Campagna di Francia

Dalle Ardenne alla Manica

Convinto che le fitte foreste delle Ardenne costituissero un baluardo insuperabile lo stato maggiore generale francese si limitò a schierarvi forze esigue, fu un errore disastroso, infatti fu proprio a sud delle Ardenne a Sedan che i tedeschi effettuarono lo sfondamento decisivo.

Alle ore 5.32 del 10 maggio i carri armati di Rommel attraversarono l'estremità meridionale della frontiera belga puntando sulla Mosa, a Dinant 106 km più avanti. Il comandante delle unità destinate a operare lo sfondamento, generale Guderian aveva fatto una specie di strabiliante scommessa, una scommessa destinata a risolversi in quella che è forse la più sconvolgente, brillante e luminosa campagna della storia. Più che a ogni altro elemento, l'entità del suo successo fu dovuta a una serie di eventi fortuiti che avevano indotto i tedeschi a mutare radicalmente i loro piani strategici. All'inizio Hitler aveva pensato di attaccare a occidente il 12 novembre 1939, subito dopo aver avuto ragione della Polonia. Le condizioni meteorologiche sfavorevoli e alcune deficienze palesatesi nell'equipaggiamento lo avevano però indotto a posporre l'offensiva. Difficilmente il piano avrebbe potuto essere più tradizionale e privo di fantasia se a concepirlo fosse stato uno stato maggiore generale inglese degli anni tra le due guerre. Denominato " Fall Gelb " (" Piano Giallo "), esso si basava fedelmente sul " Piano Schlieffen ", l'attacco sul fianco sferrato attraverso il Belgio che nel 1914 era fallito.Il generale von Manstein, uno dei migliori cervelli militari della Germania, gettato nella più nera disperazione da quella totale mancanza d'immaginazione, si era dato da fare per elaborare un piano alternativo. Il piano Manstein (poi definito Sichelschnitt " movimento a falce ") prevedeva un'avanzata tedesca nel Belgio settentrionale, avanzata che però avrebbe dovuto limitarsi a fungere da "specchietto per le allodole" per attirare nel Belgio il corpo di spedizione britannico e nelle Fiandre le possenti forze francesi distraendo così gli alleati mentre in un altro punto i tedeschi avrebbero sferrato il colpo decisivo.Questo attacco doveva essere sviluppato appena oltre l'estremità settentrionale della Maginot attraverso i territori delle Ardenne, collinosi e ricoperti da fitte foreste, che lo stato maggiore generale francese notoriamente considerava " insuperabili " e aveva quindi presidiato con forze esigue. Se avesse avuto successo, lo sfondamento avrebbe dovuto svilupparsi sulla Mosa, approssimativamente tra Namur e Sedan settore nel quale erano concentrate nientemeno che sette delle dieci Panzerdivisionen di cui i tedeschi disponevano. Come accade sempre negli eserciti di tutti i paesi la temeraria idea di Manstein suscitò le reazioni dei tradizionali e conservatori dell'ambiente militare. Ma il 10 gennaio un aereo con a bordo un ufficiale dello stato maggiore che aveva con sé documenti illustranti quasi tutti i particolari del " Fall Gelb " fu costretto ad atterrare in Belgio e ciò costrinse i tedeschi a rivedere prontamente il piano. Entro il 17 febbraio Hitler, esercitando pressioni su uno stato maggiore generale piuttosto riluttante, aveva adottato una versione modificata del piano alternativo elaborato da Manstein e in meno di dodici settimane i preparativi per la grande offensiva furono ultimati. A nord il gruppo di armate B di Bock doveva marciare sul Belgio, Bock disponeva di sole 28 divisioni mentre il gruppo di armate A di Rundstedt, cui spettava il compito di gettarsi nelle Ardenne, ne inquadrava 44 comprese le sette divisioni corazzate, destinate a essere rinforzate da altre due provenienti dal gruppo di Bock non appena gli alleati si fossero impegnati nel Belgio settentrionale e lo sfondamento sulla Mosa fosse stato attuato. Il ruolo principale di Rundstedt nell'attacco sulla Mosa fu affidato al Panzergruppe di Kleist, il quale venne a sua volta diviso in due punte offensive, la più forte delle quali comprendente le tre divisioni corazzate di Guderian, doveva dirigersi su Sedan. Sulla destra di Guderian dovevano avanzare le due divisioni corazzate di Reinhardt, il cui compito era di formare una testa di ponte al di là della Mosa in corrispondenza di Monthermé. Ancora più a nord, il piano prevedeva di distaccare, con funzioni di copertura del fianco dell'offensiva principale, le divisioni corazzate 5ª e 7ª al comando di Hoth. Dall'altra parte del fronte, 33 divisioni inglesi e francesi fronteggiavano le 28 divisioni di Bock; secondo il " Piano Dyle " del generale Gamelin, esse erano pronte a entrare in territorio belga. L'importantissimo settore compreso tra Namur e l'estremità settentrionale della linea Maginot era tenuto dalla 9ª armata di Corap e dalla 2ª armata di Huntziger, che sommavano solo 12 divisioni in gran parte formate da riservisti. Il punto di congiunzione tra le due armate si trovava esattamente a valle di Sedan. Per quanto riguarda l'esiguità delle forze responsabili di questo tratto della Mosa, lo stato maggiore generale francese aveva rifiutato di scostarsi dalla tradizionale tesi secondo cui le Ardenne erano " insuperabili ".Anche il problema delle riserve non era stato adeguatamente risolto: non meno di 30 divisioni francesi erano inutilmente inchiodate alla linea Maginot in aggiunta alle normali truppe di guarnigione; due delle tre divisioni corazzate francesi erano assegnate alle forze che proteggevano il Belgio a nord di Namur; solo dieci divisioni restavano dunque di riserva, per fare fronte a eventuali situazioni di emergenza. Punti deboli nella catena di comando Gamelin, il comandante in capo dell'esercito francese, nella prima guerra mondiale era stato capo del reparto operazioni dello stato maggiore di Joffre. Al suo comando ubicato nel castello di Vincennes egli agiva in un'atmosfera di isolamento dagli avvenimenti di ogni giorno non diversa da quella in cui si era rinchiuso, a Chantilly, il grande Joffre. Reynaud, il primo ministro, non aveva molta fiducia in Gamelin, egli aveva addirittura tentato di esonerarlo dall'incarico per il ruolo da lui svolto nella disastrosa campagna di Norvegia. Gamelin aveva come suo sostituto il generale Georges, al quale spettava anche in teoria il comando effettivo diretto di tutte le attività operative lungo l'intero arco del fronte, dalla Svizzera al mare; ma le competenze dei due generali tendevano a sovrapporsi a ciò si aggiungeva il fatto che i loro rapporti sul piano personale erano piuttosto difficili. Tra il generale Georges e i diversi comandanti di armata si trovava ancora un altro generale con il suo comando: Billotte, comandante il I gruppo di armate Gamelin non esercitava alcuna azione di comando sull'aviazione. Il suo posto di comando non era dotato di una stazione radio con cui egli potesse mantenersi in contatto con i comandi delle grandi unità da lui dipendenti. Da un capo all'altro, la catena di comando francese era così complessa e poco efficiente da fare ripetutamente perdere ai francesi con il progredire dei combattimento proprio quell'elemento di cui essi soprattutto avevano bisogno: il tempo. A parte quest'elemento di importanza vitale, le due armi decisive dell'attacco tedesco furono il carro armato e l'aereo. Sul piano delle forze corazzate il rapporto numerico era favorevole agli alleati i quali potevano contare, in Francia, su circa 3.000 carri armati contro i 2.700 delle unità corazzate tedesche. Metà dei carri armati tedeschi erano del tipo Mark I e II leggeri e dotati soltanto di mitragliatrici o di un cannoncino da 20 mm. Il carro armato medio Mark III possedeva allora un cannone da 37 mm pari a quello del Matilda inglese e inferiore al 47 mm dei carri armati medi francesi mentre la sua corazza era più sottile di quella degli equivalenti carri francesi. Il Mark IV tedesco portava soltanto un cannone da 75 mm a bassa velocità iniziale, mentre il carro pesante francese " B " era riconosciuto come il migliore tra tutti i carri armati allora esistenti mentre per velocità e autonomia i carri armati tedeschi erano nettamente superiori. Ciò che più contava, era l'organizzazione delle opposte forze corazzate. I carri armati francesi erano suddivisi tra i comandi di cavalleria e di fanteria, ripartiti fra unità più importanti. Esistevano tre divisioni corazzate, ma frettolosamente costituite nel 1940; vi erano anche tre divisioni motorizzate leggere, ma, essendo destinate all'attuazione del " Piano Dyle " a nord di Namur, non furono mai disponibili come riserva strategica nei momenti e nei luoghi in cui più indispensabile sarebbe stata la loro presenza. Le forze corazzate tedesche erano invece concentrate in dieci Panzerdivisionen altamente addestrate e accuratamente collaudate, ciascuna delle quali aveva una forza compresa tra i 220 e i 300 carri armati contro i 120 e i 169 assegnati rispettivamente, alla 1ª e alla 2ª divisione corazzata francese. Nell'aria la superiorità tedesca era assai più marcata: 3.226 aerei dei quali 1.000 caccia e 342 bombardieri in picchiata Stuka, fronteggiavano i 1.200 aerei francesi e i 630 aerei inglesi. In particolare, la Francia aveva 54 bombardieri in picchiata, mentre la velocitù del suo migliore caccia era inferiore a quella del Messerschmitt di circa 80 km all'ora. Quanto all'artiglieria, la Francia era quantitativamente superiore: 11.200 cannoni contro 7.7I0 Ma poichè quasi tutti i suoi pezzi erano a traino animale, essa era preparata soltanto per una guerra statica come quella del 14 / 18 e tendeva quindi a sprecare tempo prezioso per mettere i pezzi in batteria e per le operazioni di preparazione del tiro. Non esisteva artiglieria semovente come quella di cui erano dotate tutte le divisioni corazzate tedesche.

Quando all'alba del 10 maggio varcò la frontiera, il Panzergruppe di Kleist offri uno spettacolo insolito: dall'alto, doveva apparire come il più colossale ingorgo di traffico mai registratosi nella storia. Sopra la colonna ronzava un immenso ombrello di caccia; ma la cosa straordinaria fu che l'aviazione francese fece ben pochi sforzi per effettuare sortite di ricognizione. Se l'avesse fatto, anche il più mediocre ufficiale del Deuxième Bureau (servizio informazioni) non avrebbe potuto fare a meno di giungere alla conclusione che era quello il settore in cui i tedeschi stavano per sferrare il colpo decisivo. In effetti, il 10 maggio l'addetto militare francese a Bema aveva inviato al comando in capo la seguente segnalazione: " L'attacco tedesco si verificherà tra l'8 e il 10 maggio; lo sforzo principale sarà effettuato in direzione di Sedan ". Ma il Deuxième Bureau aveva deciso di non prestare fede a questo e ad altri simili avvertimenti e in tal modo non era stata ordinata alcuna intensificazione dell'esplorazione aerea. Quando, il 10 maggio, gli fu comunicata la notizia, il generale Gamelin emanò unordine del giorno che annunciava l'attacco tedesco e terminava con le parole usate da Pétain 24 anni prima, in occasione della crisi della battaglia di Verdun: " Nous les aurons! ".A Londra, Churchill prese il posto di Chamberlain. In Germania, informato che gli alleati avevano immediatamente abboccato, avanzando in Belgio, Hitler scrisse: " Quasi piansi dalla gioia: erano caduti nella trappola... la vista della strada lungo la quale le colonne stavano avanzando, i gruppi di aerei nel cielo In quel momento ero certo che ogni cosa sarebbe andata bene, per me! ". A Parigi Reynaud disse con ansia a Paul Baudouin: " Ora vedremo di che stoffa è fatto Gamelin ". In conformità al " contro piano " alleato, entrato in vigore non appena i tedeschi avevano attraversato le frontiere lussemburghesi e belghe, il II e l'XI corpo d'armata sulla sinistra della 9ª armata di Corap lasciarono le loro trincee e avanzarono in territorio belga, schierandosi infine sulla Mosa, tra Namur e Givet, su posizioni difensive. Alla loro destra due divisioni di cavalleria leggera e una brigata di Spahis (cavalleria indigena africana), più due divisioni di cavalleria della 2ª armata, attraversarono la Mosa per prendere contatto con l'avanguardia di Rundstedt che si avvicinava attraverso le Ardenne Secondo gli ordini ricevuti esse dovevano svolgere un'azione ritardatrice e saggiare la consistenza delle forze nemiche, compito, quest'ultimo, che sarebbe dovuto essere espletato dall'esplorazione aerea. Quattro divisioni e mezza di cavalleria contro la più potente formazione corazzata che non si era mai vista fino a quel momento. Con il progredire della campagna la medesima situazione si ripeté continuamente: quelli che si fronteggiavano in combattimento non erano tanto due eserciti diversi quanto due concezioni di combattimento diverse.

La cavalleria francese entrò in contatto con il nemico prima del previsto. Apparve chiaro che le famose Ardenne non costituivano il minimo ostacolo per i veicoli cingolati e d'altra parte ben poco era stato fatto per integrare gli ostacoli naturali. I belgi avevano effettuato alcuni lavori di demolizione, ma molti blocchi stradali erano rimasti indifesi. Al di qua della frontiera, i francesi si erano opposti all'idea di sbarrare le strade che attraversavano le foreste abbattendo migliaia di alberi adducendo come giustificazione che ciò avrebbe ostacolato l'avanzata della loro cavalleria. La sera del 10 maggio la 2ª divisione di cavalleria leggera si lanciò contro le avanstrutture della 10ª Panzerdivision appartenente al Panzerkorps di Guderian, ma fu duramente respinta. Il giorno seguente la cavalleria francese di copertura fu impegnata in combattimento dalle forze corazzate tedesche e le truppe montate furono costrette a disperdersi nei boschi. La mattina del 12 maggio i Panzerkorps di Guderian occuparono Bouillon e attraversarono la frontiera francese appena a nord di Sedan. Le Ardenne erano superate, l'azione ritardatrice francese era durata non più di due giorni invece dei nove o dieci durante i quali Gamelin aveva previsto di attestarsi saldamente sulla riva sinistra della Mosa e di portare in prima linea la lenta artiglieria francese. Nel frattempo, se le unità di cavalleria non erano riuscite a svolgere la loro funzione ritardatrice, la loro attività esplorante era parimenti fallita. Costernate, esse si limitarono a riferire al Deuxième Bureau di essersi imbattute in possenti forze corazzate; ma non avevano visto abbastanza per avvertire Gamelin che proprio questo era il punto principale dell'attacco tedesco. Nel pomeriggio del 12 maggio, i carri armati della 1ª e della 10ª Panzerdivision di Guderian raggiunsero la Mosa su ambedue i lati di Sedan. Questa antica città fortificata era stata teatro di una delle più gravi umiliazioni della Francia. Proprio a Sedan, settant'anni prima, Napoleone III si era arreso, con 100.000 uomini a Bismarck e a Moltke . Secondo gli ordini di Gamelin, la cavalleria francese doveva ora tenere Sedan " a ogni costo " . Ma alle ore 19 di quella stessa sera, temendo di essere aggirata sul fianco, essa si ritirò sulla riva sinistra della Mosa e fece saltare i ponti lasciando che il nemico occupasse Sedan senza incontrare resistenza. Quando scese la notte, i carri armati tedeschi si affacciavano sull'intero tratto della Mosa compreso tra Dinant e Sedan; sulla riva opposta del fiume non era rimasto nessun soldato francese. Persino nel settore più minacciato del fronte, e nonostante la rapidità con cui il nemico aveva effettuato la sua " marcia d'avvicinamento ", i comandanti francesi responsabili continuarono a pensare (basando le loro valutazioni come di consueto, sulle esperienze della prima guerra mondiale) che sarebbero occorsi almeno cinque o sei giorni prima che i tedeschi riuscissero a concentrare in posto abbastanza artiglieria per realizzare il forzamento della Mosa in un punto. Non tenevano conto dei bombardieri in picchiata tedeschi Il 12 maggio l'aviazione francese aveva dato ottima prova di sé attaccando con grande slancio e abbattendo circa 30 aerei nemici senza subire perdite. Ma il grosso della Luftwaffe non era ancora entrato in azione, quello stesso giorno il colonnello Schmundt, aiutante di campo di Hitler, aveva chiesto a Kleist se intendesse tentare di attraversare subito la Mosa o se invece preferisse attendere l'arrivo del grosso delle formazioni di fanteria. La domanda rifletteva la nuova ondata di nervosismo suscitata all'OKH dalla temerarietà del piano Manstein. Le fotografie scattate dagli aerei avevano rivelato che Sedan era coperta da una zona difensiva molto fortificata; ma dopo un esame più attento un esperto informò Kleist che queste fortificazioni erano ancora in fase di allestimento, sebbene anche il sempre impaziente Guderian rilevasse di poter disporre soltanto di due delle sue tre Panzerdivisionen, Kleist comunicò a Schmundt che preferiva attaccare " subito, senza perdere tempo ", in modo da colpire i francesi prima che potessero riprendere fiato. Purchè gli fosse assicurato il pieno appoggio della Luftwaffe, la mancanza di artiglieria non lo preoccupava minimamente Hitler gli promise tutto l'appoggio necessario. Quella notte Kleist ordinò al Panzergruppe di attraversare la Mosa il giorno seguente " Quasi tutte le forze aeree tedesche, entreranno in azione con attacchi ininterrotti che annienteranno le difese francesi sulla Mosa. Dopo questi attacchi alle ore 16 il Panzergruppe effettuerà il passaggio e stabilirà le proprie teste di ponte. "

Era il Panzerkorps di Guderian che, dopo aver conquistato Sedan, doveva sferrare il colpo più duro. In quel punto la Mosa era larga circa 60 metri e inguadabile. Sulla riva sinistra correva la " principale linea di resistenza " francese costituita da casematte in calcestruzzo e da trincee protette da una robusta cintura di reticolati. Le casematte, armate di un cannone controcarro e di mitragliatrici distavano circa 200 metri l'una dall'altra, fornendo una difesa adeguata Ma, come avevano rilevato occhi esperti, molte casematte non erano ultimate. La situazione della seconda linea di resistenza, posta troppo vicino alla linea principale per essere di qualche utilità nel tipo di strategia " fluida " che Guderian stava per applicare, era ancora peggiore. Queste fortificazioni incomplete erano presidiate dalla 55ª e dalla 71ª divisione del X corpo d'armata (II armata) di Grandsard. Si trattava di grandi unità formate da vecchi riservisti scarsamente addestrati in quanto quello di Sedan era stato considerato un settore sicuro. Esse erano inoltre disperse su circa 40 chilometri di fronte, e formavano quindi uno schermo sottile. Per l'artiglieria, Grandsard appariva almeno a prima vista adeguatamente appoggiato. Le alture della Marfée che sovrastano Sedan costituivano eccellenti posti di osservazione, ed entro la mattina del 13 maggio la sola 55ª divisione aveva ammassato nel suo settore 140 cannoni. Ma poichè le rive della Mosa erano alquanto ripide, solo circa un terzo dei pezzi poteva effettivamente colpire il fiume. Nelle prime ore del mattino del 13 maggio le vedette avanzate di Grandsard riferirono che motociclisti carri armati e unità di fanteria tedesche stavano uscendo dalla foresta delle Ardenne e puntavano sulla Mosa. I cannoni francesi aprirono il fuoco sulle unità corazzate nemiche che avanzavano in formazione incredibilmente fitta; ma il fuoco era fatto " in economia " per non sprecare munizioni. I cannoni tedeschi non risposero. Poi verso mezzogiorno, arrivarono gli Stuka, che si gettarono in picchiata e sganciarono le loro bombe da 450 kg sulle sottili casematte, sulla fanteria, e sulle postazioni dell'artiglieria. A causa della scarsa precisione dei bombardieri le perdite non furono, in realta, gravi. Intorno al teatro della battaglia incrociavano i gruppi di Messerschmitt, pronti ad avventarsi sui più lenti caccia francesi che avessero tentato di interferire nell'attività degli Stuka. Per cinque ore continuò quel bombardamento paralizzante; l'artiglieria tedesca si unì al concerto solo quando esso giunse al crescendo finale. Alle ore 16 iniziò l'attraversamento del fiume i tedeschi avevano studiato in modo superbo i diversi tempi dell'operazione subito dopo le ultime bombe i primi battelli pneumatici raggiunsero la riva opposta Guderian, che conformemente alla mentalità della nuova strategia bellica basata sulle unità corazzate aveva attraversato il fiume sotto il fuoco delle granate sul primo battello d'assalto, scrisse che l'attacco procedeva " come se fosse effettuato nel corso di un'esercitazione " l'artiglieria francese era quasi paralizzata dall'incessante minaccia di attacchi degli Stuka e dei bombardieri. Le postazioni in calcestruzzo lungo la Mosa erano state ridotte al silenzio dalla nostra artiglieria controcarro e contraerea, mentre i mitraglieri nemici erano costretti a mantenersi riparati dal fuoco delle nostre armi pesanti e dell'artiglieria Nonostante il terreno fosse completamente scoperto, le nostre perdite restarono lievi ".

In alcuni casi isolate casematte si batterono con un disperato eroismo, che nessuno ha poi ricordato Ma nel complesso la difesa francese a Sedan fu tutt'altro che brillante: né altrimenti avrebbe potuto essere, tenendo conto della qualità delle truppe di Grandsard e della natura delle armi che si trovarono a fronteggiare. Verso la fine del pomeriggio la 55ª divisione francese cedette, e Guderian ordinò che le unità corazzate leggere traghettassero la Mosa. Alle ore 18, al suo posto di comando appena a sud di Boulson, il generale Lafontaine, comandante della 55ª divisione, stava considerando con calma quali possibilità vi fossero per porre rimedio alla situazione. Improvvisamente un'ondata di fuggiaschi terrorizzati artiglieri e fanti su automezzi di trasporto o a piedi molti senza armi trascinando i loro zaini sommerse la strada di Boulson. Fu uno spettacolo che divenne anche troppo noto in Francia nel corso delle settimane successive. Quando scese la notte del 13 maggio, la 1ª Panzerdivision di Guderian aveva già occupato le alture della Marfée travolgendo in un sol colpo sia la linea difensiva principale che quella secondaria. Durante la notte, sebbene in gran parte non ancora appoggiato da unità corazzate, il 1° reggimento fucilieri del tenente colonnello Balck riuscì a spingersi fino a Chéh éry, quasi 10 km al di là del fiume. Sulla sinistra dello schieramento tedesco la mancanza di appoggio da parte dell'artiglieria rese più difficile l'attraversamento del fiume alla 10ª Panzerdivision; tuttavia anch'essa riuscì a insediarsi stabilmente sulla riva sinistra. Guderian era dunque riuscito a creare al di là della Mosa una testa di ponte di dimensioni rassicuranti 5 km di larghezza e da 6 a 10 di profondità e aveva formato una pericolosa protuberanza nel fronte di Grandsard, protuberanza nella quale cominciarono lentamente ad avanzare i carri armati mano a mano che i pionieri gettavano zattere per il traghettamento, nel frattempo i francesi non avevano ancora sviluppato il benché minimo contrattacco. Circa 25 km più a nord, i tentativi del XLI Panzerkorps di Reinhardt di attraversare la Mosa e di formare una testa di ponte a Monthermé avevano ottenuto risultati ben diversi. All'ora prestabilita la Luftwaffe non era comparsa, e le truppe d'assalto avevano dovuto agire con il limitato appoggio fornito dai cannoni dei carri armati. Esse riuscirono soltanto a conquistare un punto di appoggio al di là del fiume, e ne furono immediatamente ricacciate da un vigoroso contrattacco della 102ª divisione francese. Per tre giorni il Panzerkorps di Reinhardt restò bloccato, incapace di portare i propri carri armati sull'altra riva e quindi di intervenire nell'operazione principale ampliando la breccia Ancora più a nord si trovava Rommel, la cui 7ª Panzerdivision facente parte dell'attacco secondario di Kleist aveva raggiunto la Mosa poco sotto Dinant. Poiché in questo settore la Mosa scorre tra rive alte e coperte da una fitta vegetazione, formando numerose e brusche insenature, il problema della difesa pose ai francesi più grattacapi che non a Sedan Inoltre la 9ª armata di Corap aveva dovuto avanzare per più di 70 km in territorio belga e attestarsi su posizioni improvvisate. Eppure i tentativi di attraversamento effettuati da Rommel erano stati energicamente contenuti dal tiro dell'artiglieria pesante francese e dal fuoco delle armi portatili delle truppe appostate tra le rocce della riva sinistra Rommel, recatosi immediatamente sul posto per rendersi conto di persona delle difficoltà che le sue unità stavano incontrando, annotò: " quando arrivai la situazione era tutt'altro che piacevole Le nostre imbarcazioni erano distrutte l'una dopo l'altra da tiri fiancheggianti cosicché le operazioni finirono con il giungere a un punto morto ". A quanto pare fu solo grazie al deciso intervento personale di Rommel e a un'incredibile negligenza da parte della 18ª divisione francese se il 13 la sua divisione riuscì ad attraversare la Mosa. Il giorno precedente una pattuglia di motociclisti in perlustrazione spintasi fino al fiume aveva scoperto a Houx una chiusa intatta Immediatamente i tedeschi tentarono l'attraversamento, ma furono fermati dal 66° reggimento francese; questa unità, però, fu poi sostituita dalla 18ª divisione che, per motivi non molto chiaro si schierò su una linea difensiva piuttosto elevata dalla quale era impossibile battere la chiusa o i passaggi che portavano a essa. Durante la notte del 12, senza che alcun colpo fosse sparato contro di loro, i motociclisti tedeschi avevano attraversato la chiusa e costituito sulla riva sinistra una postazione piuttosto precaria. Per tutto il giorno successivo essi vi rimasero aggrappati nonostante i duri contrattacchi francesi finché giunse in rinforzo un contingente dei fucilieri di Rommel. Per tutta la notte del 13 la situazione della testa di ponte occupata a Dinant rimase incerta, e ancora all'alba del 14 Rommel era riuscito a traghettare al di là della Mosa soltanto 15 carri armati. Non vi è dubbio che un'energica azione francese appoggiata da forze corazzate avrebbe ricacciato i tedeschi. Ma nel corso dell'intera Gionata del 13 la 9ª armata di Corap riuscì a organizzare soltanto un contrattacco, e anche questo fu descritto come niente più di una "puntata" effettuata da una pattuglia di carri armati e da alcuni veicoli da combattimento dotati di mitragliatrici . Le ragioni del ritardo con cui i francesi agirono appariranno chiare tra breve La mattina del 14 i tedeschi erano ormai riusciti ad affermare sulla riva sinistra della Mosa tre teste di ponte di diversa consistenza. Cominciò allora la fase di consolidamento e quella di concentramento delle forze per l'operazione di rottura che avrebbe consentito ai tedeschi di dilagare nella grande pianura francese. Era chiaro che a Sedan i tedeschi avevano le maggiori possibilità e i francesi correvano i maggiori pericoli. Come si è visto in precedenza, Guderian aveva attaccato nella zona di saldatura tra la 9ª e la 2ª armata francese. Le divisioni di riservisti di Grandsard, la 55ª e la 71ª, dovevano coprire il fianco settentrionale della 2ª armata di Huntziger; ma esse erano ormai in sfacelo. Nel corso di quella giornata, tra le due armate cominciò ad aprirsi una pericolosa falla, all'l.30 Grandsard aveva ordinato che all'alba due battaglioni carri e due reggimenti di fanteria muovessero al contrattacco contro la testa di ponte di Guderian. Ma l'operazione aveva dovuto essere rinviata fino alle ore 7.00, e anche allora era pronta solo metà delle forze destinate al contrattacco, ma quando finalmente i francesi furono pronti per entrare in azione Guderian era già riuscito a portare sulla riva sinistra la sua prima brigata corazzata, mentre la seconda seguiva a brevissima distanza . Alle 8.30 il VII battaglione carri di Grandsard che stava contrattaccando fu attaccato su di un fianco, e nel corso di un breve e accanito scontro perse metà dei suoi carri. Il primo sforzo francese era dunque fallito, e con esso era svanita l'ultima occasione per spazzare via la sacca tedesca di Sedan. Entro il pomeriggio Guderian ultimò l'annientamento della 55ª e della 71ª divisione e portò al di qua della Mosa quasi tutti i mezzi della la e della 2ª Panzerdivision. Quindi egli diede loro l'ordine di " cambiare direzione con tutte le forze disponibili attraversare il canale delle Ardenne e puntare verso ovest con il compito di sfondare le difese francesi ". Dopo aver aperto un varco nel fianco della 2ª armata di Huntziger, Guderian stava ora effettuando una conversione per frantumare la 9ª armata di Corap. Per tutta la giornata del 14, circa 200 bombardieri alleati attaccarono senza posa il vitale ponte galleggiante gettato da Guderian attraverso la Mosa. Ma la missione fallì e, per di più, gli alleati persero 85 aerei 35 dei quali inglesi. Nel frattempo, stava per essere impegnata in battaglia la prima delle riserve strategiche francesi. La 3ª divisione corazzata era giunta sul posto ed era a disposizione di Huntziger, inoltre, in seguito all'audace conversione di 90 gradi verso ovest effettuata da Guderian, il nemico esponeva alla 3ª divisione corazzata un fianco vulnerabile. Ma, l'occasione favorevole fu sprecata da un'organizzazione che era in grado di funzionare soltanto a un ritmo da prima guerra mondiale. Gli ordini arrivarono troppo tardi e il rifornimento di carburante dei carri armati richiese troppo tempo. Quando infine la 3ª divisione corazzata raggiunse le posizioni di partenza, gli ordini relativi a un attacco concertato su Sedan furono revocati. Questa superba grande unità meccanizzata, uno dei pezzi più potenti dello schieramento alleato, ricevette invece l'ordine di " trincerarsi " in posizioni statiche, e i suoi carri armati furono dispersi lungo un fronte di quasi 20 chilometri. In quel giorno, nel settore di Sedan non prese quindi forma alcun contrattacco, e Guderian potè svolgere la sua manovra indisturbato. Un disastro del tutto analogo si verificò a Dinant, di fronte alla debole testa di ponte di Rommel. Il 12 maggio la 1ª divisione corazzata francese era stata trasportata per ferrovia a Charleroi con l'ordine di mantenersi pronta ad avanzare su Dinant . Ma, impiegò molto tempo per raggiungere la dislocazione iniziale, in quanto le strade erano congestionate da militari e civili in fuga. Per coprire poco più di 30 km la divisione corazzata impiegò sette ore, il carburante scarseggiava e per quel giorno essa non avrebbe potuto combattere, alla fine lo stesso Corap decise di attendere l'arrivo della 4ª divisione di fanteria del Nord Africa prima di sferrare il contrattacco. Nel frattempo, secondo gli assurdi criteri del 1918, egli sollecitò la 9ª armata a svolgere un'azione di " contenimento ". Il conseguente ritardo fu proprio quello di cui Rommel aveva bisogno per portare a termine le operazioni di attraversamento: anche i suoi carri armati attraversarono la Mosa permettendogli di raggiungere, prima che scendesse l'oscurità, il centro di Onhaye, circa 7 km a ovest del fiume. Nelle ultime ore del 14 maggio Corap e Huntziger presero, senza coordinamento, una decisione fatale. Poichè la sua ala sinistra era crollata, Huntziger si trovò costretto a ripiegare immediatamente, scegliendone una direzione avrebbe lasciato scoperte le strade di accesso a Parigi, scegliendo l'altra avrebbe scoperto il fianco settentrionale della linea Maginot. Egli telefonò allora al generale Georges per chiedere istruzioni e ricevette il seguente ordine : " Fate il meglio che potete ". Di sua iniziativa, egli decise allora di retrocedere, effettuando una conversione sulla linea Maginot, lasciando in tal modo un varco di circa 16 km tra sé e Corap. Nella giornata dei I4 la Luftwaffe dedicò tutta la propria attenzione alla 9ª armata di Corap: il posto comando colpito, le comunicazioni interrotte, ma ciò che maggiormente demoralizzò Corap fu l'espansione della sacca di Rommel a Dinant. Alle ore 2 del 15 maggio Corap informò Billotte, comandante del gruppo di armate, che la sua armata si stava ritirando lungo tutto il fronte, e che egli si proponeva di abbandonare la linea della Mosa per attestarsi su di una " linea di arresto " stendentesi tra Rocroi e Signy L'Abbaye.

Le decisioni prese rispettivamente da Huntziger e Corap aprirono le saracinesche: il 15 maggio fu il giorno in cui le forze corazzate tedesche irruppe verso l'interno della Francia. Di fronte alla testa di ponte di Rommel, a Dinant, la " linea di arresto " fissata da Corap e lungo la quale egli sperava di bloccare l'ondata delle forze corazzate tedesche passava attraverso Philippeville, soli 25 km a ovest della Mosa. Ma nei suoi ordini per il giorno 15, Rommel, che aveva ormai riunito quasi tutta la sua divisione all'interno della testa di ponte ed era pronto ad attaccare, indicò un obiettivo situato circa 13 km al di là di Philippeville. Nelle prime ore del mattino i carri armati di Rommel si imbatterono nella la divisione corazzata francese, essa aveva appena ultimato le operazioni di rifornimento, e il comandante, generale Bruneau, prevedendo una ritirata invece della progettata controffensiva, di sua iniziativa egli aveva preso la precauzione di rimandare nelle retrovie l'artiglieria divisionale che era appena arrivata. Improvvisamente la sua formazione, ancora immobile, si trovò stretta tra le forze di Rommel che avanzavano a sud e la 5ª Panzerdivision che avanzava a nord. Quando, quella notte, i resti della la divisione corazzata di Bruneau si allontanarono faticosamente dal campo di battaglia, l'unità francese era ridotta a 17 carri armati. La prima grande battaglia tra carri armati era terminata, e la sola unità francese che avrebbe potuto contrastare l'avanzata di Rommel era stata distrutta. Nel frattempo la fanteria dell'XI corpo d'armata di Corap, che si stava ritirando sulla linea di frontiera lasciata cinque giorni prima per portarsi sulla Mosa, era caduta in preda al caos, comunque, quando scese la notte del 15 la " linea di arresto " ordinata da Corap solo ventiquattrore prima non aveva più alcuna importanza. In un solo balzo Rommel l'aveva sfondata, raggiungendo e addirittura superando l'obiettivo che si era prefisso. All'altra estremità del fronte tenuto da Kleist, Guderian ebbe una giornata meno spettacolare. Soprattutto preoccupato di consolidare il fianco del varco aperto nelle linee nemiche per proteggerlo da un eventuale contrattacco di Huntziger, egli dovette sostenere alcuni aspri scontri per la conquista delle alture intorno a Stonne, che nel corso della giornata passarono più volte da una mano all'altra. Qui come già era accaduto alla 1ª divisione corazzata francese, la 3ª divisione di Brocard non era ancora pronta per attuare un contrattacco predisposto, e nel corso dei due giorni successivi fu fatta a pezzi dai carri armati di Guderian. Fu nel centro dello schieramento tedesco che si verificarono gli avvenimenti forse più importanti del 15. In questo settore il Panzerkorps di Reinhardt era imbottigliato, fino dal 12, nella sua precaria testa di ponte di Monthermé. Nonostante i bombardamenti della Luftwaffe, il XLI corpo d'armata di Corap era riuscito, con una difesa intrepida, a tenere in scacco Reinhardt per tre giorni. Poiché la grande unità francese aveva sofferto perdite particolarmente gravi specie in mezzi di trasporto, quando Corap ordinò il ripiegamento sulla " linea di arresto " la manovra si trasformò, con allarmante rapidità, in una fuga disordinata. Alle ore 7.30 i carri armati di Reinhardt uscirono fuori dalla sacca di Monthermé, incalzando le retroguardie del XLI corpo d'armata. Riguadagnando il tempo perduto, prima di sera le sue punte più avanzate raggiunsero Montcornet, nientemeno che 60 km a ovest della Mosa. Questa avanzata significò che il XLI corpo d'armata di Corap aveva virtualmente cessato di esistere; e segnò anche il destino della 9ª armata, dato che Montcornet si trovava solo 18 km a sud est di Vervins, dove Corap aveva posto il comando dell'armata. Con quello sfondamento i tedeschi si erano spinti alle sue spalle. L'enorme tensione di cinque giorni di ininterrotti combattimenti cominciava a lasciare il segno anche negli uomini delle unità corazzate tedesche Guderian osservò che i suoi uomini avevano gli occhi arrossati e apparivano molto affaticati con sua grande sorpresa, Guderian ricevette da Kleist l'ordine di sospendere l'avanzata; ma dopo un diverbio piuttosto acceso riuscì a ottenere che la sospensione fosse posticipata di 24 ore, poi quando spuntò l'alba del giorno 16, rendendosi pienamente conto dell'entità del successo riportato, gli uomini di Guderian ripartirono con rinnovato slancio. Alla fine del 16 Guderian notò che le sue colonne avevano progredito per quasi 90 km oltre Sedan. per il giorno successivo il suo ordine fu di continuare l'inseguimento. Poi nelle prime ore del 17, con sua sorpresa Guderian fu convocato davanti a Kleist, che in termini piuttosto duri gli ricordò l'ordine di arresto del giorno 15. Infuriato, Guderian minacciò di rassegnare le dimissioni e solo l'intervento del generale List, comandante della 12ª armata, riuscì a calmarlo. Il perchè di quest'ordine era dovuto dal fatto che tra gli elementi che avevano impressionato Hitler era l'attività, apparentemente crescente, delle forze corazzate francesi. Eppure, anche se l'OKW non ne era ancora al corrente, entro la sera del 15 la riserva francese di unità corazzate era stata quasi spazzata via nel settore in cui si era operato lo sfondamento. Restava dunque soltanto la 2ª divisione corazzata, la quale il 10 maggio era stata dislocata nella Champagne, a est di Reims. Nei successivi tre giorni la divisione si era sparsa, su strade e linee ferroviarie, tra Reims e Ciarlerai. Il 14 il generale Georges aveva tentato di riunirla e le aveva ordinato di prendere posizione dietro la " linea di arresto " a Signy L'Abbaye , in ordine spiegato, con un fronte ampio più di 40 km, essa giunse nel settore di Montcornet la sera del 15 maggio, proprio quando Guderian e Reinhardt stavano effettuando lo sfondamento. Prima che essa potesse concentrare le divisioni di punta di Guderian la tagliarono in due tronconi l'uno formato dai mezzi leggeri e l'altro da quelli corazzati, poi i carri armati tedeschi effettuarono l'operazione di annientamento, che pose fine all'esistenza della 2ª divisione corazzata francese, senza neppure dover deviare dalla loro direttrice di marcia o rallentare lo slancio. Ma il 16 maggio Hitler e l'OKW non erano ancora stati informati di questi sviluppi, ed erano quindi preoccupati per il potenziale pericolo rappresentato da un possibile contrattacco delle forze corazzate francesi contro i troppo estesi fianchi di Kleist. L'alto comando francese non disponeva ormai che di una sola unità corazzata, non tenendo conto delle divisioni meccanizzate leggere che si stavano ritirando dal Belgio a nord del settore in cui era avvenuto lo sfondamento. Tale unità si auto denominava " 4ª divisione corazzata", ma in realtà si trattava soltanto di una formazione a hoc, costituita in modo molto affrettato mettendo insieme delle unità carri raccolte da ogni parte della Francia. Il comandante era un certo colonnello De Gaulle, che aveva ricevuto l'incarico soltanto l'11 maggio De Gaulle si precipitò a Laon e decise di lanciare un contrattacco su Montcornet il 17. Entro l'alba di quel giorno egli ricevette soltanto tre battaglioni carri; ancora una volta si ripetè la solita storia: riserve preziose sprecate in attacchi frammentari. Nonostante il coraggio e il vigore con cui De Gaulle sferrò il suo attacco, Guderian lo spazzò via con tanta facilità da non prendersi neppure la briga d'informare Kleist .

La politica Francese

Nei corridoi politici circolavano voci piuttosto inquietanti ma i rapporti tra il governo Reynaud e il comando in capo erano così cattivi che la completa mancanza di informazioni aveva tenuto i politici beatamente all'oscuro dell'effettiva gravità della situazione Inoltre lo stesso Gamelin aveva impiegato decisamente molto tempo per rendersene conto. Egli non aveva lasciato il suo comando di Vincennes per recarsi al comando di Georges, a La Ferté, fino al 13 maggio, giorno in cui Guderian stava attraversando la Mosa. Il 14 maggio Gamelin si recò nuovamente a La Ferté, dove ebbe una seconda sorpresa allorché fu informato che non era stata lanciata nessuna controffensiva. La terza visita, effettuata il mattino seguente, gli procurò una terza brutta sorpresa: la notizia dell'ordine di ritirata impartito alla 9ª armata. A quanto pare, fino a quel momento Gamelin non aveva avuto alcuna idea precisa della gravità della minaccia tedesca in quel settore del fronte. La sera del 15, quando già i tedeschi avevano sfondato in modo netto, il comunicato giornaliero di Gamelin ai comandanti d'oltremare si chiudeva così: " Riassumendo, il 15 sembra segnare una diminuzione nell'intensità dell'azione nemica... Il nostro fronte, "scosso" tra Namur e l'area a ovest di Montmédy, si sta gradualmente riassestando ". Dietro questa facciata di ottimismo, al comando di Georges erano stati elaborati l'uno dopo l'altro, numerosi piani di " contenimento " trasmessi poi lungo una tortuosa e inefficiente catena di comando. Ma si faceva appena in tempo a ordinare una nuova " linea di arresto " che subito giungeva la notizia che le unità corazzate tedesche la stavano già attraversando, dopo aver travolto le lente riserve francesi. Il 15 maggio, un colonnello francese incaricato del collegamento tra i comandi di Vincennes e La Ferté osservò che con il succedersi dei fallimenti dei diversi piani via via messi a punto " l'organizzazione del comando stava progressivamente disgregandosi e che con il passare delle ore stava subentrando un'atmosfera di paralisi " . Il comando in capo si trovò così ripetutamente alle prese con il problema di decidere dove inviare le sue riserve, che, tra l'altro, si stavano rapidamente esaurendo Nella tarda serata del 15 il comando in capo ricevette la fatale notizia che i carri armati tedeschi avevano raggiunto Montcornet.

Gamelin sembrava aver nutrito dentro di se l'illusione che ogni cosa si potesse ancora "aggiustare". Improvvisamente fu costretto ad aprire gli occhi.

Il comandante in capo francese telefonò allora a Daladier, ministro della difesa nazionale. William Bullitt, l'ambasciatore americano, si trovava con Daladier quando squillò il telefono Dopo che ebbe ascoltato ciò che Gamelin aveva da comunicargli sentì Daladier gridare: " No! Ciò che dite non può essere vero "Quando si rese conto dell'entità della catastrofe, egli gridò di nuovo nel ricevitore: " Dovete attaccare immediatamente! "; al che Gamelin replicò: " Attaccare?! Con quali truppe? Non ho più riserve disponibili ".La conversazione terminò con le seguenti frasi: " Questo significa dunque la distruzione dell'esercito francese? " " Se, questo significa la distruzione dell'esercito francese! ". Quella notte il governo francese decise di rivolgere un urgente appello a Churchill per un aumento dell'appoggio aereo. La mattina seguente, 16 maggio, giunsero a Parigi notizie ancora peggiori; da Amiens si segnalò l'arrivo in quel settore, situato ben addentro rispetto alla linea del fronte, di soldati in fuga provenienti dall'annientata 9ª armata Gamelin decise di ordinare la ritirata generale delle forze francesi dal Belgio, l'Olanda aveva capitolato il giorno prima. Nello stesso tempo convocò il generale Weygand, già capo di stato maggiore del maresciallo Foch e il maresciallo Pétain. Quello stesso pomeriggio Churchill arrivò a Parigi in aereo. Alle 17.30, al Quai d'Orsay, ebbe luogo un incontro storico; vi parteciparono Reynaud, Daladier, Gamelin, Churchill e sir John Dill. Nel giorno in cui a Parigi si svolgeva questo incontro, sul fronte Rommel avanzò di altri 80 km, facendo breccia nel dispositivo difensivo campale che prolungava a nord la linea Maginot, facendo prigionieri circa 10.000 uomini e impossessandosi di 100 carri armati il tutto all'irrisorio prezzo di 35 morti e 59 feriti. Il 17 maggio, spazzando via il contrattacco di De Gaulle, le unità corazzate raggiunsero il canale Sambre Oise e Laon, distante in linea d'aria da Parigi meno di 100 km. La ritirata alleata dal Belgio era iniziata, e quel giorno stesso la 6ª armata di Reichenau entrò a Bruxelles. Per proteggere Parigi il generale Georges ordinò la costituzione di una nuova 7ª armata composta di unità ritirate dall'Alsazia Lorena. Ma non era su Parigi che i tedeschi puntavano come finalmente apparve chiaro al comando in capo il giorno seguente. La resistenza francese stava sensibilmente diminuendo, la situazione precipitava. Il 18 Guderian cui era stata data nuovamente mano libera attraversò il canale Sambre Oise, occupando S. Quìntino e Péronne, a nord, Rommel raggiunse Cambrai. Quella notte il successore di Corap, generale Giraud, nel corso del ripiegamento arrivò a Le Catelet con due ufficiali del suo stato maggiore per scoprire che i carri armati di Reinhardt erano già lì e avevano fatto saltare il suo comando. Il 19 maggio Guderian attraversò il vecchio cavallo di battaglia della Somme, quello stesso giorno De Gaulle attaccò nuovamente il fianco dei corazzati tedeschi in prossimità di Laon con la sua 4ª divisione corazzata. Questa volta, secondo lo stesso Guderian, alcuni carri armati di de Gaulle riuscirono a spingersi a meno di 2 km dal suo comando, ancora una volta il cielo si riempì di Stuka e l'efficacia dei loro attacchi sui mezzi incapaci di allontanarsi dalle strade e sull'artiglieria che si trovava completamente allo scoperto, fu straordinaria . Ma quel pomeriggio il generale Georges ordinò a De Gaulle di non spingere a fondo il suo attacco perchè la sua divisione doveva " immediatamente essere destinata ad altri compiti ".

A nord le forze francesi e inglesi che si ritiravano dal Belgio cominciarono a esercitare una certa pressione sul lato interno dei corazzati. Così facendo, esse suscitarono rinnovate preoccupazioni nel comando tedesco per l'incolumità dei fianchi delle formazioni corazzate, che ormai si erano allungati a dismisura. Poiché le tre divisioni meccanizzate francesi provenienti dal Belgio si stavano riunendo vicino a Cambrai Rommel ricevette l'ordine di consolidare le sue posizioni tra quella citt e Arras. A Vìncennes, Gamelin si era finalmente reso conto che l'obiettivo strategico dei tedeschi non era puntare su Parigi bensì spingersi fino alla Manica per spezzare in due tronconi gli eserciti alleati. E finalmente scorse la favorevole e allettante occasione fornita agli alleati dall'eccessivo sviluppo longitudinale dello stretto " corridoio dei corazzati ", dove la fanteria era in quel momento in ritardo di ben due o tre giorni rispetto ai carri armati. Il mattino del 19 egli emanò la sua " Direttiva personale e segreta n 12 " un pezzo classico nel suo genere, con il quale per la prima volta Gamelin intervenne nella condotta delle operazioni del generale Georges, condotta che ormai rispecchiava uno stato d'animo di profonda depressione, Il documento iniziava con un preambolo apologetico, in un certo senso assai poco militare: " Senza desiderare di interferire nella condotta delle operazioni ora in fase di svolgimento... ".Secondo il piano di Gamelin, le forze mobili del I° gruppo di armate che si stavano ritirando dal Belgio dovevano essere scagliate contro la retroguardia delle grandi unità corazzate e contro la fanteria motorizzata che li seguiva; nello stesso tempo la 2ª e la 6ª armata avrebbero dovuto attaccare da sud, lanciandosi contro le teste di ponte della Mosa. L'intervento di Gamelin fu troppo tardivo: durante la notte del 19 maggio il governo Reynaud ricostituito la notte precedente per inserirvi Pétain con la carica di vice primo ministro nominò comandante in capo al posto di Gamelin il generale Weygand, che accettò quella responsabilità, ma aggiunse: " Non garantisco il successo ". Il primo atto di Weygand fu quello di revocare la " Direttiva n 12 " di Gamelin, egli si precipitò poi al fronte per rendersi conto personalmente della situazione. Per i tedeschi il 19 maggio era stato essenzialmente un giorno dedicato a riunire e a riorganizzare grandi unità e reparti: due cose ormai indispensabili. Le unità corazzate si concentrarono nel settore della Somme, l'enorme massa delle forze corazzate di Kleist era ulteriormente aumentata in seguito all'arrivo del contingente di Hoepner, formato da altre due Pdnzerdivisionen distaccate secondo i piani, dal fronte belga. Le unità di punta del " corridoio dei corazzati ", lungo ormai 200 km, erano pronte per il balzo finale verso il mare Rommel, che il giorno precedente, aveva ricevuto l'ordine di fermarsi riuscii a convincere il comandante del XV Panzerkorps di Hoth, a consentirgli di continuare l'avanzata in modo da occupare le importantissime alture nei dintorni di Arras. Poco prima delle 2.00 del 20 Rommel riprese l'avanzata e, dopo un duro scontro con forze francesi che erano riuscite a infiltrarsi nelle sue linee di comunicazione raggiunse il suo obiettivo. Egli dedicò poi il resto della giornata all'approntamento di postazioni difensive; il giorno seguente si sarebbe verificato il suo primo scontro con le forze corazzate inglesi. L'azione decisiva di quella giornata toccò, a Guderian. Poco prima dell'alba del 20, uscito dall'accampamento situato sulla linea Cambrai Péronne, egli si spinse avanti, alle ore 9 la prima Panzerdivision, con Guderian ancora una volta in prima linea, occupò Amiens, le sue unità seguirono poi il corso della Somme, puntando su Abbeville. Nel pomeriggio egli raggiunse i sobborghi della città; le forze della 7ª armata francese che combattevano sulla Somme erano omai separate da quelle che operavano a nord da un varco largo circa 90 km. Alle 19 la 2ª Panzerdivision di Guderian, avanzando rapidamente da Albert, proseguì la sua corsa e occupò Abbeville un'ora dopo uno dei suoi battaglioni comandato dal maggiore Spitta, raggiunse la Manica a Noyelles. Quasi increduli quegli uomini ormai stanchi dopo tanti giorni di ininterrotta attività osservavano il mare affascinati, in quella giornata soltanto avevano progredito per circa 106 km. Nei precedenti dieci giorni avevano coperto, in linea d'aria, più di 320 km, avevano inferto all'esercito francese un colpo mortale, e il loro " corridoio dei corazzati " aveva spezzato le forze alleate in due tronconi. Al comando dell'OKW, il generale Jodl scrisse nel suo diario: " Il Führer è pazzo di gioia Egli scorge la vittoria e la pace ormai a portata di mano ". Sul fronte Guderian annotò: " La sera di quel giorno non sapevamo in quale direzione dovessimo continuare la nostra avanzata; né il Panzergruppe agli ordini di Kleist aveva ricevuto istruzioni in merito all'ulteriore proseguimento dell'offensiva ". Lo stato maggiore generale tedesco era come paralizzato dalla meraviglia. Non era possibile che fosse andata così bene!. Ora anche un sempliciotto avrebbe capito che cosa restava da fare: innanzi tutto annientare il corpo di spedizione britannico e la 1ª armata francese chiuse nella sacca a nord del " corridoio dei corazzati "; poi conquistare il resto della Francia.