava di equilibrio, priva com'era di una anche minima protezione di cacciatorpediniere. La Forza Z, avrebbe dovuto comprendere la nuova portaerei Indomitable, ma dopo i danni subiti nelle Indie occidentali nel corso delle ultime prove di navigazione la nave aveva dovuto essere sottoposta a lavori di riparazione che non erano ancora terminati. Inoltre la RAF non disponeva di alcun caccia moderno in Malesia.

Anche da sole, le due navi apparivano, una formidabile forza di combattimento. Sotto molti aspetti si trattava di unità molto diverse: la Prince of Wales era l'ultima novità nel campo delle corazzate moderne, mentre il Repulse era uno dei pochi superstiti di una precedente generazione di navi da combattimento. Completato nel 1916, il Repulse era stato costruito quando ancora l'aviazione non rappresentava una forza con la quale bisognava fare i conti, e, nonostante due tentativi di ammodernamento, nei 1941 esso era ancora deficiente quanto a corazzature orizzontali, indispensabili per proteggere l'unità dagli attacchi aerei.

Il Repulse, che dislocava 33.250 tonnellate, era ancora in grado di sviluppare una velocità di 29 nodi ed era munito di 6 cannoni da 381 mm, 12 cannoni da 102 mm e 8 tubi lanciasiluri nonché di un inadeguato armamento contraereo composto da 8 cannoni da 102 mm che potevano assumere un forte angolo di elevazione, da un paio di mitragliatrici contraeree a tiro lungo e da altri cannoni contraerei leggeri. Il comando dell'unità era affidato al capitano di vascello William Tennant

La Prince of Wales, completata soltanto nel 1941 nei cantieri del Mersey, era un'unità dotata di possente corazzatura. Più lenta e più pesante del Repulse, velocità massima 28,5 nodi, dislocamento 35.000 tonnellate, era dotata di una eccezionale corazzatura e di una potenza di fuoco elevatissima: 10 cannoni da 356 mm disposti in due torri principali di 4 cannoni ciascuna, più una torre binata sovrastante quella principale di prua. Secondo il progetto originale essa avrebbe dovuto avere 12 cannoni da 356mm, ma due avevano poi dovuto essere sacrificati a vantaggio della corazza. L'armamento era completato da 16 cannoni da 133 mm, 60 cannoni contraerei leggeri da 37 mm e altre armi di piccolo calibro

Il comando della Prince of Wales era affidato al capitano di vascello John Leach, la nave aveva partecipato alla battaglia contro la Bismarck, ed aveva poi trasportato Churchill a Terranova per il famoso incontro con Roosevelt dal quale era uscita la Carta Atlantica. Durante la battaglia contro la Bismarck, 5 dei suoi 10 cannoni avevano denunciato difetti meccanici, sintomo di quella non perfetta efficienza che continuava a costituire una grave fonte di preoccupazione.

Le due unità erano scortate dai loro 4 cacciatorpediniere. Due di essi, l'Express e l'Electra, erano ottime navi della Home Fleet, mentre gli altri due, l'australiano Vampire e il britannico Tenedos, avevano sostituito all'ultimo momento altri due cacciatorpediniere e lo stesso Tenedos sarebbe stato ben presto distaccato dalla formazione in quanto la sua scorta di combustibile era inadeguata alle operazioni che esso era chiamato a svolgere.

Al comando della Eastern Fleet britannica, era l'ammiraglio sir Tom Phillips, già sottocapo di stato maggiore della marina, anche Phillips faceva parte di quel ristretto gruppo di ufficiali che consideravano la situazione della Forza Z in modo tutt'altro che ottimistico, era giunto a valutare la situazione in modo abbastanza realistico da rendersi conto che la possibilità che la sua formazione svolgesse i compiti per i quali era stata inviata in Estremo Oriente stava ormai rapidamente svanendo.

Il 3 dicembre segnalò la sua intenzione di inviare il Repulse e due cacciatorpediniere a Port Darwin, per verificare quali possibilità esistessero di impiegare Port Darwin come base. Le tre unità salparono il 5 dicembre; ma il giorno seguente a Singapore giunse notizia che una formazione da sbarco giapponese era in navigazione al largo della costa meridionale dell'Indocina, e le unità furono richiamate.

Le preoccupazioni per l'incolumità della Forza Z stavano ormai aumentando, e persino a Londra, si era più preoccupati della sorte delle unità inglesi che non del ruolo che esse avrebbero potuto svolgere nella protezione degli interessi alleati in Estremo Oriente. L'Ammiragliato suggerì a Phillips di salpare in direzione est, in modo da cercare di raggiungere la Asiatic Fleet statunitense. Phillips decise infine, di recarsi in volo a Manila per conferire con l'ammiraglio americano Hart ed elaborare un accordo per la futura strategia navale nel Pacifico.

Poi, quando giunse la notizia degli attacchi giapponesi contro Pearl Harbor, Hong Kong, le Filippine, la Thailandia e la Malesia, questi piani andarono in fumo. Phillips fu lasciato solo a valutare il modo migliore di impiegare le sue unità per salvare il salvabile in quella situazione. Egli esaminò a fondo la questione e discusse le diverse alternative possibili con i suoi ufficiali, nel corso di una riunione svoltasi a bordo della Prince of Wales l'8 dicembre.

Segnalazioni di sbarchi giapponesi stavano arrivando da Kota Bharu in Malesia e, più a nord, da Singora in Thailandia. Phillips pensò che la cosa migliore che la Forza Z poteva fare era salpare in direzione nord, ed attaccare i giapponesi nel momento dello sbarco, sperando di riuscire a interrompere il flusso dei rifornimenti e a dare alle forze che difendevano la costa la possibilità di rigettare in mare gli invasori. Il piano era audace ed i rischi notevoli, ma poiché non era ancora stata segnalata la presenza di unità da guerra giapponesi nel settore, le probabilità di successo sembravano ragionevoli, e tutti gli ufficiali presenti alla riunione convennero che, tenendo conto delle circostanze, il piano rappresentava quanto di meglio si poteva fare.

Vi erano però due condizioni essenziali. La squadra avrebbe avuto ben poche possibilità di compiere un attacco efficace se l'operazione non fosse stata condotta con la massima segretezza; in secondo luogo, anche ammesso che fossero riuscite ad iniziare l'attacco con il vantaggio dei fattore sorpresa, le unità, per poter svolgere il loro lavoro senza essere troppo molestate dagli aerei nemici, avrebbero avuto bisogno dell'appoggio anche se scarso dei caccia della RAF presenti a Singapore. Per far fronte a queste due esigenze, Phillips richiese che la Forza Z potesse contare su voli di ricognizione a nord della rotta prevista e su di una certa copertura di caccia a Singora, alle ore 17.35 dell'8 dicembre le unità inglesi scivolarono fuori dalla rada di Singapore dirigendo verso il nemico.

Il 9 dicembre, durante il pomeriggio la Prince of Wales ricevette da Singapore un messaggio che comunicava che non era possibile una copertura di caccia sopra Singora. Una delle esigenze fondamentali di Phillips era destinata a restare insoddisfatta; ma poiché in quella fase il fattore sorpresa era ancora dalla sua parte, Phillips decise di andare avanti. Per tutta la giornata dense e basse formazioni nuvolose, fornirono agli inglesi una protezione dai voli di ricognizione giapponesi, poi, in modo del tutto improvviso, la nebbia si diradò e le nubi scomparvero, rivelando sopra le navi inglesi uno splendido cielo e la sagoma sull'orizzonte, di un aereo.Si trattava, di un aereo da ricognizione giapponese. Poco dopo fu avvistato un altro aereo, poi un altro ancora e fu chiaro che anche il secondo elemento su cui Phillips aveva puntato, la sorpresa, era svanito.

Data la situazione, non restava altro da fare che sospendere l'operazione, e l'ammiraglio imparti gli ordini relativi. In realtà, anche se gli uomini a bordo delle due navi inglesi lo ignoravano, la loro presenza era già stata segnalata durante il pomeriggio da un sommergibile giapponese, e se la formazione avesse proseguito lungo la sua rotta non vi è dubbio che a Singora essa avrebbe ricevuto un'accoglienza molto calda.

La squadra proseguì per un'altra ora, finché, approfittando della protezione dell'oscurità, Phillips poté ordinare d'invertire la rotta e tornare alla base. Per quasi quattro ore le unità navigarono in direzione sud, avendo come unico obiettivo quello di raggiungere Singapore ma, poco prima di mezzanotte, da Singapore giunse un segnale che assegnava loro un nuovo obiettivo. Esso segnalava degli sbarchi giapponesi a Kuantan.

Phillips si rese conto che, se fossero riusciti, quegli sbarchi avrebbero tagliato la direttrice di rifornimento che, risalendo lungo la penisola della Malesia, raggiungeva le forze inglesi che presidiavano il settore settentrionale. La Forza Z aveva quindi la possibilità di svolgere un ruolo importante nella difesa della Malesia: un attacco sferrato contro le forze da sbarco nemiche avrebbe potuto essere un fattore decisivo per determinare il fallimento dell'offensiva giapponese. Restava ancora una volta aperta la questione della copertura aerea: sacrificare il fattore sorpresa rompendo il silenzio radio, per chiedere un certo appoggio aereo svelando al nemico le proprie intenzioni o invece mantenere il silenzio radio e fare affidamento sul fatto che lo stato maggiore di Singapore avrebbe previsto le sue reazioni alla segnalazione ricevuta, ed avrebbe quindi automaticamente inviato ad appoggiarlo i caccia disponibili?

Se egli stesso si fosse trovato a Singapore, avrebbe previsto che il messaggio avrebbe indotto l'ufficiale a cui era diretto a cambiare rotta e dirigere su Kuantan, ed avrebbe inviato i caccia disponibili ad appoggiarlo al momento del previsto arrivo nella zona dell'obiettivo, quindi osservò il più rigoroso silenzio radio. Gli ufficiali di Singapore non si dimostrarono all'altezza delle previsioni di Phillips, l'idea di inviare i caccia non li sfiorò neppure.

Phillips e le sue unità arrivarono al largo di Kuantan nelle prime ore del mattino seguente, pronti ad aprire il fuoco contro gli invasori giapponesi. Ma, invece della frenesia di un'invasione, essi trovarono ad attenderli il calmo e pacifico paesaggio. Tutto era perfettamente tranquillo non vi era traccia di truppe giapponesi.

Phillips non sapeva che poco prima dell'alba un sommergibile giapponese, ne aveva segnalato la posizione. Il sommergibile aveva lanciato i suoi cinque siluri contro le navi inglesi, ma tutti avevano mancato il bersaglio; poi, non riuscendo a tenere la velocità della formazione avversaria, aveva perso contatto. In seguito alla segnalazione dei sommergibile una grossa formazione di bombardieri giapponesi si era levata in volo verso la Forza Z.

Evidentemente il messaggio della notte precedente si era basato su informazioni false. Phillips decise allora di dirigere nuovamente verso nord per verificare l'avvistamento, fatto alcune ore prima, di un rimorchiatore che trainava alcune chiatte. Mezz'ora dopo le navi inglesi abbandonarono la nuova rotta per riprendere quella precedente, quando giunse la segnalazione che il cacciatorpediniere Tenedos, che per l'insufficienza delle riserve di combustibile aveva lasciato la squadra per tornare a Singapore, stava subendo l'attacco di bombardieri giapponesi. Aumentata la velocità a 25 nodi, le unità si gettarono avanti per raggiungere la base, fino a che, alle ore 11.07, sull'orizzonte fu avvistata una formazione di aerei. Alle 11.19, tutti i cannoni contraerei pesanti del Repulse aprirono il fuoco, seguiti da quelli della Prince of Wales e, dopo pochi secondi, anche da quelli dei cacciatorpediniere.

Gli uomini del Repulse si avvidero che la loro unità avrebbe costituito il primo bersaglio. Otto bombe cadute sottobordo sollevarono in aria alti spruzzi d'acqua tutto intorno alla nave, mentre una fece centro, colpendo la rimessa dell'aereo da ricognizione del Repulse, perforandola ed esplodendo sul ponte inferiore appiccando un'incendio. Entro 10 minuti il fuoco fu sotto controllo, e il Repulse poté procedere a 25 nodi, con velocità ed efficienza inalterate.

Dopo 20 minuti, alle ore 11.44, fu avvistata una seconda formazione di aerei giapponesi, costituita da 16 o 17 bombardieri, proveniente da nord e suddivisa in piccoli gruppi. Quando si avvicinarono, gli uomini della Prince of Wales capirono che questa volta sarebbe stato il loro turno. Sotto ciascun aereo si scorgeva la sagoma di un siluro, e nonostante l'intenso fuoco proveniente da ogni cannone in grado di sparare, i piloti giapponesi proseguirono il volo. Quando gli aerei che si erano lanciati in picchiata ripresero la linea di volo ad un'altezza di circa 150 metri, i siluri si tuffarono nell'acqua e si diressero verso la nave.

Due siluri la raggiunsero a poppa squarciarono lo scafo ed esplosero. Dopo un violento rollio la nave rallentò deviando dalla rotta, e poco dopo cominciò a subire un grave sbandamento. Quei primo colpo aveva raggiunto la nave nella poppa provocando danni gravissimi. L'esplosione aveva bloccato l'albero dell'elica esterna di sinistra: sotto l'azione della sua stessa potenza di spinta, esso si piegò e aprì nel fianco della nave un largo squarcio attraverso il quale l'acqua cominciò ad entrare. Mentre la sala macchine era rapidamente allagata, i tecnici si batterono per riprendere il controllo della situazione; ma scoprirono ben presto che il colpo aveva messo fuori uso non soltanto i meccanismi di comando e di trasmissione, ma anche gli impianti radio, il radar e perfino i generatori di alcuni dei cannoni contraerei pesanti.

Sul Repulse, Tennant, osservando la nave ammiraglia sbandata, vide salire sul pennone il segnale " perso il controllo ", ma non ebbe tempo di tentare il minimo intervento in quanto a mezzogiorno anche la sua unità fu attaccata sia da bombardieri da alta quota sia da aerosiluranti. Dapprima piovvero le bombe, a grappoli sempre più grossi, ma miracolosamente nessuna colpì il bersaglio. Tutte finirono in mare a meno di 100 metri dalla nave. Poi, arrivarono i siluri, non appena, dal ponte, poté scorgere chiaramente le scie dei siluri, Tennant fece accostare la nave in modo che essa volgesse loro la poppa, e fece quindi eseguire la manovra prescritta per quel tipo di circostanze. Alle ore 12.14 tutti gli aerei giapponesi avevano sganciato il loro carico, fosse esso bomba o siluro ma nessuno aveva colpito il bersaglio.

La manovra effettuata per scansare i siluri aveva portato il Repulse in un punto molto a sud della Prince of Wales, ma quando Tennant si avvide che la nave ammiraglia era ancora in pericolo invertì la rotta e, a velocità ridotta, si avvicinò per vedere se fosse possibile recare qualche aiuto. In questa fase egli prese anche l'iniziativa di mettersi in contatto con Singapore, segnalando per la prima volta che la Forza Z stava subendo un attacco.

Ma, apparvero nuove formazioni di bombardieri, e questa volta ambedue le navi furono sottoposte ad un attacco accurato ed efficace. Gli attaccanti riuscirono a colpire altre quattro volte la Prince of Wales con siluri, uno dei quali centrò nuovamente la poppa, questa volta sulla sinistra; colpita su ambedue i fianchi, la nave sembrò raddrizzarsi dal suo precedente sbandamento, bilanciata dalla nuova massa d'acqua che affluiva nello scafo.

Anche il Repulse si trovò nuovamente alle prese con i siluri; ma poiché ora essi provenivano da due diverse direzioni, tentando di evitarne una serie Tennant non poté fare a meno di presentare all'altra il fianco del Repulse in tutta la sua lunghezza. Un siluro giunse a segno circa 20 metri a poppavia della plancia, e a questo seguirono altri centri, tre a sinistra e uno a dritta. Il Repulse sbandò immediatamente, e Tennant, che conosceva a fondo la sua nave, si rese subito conto che essa non avrebbe potuto sopravvivere ai colpi subiti.

Alle 12.33, avendo ormai imbarcato più acqua di quanta potesse sopportare, il Repulse innalzò la prua fuori dall'acqua e scivolò all'indietro inabissandosi .

Sulla Prince of Wales le cose procedevano più lentamente Affondato il Repulse, i bombardieri orizzontali continuarono il loro attacco, riuscendo a fare un altro centro, stava diventando sempre più chiaro che anche l'ammiraglia aveva ben poche probabilità di sopravvivere. Subito dopo le ore 13 il comandante Leach segnalò al cacciatorpediniere Express, di affiancarsi alla Prince of Wales per prendere a bordo i feriti e gli uomini la cui attività sulla nave non era più necessaria. Per quasi 20 minuti l'Express restò in quella pericolosa posizione, con l'ammiraglia che minacciava di rovesciarglisi addosso da un momento all'altro, mentre 1.500 uomini saltavano sul suo ponte o scendevano lungo i cavi o la rete gettati tra le due navi per accelerare l'operazione. Poi, alle 13.20, la Prince of Wales si inclinò paurosamente a sinistra e affondò. Mentre la grande corazzata si inabissava, l'ammiraglio Phillips ed il comandante Leach si trovavano insieme sul ponte.

La mattina seguente, a Londra, li telefono squillò sul comodino di Churchill. Era il Primo Lord del mare. " Signor primo ministro ", egli disse, " debbo informarla che la Prince of Wales e il Repulse sono stati ambedue affondati dai giapponesi, pensiamo in seguito a un attacco aereo. Tom Phillips è morto ".

La perdita della Prince of Wales e del Repulse non solo significò che gli alleati non avevano più una vera forza navate in tutto il settore dell'Estremo Oriente, ma sferrò anche un durissimo colpo alle orgogliose tradizioni della Royal Navy, dimostrando una volta per tutte, che le grandi navi non erano più in grado di combattere in modo efficiente se non protette da un massiccio appoggio aereo. Da questo punto di vista, per quanto tragica, la perdita ebbe dunque un effetto salutare: quello di portare una ventata di rinnovamento nel pensiero strategico, costringendo rudemente tutti a prendere atto dell'inizio di una nuova fase nelle tecniche belliche.