Campagna di Francia

La Disfatta

Quando il generale Weygand, assunse il comando delle forze armate il 19 maggio e fu in grado di fare un primo bilancio della situazione l'esercito francese era terribilmente mal ridotto non solo per effetto delle perdite subite in combattimento, ma anche per la cattura di centinaia di migliaia di prigionieri nei settori della Mosa e del Nord, per la resa della 1ª armata a Lilla e per l'evacuazione di oltre centomila uomini da Dunkeque. Le perdite ammontavano a 24 divisioni di fanteria di cui tredici costituite sin dal tempo di pace, comprendenti sei divisioni motorizzate delle sette che si erano trovate in campo il 10 maggio, piùle tre divisioni meccanizzate leggere, due divisioni di cavalleria leggera e una divisione corazzata. Inoltre avevamo perso l'appoggio delle divisioni inglesi, tranne che per la 51ª divisione di fanteria e una divisione corazzata, le quali, rimaste isolate dal resto del corpo di spedizione britannico di lord Gort, non si erano potute imbarcare e dovettero continuare a combattere nel settore meridionale della Mosa prima di ritornare in Inghilterra.

Per la difesa del fronte che si stendeva per 362 chilometri dalla costa alla linea Maginot i francesi avevano a disposizione 43 divisioni di fanteria costituite fin dal tempo di pace dette " Tipo A ", di cui alcune avevano subito gravi perdite, tre divisioni di cavalleria leggera con solo trentasei autoblindo sulle centododici originariamente in dotazione e tre divisioni corazzate cui non erano rimasti in tutto che quaranta carri armati dei duecento che avevano inizialmente. Per difendere la linea Magirot, dalla Mosella alle montagne del Giura, si disponeva di appena diciassette divisioni di cui una sola costituita sin dal tempo di pace e delle truppe a presidio dei forti. Intanto nelle retrovie, i resti delle armate belghe e della Mosa si stavano ricostituendo, articolati in sette divisioni di fanteria leggera che secondo i piani avrebbero dovuto essere pronte il 15 giugno.

Il generale Weygand calcolava che per questa data, le forze a disposizione sarebbero ammontate a sessanta divisioni conto le centotrenta tedesche di cui dieci erano corazzate, il generale Gamelin scrisse giustamente " Dopo Dunkerque, non eravamo piùin grado di difendere il fronte dalla Somme all'Aisne con le scarse forze che c'erano rimaste.Non ci restavano che due soluzioni: chiedere l'armistizio o ritirarci nei territori d'oltremare. Soltanto la seconda scelta era onorevole per la Francia, ma non si doveva perdere tempo; sarebbe stato necessario costituire senza indugio teste di ponte a copertura dei nostri porti e incominciare immediatamente l'evacuazione. La ripresa della Francia dipendeva dal suo impero coloniale e dall'Inghilterra. ". Per attuare il piano ci saremmo dovuti impegnare in una battaglia difensiva sul fronte Somme Aisne; questa, seguita dal ripiegamento delle forze lungo le direttrici principali ci avrebbe concesso quel mese di tempo occorrente per trasportare le nostre truppe nell'Africa Settentrionale al di là del Mediterraneo e per sfruttare al massimo le possibilità offerteci dalle colonie.

Ma il generale Weygand non le prese in considerazione e il 24 maggio disse a Baudouin, ministro della guerra: " Le cinquanta divisioni rimaste costituirebbero solo l'argine di sabbia che, una volta sfondato, impedirebbe sia una ritirata ordinata sia la costituzione di una linea difensiva, anche se questa fosse stata predisposta in anticipo. L'esercito deve resistere saldamente sulle posizioni Somme Aisne e se questa resistenza sarà spezzata si dovà tenere duro fino all'ultimo per salvare l'onore ".

Il 25 maggio, durante una riunione del consiglio di guerra, egli apri la discussione presentando un piano che non offriva alcuna prospettiva di successo: " Ridurre il fronte stabilendo una linea che vada dalla costa alla Loira, lasciando cosi scoperto il fianco destro e abbandonando la linea Maginot, oppure costituire un nuovo fronte che comprenda la linea Maginot e lasci fuori Parigi ".

Il generale Weygand, dopo aver abbandonato egli stesso questa soluzione, respinse anche quella del ripiegamento del fronte dalla linea Somme Aisne alla linea Senna Marna e ritornò su quella fornita il giorno precedente: " La linea difensiva attuale dev'essere mantenuta. Potrebbe sgretolarsi. In tal caso i suoi resti avranno la funzione di frangiflutti. Ogni reparto dell'esercito dovà combattere fino all'ultimo per difendere l'onore ". E il 26 maggio la confermò nell'ordine impartito a tutte le forze combattenti, in cui diceva: " La battaglia da cui dipendono le sorti del paese sia combattuta sulle posizioni attualmente occupate, escludendo la possibilità di un ripiegamento. Tutti i comandanti, di qualsiasi grado, devono essere animati dall'incrollabile proposito di combattere fino alla fine ".

Quali erano i piani di Hitler?. Dopo Dunkerque i tedeschi avrebbero attaccato l'Inghilterra protetti da un " corridoio di sicurezza " formato dalla Luftwaffe, dalle mine e dai sommergibili, oppure avrebbero concentrato i loro sforzi per annientare l'esercito francese? Non c'era dubbio che Hitler auspicava un'alleanza con l'Inghilterra, in ogni caso fin dal 29 maggio egli aveva informato i comandanti dei gruppi d'armata riuniti a Cambrai della sua decisione di riunire immediatamente le forze corazzate per un'azione a sud, al fine di chiudere i conti con l'esercito francese.

Perciò le Panzerdivisionen furono ritirate dalle Fiandre e Bock, dopo aver lasciato alla sua 18ª armata il compito di liquidare Dunkerque, trasferì la 4ª, 6ª e 9ª armata sulla Somme per estendere il fronte del gruppo di armate di Rundstedt 2ª, 12ª, e 16ª armata già dislocate sull'Aisne e sull'Ailette. Le dieci Panzerdivisionen furono riorganizzate in cinque Panzerkorps, tre dei quali furono dati a Bock e due a Rundstedt. Sotto il comando di Bock, il XV Panzerkorps di Hoth prese posizione sulla Somme inferiore fra la costa e Amiens, verso la Senna inferiore. Gli altri due Panzerkorps, il XIV e il XVI del Panzergruppe di Kleist occuparono il corso medio della Somme e mossero dalle teste di ponte di Amiens e di Peronne in direzione di Parigi. In una seconda fase il Panzergruppe di Guderian XXXIX e XLI Panzerkorps attraversarono l'Aisne e si spinse verso sud est, sulle direttrici Chàlons e Langres, verso la frontiera svizzera, per giungere alle spalle della linea Maginot e delle armate dislocate a est.

Da parte sua Weygand aveva preso le seguenti misure: Sulla sinistra, il III gruppo d'armate Besson doveva bloccare le strade che portavano verso la bassa Senna e Parigi con la 10ª armata di Altmayer nel settore della bassa Somme, la zona di Amiens Peronne Somme con la 7ª armata al comando di Frère e la regione dell'Ailette e dell'Aisne fino a Neufchàtel con la 6ª armata di Touchon. Al centro la 4ª armata di Requin del IV gruppo d'armate Huntziger dislocate sull'Aisne, doveva bloccare la strada che conduceva a Langres, mentre la 2ª armata comandata da Freydenberg sarebbe rimasta a sud di Sedan. Sulla destra il II gruppo d'armate Prételat aveva il compito di difendere la linea Maginot e il Reno con le sue tre armate: la 3ª Condé, la 5ª Bourret e l'8ª Laure.

La linea Maginot era ben difesa, mentre il nuovo fronte in direzione nord, tra la Mosa e il mare, era piuttosto debole e lo diventava sempre piùverso ovest sul fronte dell'Aisne, che le truppe francesi avevano occupato fin dal 16 maggio, avevano avuto il tempo di organizzarsi, mentre non era stato possibile fare altrettanto sulla Somme. I nostri non potevano sostenere l'urto perchè i tedeschi avevano due grandi e inespugnabili teste di ponte sulla sponda meridionale del fiume, l'una ad Amiens e l'altra a Péronne, dalle quali erano in grado di sferrare un attacco in qualsiasi momento. Inoltre la densità delle truppe francesi era assai ridotta: una divisione per 11 / 15 chilometri di fronte.

Ma le riserve francesi in grado di sferrare una controffensiva generale erano ancor più deboli. Perciò, per tentare di compensare l'esiguità degli effettivi e per opporre una certa resistenza ai carri armati, il generale Weygand diede istruzioni affinché fosse istituita una scacchiera di elementi difensivi chiusi a giro d'orizzonte detti " istrici " disseminati nei villaggi e nei boschi, dotati di cannoni da 75 mm sistemati in postazione controcarro, i quali avrebbero potuto difendersi validamente, anche se fossero stati accerchiati o superati.

All'alba del 5 giugno la Luftwaffe, sferrò un violento attacco sul fronte e nelle retrovie del III gruppo d'armate francesi; dalle teste di ponte di Péronne e di Amiens i carri armati avanzarono sui ponti ch'erano rimasti ancora intatti a ovest di Amiens, ben presto i tedeschi si accorsero che qualcosa era cambiato dall'altra parte. Assuefatti ormai al combattimento e chiusi nei loro " istrici ", i soldati resistevano strenuamente e i cannoni da 75 mm usati in postazione controcarro seminavano la strage fra i carri armati " I francesi stanno opponendo una tenace resistenza " scriveva il generale List " Non si nota alcun segno di abbattimento, stiamo assistendo a una nuova tattica di combattimento. "

Alle 13.00 il generale Besson fece pervenire al generale Georges un rapporto ottimistico perchè sebbene i tedeschi avessero fatto breccia nel nostro fronte gli " istrici " continuavano a tenere duro. A ovest, dov'era la 10ª armata francese, il XV Panzerkorps costretto in un primo tempo a una battuta di arresto davanti alle dighe di Hangest e di Quesnoy, era arrivato infine sulla seconda linea Molliens Vidame, a poco piùdi undici chilometri a sud della Somme. Al centro, 7ª armata, il XIV e il XVI Panzerkorps, provenienti dalle teste di ponte di Amiens e di Péronne, non erano riusciti a fare progressi. A est, 6ª armata, la fanteria della 9ª armata tedesca era riuscita a penetrare attraverso l'Ailette ma era stata respinta davanti allo Chemin des Dames. L'intervento delle riserve avrebbe potuto costituire un valido aiuto e distruggere le forze corazzate penetrate nelle linee? Questo era il punto cruciale di tutta la battaglia. Si trattava effettivamente di un problema vitale, poichè il giorno successivo, 6 giugno, sebbene la 7ª armata riuscisse ancora a respingere gli attacchi del XIV e del XVI Panzerkorps, sui fianchi la resistenza si era indebolita. A ovest, il XV Panzerkorps di Hoth aveva liquidato gli " istrici " della 10ª armata e la sera era arrivato a Hornoy e a Orival, aggirando e isolando le due divisioni dell'ala sinistra compresa la 51ª divisione britannica che dovettero abbandonare Abbeville per ritirarsi sulla Bresle. A est, fra l'Ailette e l'Aisne, la 9ª armata tedesca occupò il Chemin des Dames, costringendo la 6ª armata francese a ritirarsi sulla riva meridionale dell'Aisne. Alle ore 18.00 i successi riportati dal nemico sui fianchi costrinsero i francesi a un ripiegamento difensivo sulla linea Bresle Avre Aisne. Il mattino del 7 giugno Rommel, al comando della 7ª Panzerdivision, reso accorto dalle esperienze dei due giorni precedenti, decise di evitare gli " istrici " e si spinse avanti in terreno aperto. In tal modo potè arrivare, alla fine della giornata, a Forges les Eaux, circa 60 chilometri a sud della Somme a una quarantina di chilometri da Rouen sulla Senna.

Un contrattacco sferrato da un gruppo messo insieme in tutta fretta e composto dai resti di una divisione corazzata, da tre divisioni di cavalleria leggera e da una divisione di fanteria al comando del generale Petiet, non ottenne alcun risultato mentre a ovest della linea di Forges les Eaux la 51ª divisione di fanteria britannica e il IX corpo d'armata furono tagliati fuori da quanto era rimasto della 10ª armata. A est i francesi erano ancora in possesso dell'Avre della seconda linea Montdidier Noyon, dell'Oise e dell'Aisne inferiore. Ma alle ore 22.00 il colonnello Bourget dei comando in capo telefonò a Baudouin che nel pomeriggio i carri armati tedeschi erano arrivati a Forges les Eaux. L'8 giugno Rommel, dopo aver aperto un varco attraverso lo sbarramento formato dalle forze inglesi oltre la Béthune e l'Andelle, si spinse verso Elbeuf e la 10ª armata francese gli permise di allargare la breccia, poiché le forze isolate sulla sinistra si ritirarono verso Le Havre mentre il grosso delle truppe ripiegava su Pontoise. La Senna inferiore era ormai completamente scoperta e il generale Weygand ordirò al generale Duffour comandante della terza regione militare di Rouen, di improvvisare uno sbarramento difensivo attraverso il fiume con le sue unità territoriali. Inoltre impartì ordini affinchè il " governo militare di Parigi " si trasformasse nell'" armata di Parigi " alle dipendenze del generale Hering per difendere la Senna fra Vernon e Pontoise nonché il settore occidentale della " posizione avanzata di Parigi ", mentre il settore est doveva essere difeso dalla 7ª armata.

A est dopo che i tedeschi ebbero attraversato l'Aisne e costituito una testa di ponte a Soissons la 6ª armata si ritirò sulla Marna a est della Ferté. Il III gruppo di armate venne ricostituito allora nel settore della Senna inferiore sulla posizione avanzata di Parigi e sulla Marna. Per l'8 giugno Rommel aveva disposto un'incursione sui ponti di Elbeuf, i tedeschi dopo un'avanzata notturna all'alba del 9 giugno giunsero alle porte di Elbeuf' proprio in tempo per vedere i ponti saltare, tuttavia erano riusciti ad arrivare sulla Senna. Completamente isolata, l'ala occidentale della 10ª armata francese ripiegò su Saint Valéry en Caux' sulla costa per tentare la ritirata via mare; ma il 12 giugno sotto gli attacchi della 7ª Panzerdivision si dovette arrendere dopo un'eroica resistenza in cui si distinse in particolar modo la 51ª divisione britannica Highland al comando del generale Fortune.

Da quel momento lo schieramento francese fu il seguente: la 10ª armata schierata dal mare fino a Vernon; sulla posizione avanzata della capitale l'armata di Parigi e la 7ª armata; sulla Marna a est di La Ferté sous Jouarre la 6ª armata. Dal mattino del 9 giugno i combattimenti si erano estesi in direzione est verso l'Aisne; spettava ora al gruppo d'armate di Rundstedt condurre l'attacco. Il XIV e il XVI Panzerkorps che l'azione difensiva francese aveva costretto a una sosta di due giorni a sud di Péronne erano stati trasferiti dal gruppo di armate di Bock al gruppo di armate di Rundstedt. Ora Rundstedt aveva il comando di quattro dei cinque Panzerkorps e doveva gettarsi sulla Champagne.

Sulla Somme grazie alle loro teste di ponte, i tedeschi furono in grado di lanciare direttamente all'attacco i carri armati. Sull'Aisne la fanteria tedesca dovette aprire un varco per consentire il passaggio ai carri armati e il 9 giugno alle ore 5.00 la fanteria della 12ª armata tedesca attaccò le posizioni della 4ª armata francese sull'Aisne fra Neufchàtel e Attigny.

Sulla destra, la 14ª divisione di fanteria di de Lattre de Tassigny respinse le unità tedesche che avevano incominciato ad attraversare il fiume e catturò ottocento prigionieri. Anche al centro, in diversi punti nelle vicinanze di Rethel, la 2ª divisione di fanteria respinse gli attacchi ed era proprio in questo settore che il XXXIX e il XLI Panzerkorps di Guderian avrebbe dovuto attraversare l'Aisne per sferrare l'offensiva nella Champagne Durante la mattinata il generale Guderian osservò, dalla sommità di una collina a nord dell'Aisne, l'infruttuoso assalto della fanteria tedesca, sul tardo pomeriggio, però, quando gli fu comunicato che verso ovest, a Chàteàu Porcien era stata stabilita una piccola testa di ponte Guderian decise di spostare in quel punto, durante la notte, la 1ª Panzerdivision. Da li alle ore 10.00 del giorno seguente avrebbe tentato lo sfondamento seguito dalla 2ª Panzerdivision.

Tuttavia il generale Weygand non mostrava di ritenere che si potesse resistere ulteriormente. Nella riunione del 9 giugno affermò: " Le nostre armate stanno combattendo l'ultima battaglia difensiva che siamo in grado di sostenere. Se questo tentativo fallisce le nostre forze sono destinate a un rapido annientamento ". Alle 06.00 del 10 giugno la 1ª Panzerdivision lasciò la testa di ponte di Chàteàu Porcien , seguita dalla fanteria, e avanzò verso la Retourne che costituiva la seconda linea della 4ª armata francese alle 16.00 gli " istrici " francesi erano sgominati e le unità corazzate tedesche stavano attraversando la Retourne. Circa un'ora piùtardi ebbe inizio un contrattacco sul fianco da parte del gruppo corazzato di Buisson , ma i carri armati arrivarono troppo tardi. La ricognizione nemica non tardi a scoprirli e in questo modo venne a mancare l'elemento sorpresa . Ne derivò un selvaggio combattimento ravvicinato di forze corazzate in cui i carri armati " B " i piùpotenti che esistessero allora inflissero forti perdite ai carri armati tedeschi. A nord della Retourne i carri armati francesi avanzarono per poco piùdi tre chilometri liberando un reggimento accerchiato nel villaggio di Perthes e distruggendo un centinaio di mezzi corazzati tedeschi. Ma il nemico aveva avuto il tempo di riorganizzare la retroguardia e per un ritardo nella preparazione da parte delle forze corazzate francesi, il contrattacco risultò inefficace. Intanto la 2ª Panzerdivision lasciò a sua volta la testa di ponte di Chàteàu Porcien e nel corso del pomeriggio comparve nei sobborghi di Reims, ricacciando la 6ª armata francese verso la Marna. Aggirata sul fianco sinistro, la 4ª armata francese dovette abbandonare la linea Rethel Aisne e ritirarsi durante la notte piùa sud, sulla Montagne de Reims, in stretto contatto sul fianco sinistro con la 6ª armata attestata a Damery sur Marne, e sul fianco destro con la 2ª armata che si trovava a sud di Vouzier. Purtroppo le unità che riuscirono a raggiungere il nuovo fronte Marna Montagne de Reims Argome erano esauste e fortemente ridotte numericamente e questo segnò la fine della resistenza organizzata.

Lo stesso giorno il 10 giugno i tedeschi stavano attraversando la Senna inferiore a ovest di Parigi, mentre a est avanzavano dall'Ourcq verso la Marna. Parigi, quindi, era minacciata da una manovra di accerchiamento a tenaglia. La sera stessa il governo decise di lasciare la capitale per trasferirsi a Tours, prima tappa verso Bordeaux e il generale Weygand ordinò di ritirare il comando in capo a Briare, piùtardi, alle 17.00, giunse la notizia che l'Italia sarebbe entrata in guerra a mezzanotte.

La mattina del giorno seguente i tedeschi avevano già costituito tre teste di ponte sulla bassa Senna, a Elbeuf, a Les Andelys e a Louviers, e a est avevano attraversato la Marna all'altezza di Chàteàu Thierry. Più a est, il Panzergruppe di Kleist attraversò l'Aisne a Berry au Bac, nella Champagne si trovavano ora ben otto divisioni corazzate, caduta Reims i tedeschi si spinsero verso la vicina Montagne de Reims. Ormai non c'era piùnessuna speranza di poter difendere Parigi. Alle 11.00, d'accordo con il presidente del consiglio di guerra, il comandante in capo dichiarò Parigi " città aperta " la capitale fu abbandonata a se stessa e l'esercito francese ricevette l'ordine di ritirarsi. La mattina dell'11 giugno, presso il comando in capo sistemato a Briare il generale Weygand fece il consuntivo delle perdite: sulla carta avevano ancora cinquantadue divisioni, ma in realtà equivalevano soltanto a una trentina: undici divisioni non possedevano piùdel cinquanta per cento degli effettivi, tredici erano ridotte al venticinque per cento, altre dieci erano soltanto resti di divisioni e il comando in capo disponeva di un'unica divisione di riserva.

A Briare si profilavano solo due soluzioni possibili: difendere la linea Maginot e ritirare a sud le armate del centro e dell'ala sinistra, il che avrebbe potuto portare all'accerchiamento completo delle nostre forze; oppure ordinare la ritirata di tutto l'esercito. E quest'ultima fu la soluzione adottata dal generale Weygand. Le direttrici della ritirata erano fissate cosi: 10ª armata: direttrice Rouen Argentan; III gruppo d'armate (armata di Parigi e 7ª armata): direttrice Parigi Orléans Vierzon; IV grippo d'armate (6ª, 4ª e 2ª armata): direttrice Chàlon Troyes Nevers; II gruppo d'armate (3ª, 5ª e 8ª armata): dalla linea Maginot a Epinal Digione. L'estrema linea di ritirata sarà quella di Caen Alengon Loira da Tours a Briare Monts du Morvan Costa d'Oro Giula. Sulla Maginot alcuni presidi agli ordini del generale Pretelat continueranno a opporre resistenza fintanto che il ripiegamento del grosso delle forze sarà stato ultimato.

Alle ore 19.00 dell'11 giugno ebbe luogo, al castello di le Muguet, una riunione del consiglio supremo di Briare alla quale parteciparono il maresciallo Pètain, il generale Weygand e il generale de Gaulle per la Francia, Churchill, Eden, i generali Ismay e Spears per l'Inghilterra. Weygand dipinse la situazione a colori piuttosto foschi e dichiarò: " L'ultima linea difensiva è stata infranta e le riserve logorate. Ci troviamo sul filo del rasoio e non sappiamo in qual modo soccomberemo da un minuto all'altro ".Dopo che Weygand ebbe terminato di parlare, venne introdotto il generale Georges il quale disse che se il nemico avesse rinnovato i suoi attacchi " con i mezzi corazzati e con i bombardamenti aerei " si correva il rischio di veder " sconvolto tutto il nostro dispositivo di battaglia ". Infine il generale Weygand mise in guardia: " Una volta che il nostro schieramento sarà sconvolto, e non tarderà molto a esserlo, non vi è speranza di ricostituirlo perchè abbiamo esaurito le riserve. In tal caso non vedo una via di scampo per evitare l'invasione di tutta la Francia ".

Il 12 giugno la situazione peggiorò. La posizione avanzata di Parigi non venne attaccata ma a ovest i tedeschi attraversarono in forze la Senna inferiore, verso est a sud della Marna giunsero a Montmirail, mentre nella Champagne l'attacco delle divisioni corazzate si svolse con rapidità fulminea. La mattina Guderian attraversò le alture della Champagne e lanciò il XXXIX Panzerkorps di Schmidt contro Chàlons, coprendone il fianco est con il XLI Panzerkorps di Reinhardt. Il generale Weygand scrisse in proposito: " Eravamo arrivati al limite estremo, la nostra ultima linea di difesa si incrinava da ogni parte. In capo a poche ore avrei invitato il governo a chiedere l'armistizio " da quel momento il comandante in capo si disinteressò delle operazioni militari e dedicò tutti gli sforzi al tentativo di stipulare un armistizio.

Il 13 giugno i tedeschi dopo aver attraversato la Senna a ovest di Parigi arrivò a Evreux e si spinse in direzione di Dreux ricacciando verso ovest la 10ª armata francese che si ritirò in Bretagna. Lo stesso giorno l'armata di Parigi e la 7ª armata abbandonarono la posizione avanzata effettuando il movimento senza attraversare la capitale, passando a est e a ovest, per ricostituire una precauzionale linea difensiva delimitata dalla foresta di Rambouillet dalla valle di Chevreuse e dalla Senna di Corbeil e così Parigi fu totalmente sgombrata dalle truppe francesi e il 14 giugno i tedeschi fecero il loro ingresso nella capitale.

L'abbandono di Parigi fu accompagnato dall'esodo della popolazione che si riversò sulle strade dirette a sud, unendosi ai profughi provenienti dal Belgio e dalla Francia settentrionale. Il 14 giugno il comando supremo tedesco ordinò l'inseguimento, che si doveva svolgere in tre direttrici: sud ovest verso la Loira: il XIV Panzerkorps, per tagliare la ritirata alle truppe francesi che ripiegavano su Bordeaux; sud est verso Digione e Lione: il XVI Panzerkorps per agevolare agli italiani la traversata dei valichi alpini attaccando i difensori alle spalle; est in direzione dell'altopiano di Langres e del confine svizzero il Panzergruppe di Guderian per tagliare la ritirata delle armate francesi che si trovavano sulla linea Maginot.

Da parte francese, quella sera stessa il comando in capo si ritirò a Vichy. La 7ª armata e l'armata di Parigi ripiegarono sulla Loira lasciando dei vuoti a est e a ovest. Alle ore 19.00 del 15 giugno il generale Georges riferì al generale Weygand che si trovava a Bordeaux che " le armate erano completamente a pezzi ". Era impossibile organizzare linee difensive per impedire profonde infiltrazioni del nemico; tutto quello che si poteva fare era mobilitare forze raccogliticce per tentare di " tamponare " le falle. A ovest il nemico stava avanzando verso il " ridotto bretone " mentre a est i carri armati si dirigevano su Digione e su Langres per prendere in trappola il I gruppo d'armate che soltanto il giorno precedente aveva iniziato la ritirata dalla linea Maginot

La ritirata ordinata il 12 giugno in realtà non ebbe inizio che il 14 e per sfuggire all'accerchiamento le armate dell'est avrebbero dovuto attraversare la linea Langres Gray Besancon prima dell'arrivo dei tedeschi . Il XLV corpo d'armata francese fu inviato in questa direzione per mantenere aperto il passaggio che consentisse il deflusso ma il 15, i carri armati di Guderian si trovavano già a Langres e a Gray; il 16 arrivarono a Besancon e il 17 a Pontarlier sul confine svizzero. In tal modo le armate rimasero completamente tagliate fuori. Il XLV corpo d'armata dovette sconfinare in Svizzera dove fu internato.

Nel frattempo la 1ª armata tedesca che il 15, penetrando dalla breccia aperta nella Sarre, aveva occupato Sarrebourg stava avanzando sui Vosgi procedendo da nord a sud, mentre la 7ª armata, dopo aver attraversato il Reno a Neuf Brisach si dirigeva anch'essa sui Vosgi da est a ovest. La 3ª la 5ª e l'8ª armata francesi premute da ogni lato e con tutte le possibili vie di ritirata sbarrate si riunirono nei Vosgi il 22 giugno il generale Condè che aveva assunto il comando di quel gruppo di armate fu autorizzato dal generale Weygand a capitolare con i suoi quattrocentomila uomini.

Da questo momento in avanti si trattò solo di attendere l'armistizio. Infatti, la notte fra il 16 e il 17 giugno il gabinetto Reynaud era caduto ed era stato sostituito dal governo Pètain il cui primo pensiero fu di chiedere l'armistizio. Il 17 il maresciallo trasmise al popolo francese un messaggio radiofonico nel quale diceva: " Con profonda tristezza vi annunzio che dobbiamo cessare di combattere " .

Il 17 giugno il F¨hrer ordinò l'occupazione di Cherbourg e di Brest, il generale Hoth comandante del XV Panzerkorps che precedeva la 4ª armata in direzione della Senna inferiore portò immediatamente la 7ª Panzerdivision di Rommel intorno a Cherbourg e la 5ª a Brest. Il 18 le truppe corazzate entrarono a Remes dove catturarono il comando della 10ª armata insieme al suo comandante liquidando così il " ridotto bretone ". Il giorno successivo le due divisioni corazzate occuparono senza difficoltà Cherbourg e Brest e si spinsero poi a sud in direzione della Loira inferiore e di Rochefort nel frattempo nell'ansa della Loira i tedeschi cominciarono ad attraversare il fiume all'altezza di La Charité sur Loire e di Briare.

Il 19 fra Tours e Saumur i tedeschi spezzarono l'ultima resistenza sul fiume nonostante la tenace difesa dei cadetti della scuola di cavalleria di Saumur e il generale Besson ritirò il resto delle sue truppe sullo Cher. A est i tedeschi stavano arrivando a Vichy e a Lione. Dal 21 al 25 giugno malgrado occasionali sacche di resistenza con retroguardie che si sacrificavano per proteggere la ritirata e nonostante gruppi isolati che stanchi di ritirarsi si erano appostati lungo le strade per tendere imboscate in cui erano destinati a soccombere i tedeschi continuarono la loro marcia giungendo su una linea che andava da Royan a Grenoble passando per Angoulème, Clermont Ferrand, Saint Etieme, accessi settentrionali a Tournon. A questo punto si erano finalmente assicurati l'armistizio.

Ma dal 10 giugno i francesi eravano in guerra anche con l'Italia e un'altra battaglia quella franco italiana era in corso sul fronte sud orientale dove l'armata alpina francese, nonostante l'esiguità delle forze stava resistendo egregiamente.

Il 10 giugno a Roma dal balcone di palazzo Venezia il Duce aveva annunziato al mondo fra le deliranti acclamazioni della folla riunita in piazza Venezia che l'Italia era entrata in guerra per " liberare " la Savoia, Nizza e la Corsica. Ma le armate, ammassate lungo la frontiera delle Alpi, avevano rinviato l'attacco fino al momento in cui i tedeschi avevano raggiunto la valle del Rodano incalzando la piccola armata alpina francese comandata dal generale Olry. Avevano quindi dato inizio all'offensiva soltanto il 20 giugno con due armate la 1ª e la 4ª per un totale di ventiquattro divisioni di cui diciannove schierate in prima linea. Nelle retrovie altre otto divisioni della 7ª armata si tenevano pronte per intervenire sicchè le divisioni italiane sul fronte alpino erano complessivamente trentadue.

A queste forze l'armata alpina del generale Olry poteva opporre soltanto tre divisioni di fanteria del tipo " B " la 64ª la 65ª e la 66ª e tre " sezioni da fortezza " le guarnigioni dei settori fortificati delle Alpi Marittime del Delfinato e della Savoia, equivalenti ciascuna a una divisione da fortezza. Perciò sei divisioni francesi ne fronteggiavano trentadue italiane. Ma l'eccessivo ammassamento delle divisioni italiane nelle anguste valli di alta montagna dove non potevano spiegarsi contribuì unicamente ad aumentarne le perdite sotto il fuoco dell'artiglieria francese che aveva predisposto le " zone da battere " e disponeva di ottimi posti d'osservazione sulle vette. Inoltre, fin dall'11 giugno il generale Olry aveva messo a punto un piano molto efficace per rendere impraticabili i valichi montani sicchè gli italiani quando fossero stati sul punto di attraversarli avrebbero incontrato grandissime difficoltà nell'avanzata e nei rifornimenti.Tutti gli attacchi sferrati dagli italiani sui passi di frontiera nelle zone di Tarente, Maures, Briancon e Queyras fallirono. In qualche caso, specialmente sul passo del Monginevro, poche compagnie di riservisti della specialità fucilieri delle Alpi appostate sulle giogaie furono sufficienti a bloccare le forze italiane ammassate nelle alte valli. Il 21, tuttavia, gli italiani conseguirono diversi successi locali sebbene quello stesso giorno il loro potente forte di Chaberton, dal quale avevano sparato su Briancon, fosse stato ridotto al silenzio dalle batterie francesi. Il 22, nella zona di Maures, gli italiani si spinsero oltre Lanslebourg e nel settore di Briancon arrivarono fino al passo di frontiera del Monginevro in direzione di Briancon. Il 23 gli italiani sferrarono un attacco sulla Costa Azzurra per " liberare " Nizza. Sulla linea di frontiera, a monte, occuparono Mentone, mentre non riuscirono a occupare né allora né dopo ulteriori tentativi il forte di Ponte San Luigi. Quando l'armistizio mise fine alle ostilità la linea difensiva francese che andava dalla Svizzera al mare era ancora intatta. Conclusione della Campagna.

Come fu possibile che la Francia crollasse cosi rapidamente? Durante la prima guerra mondiale ufficiali e soldati francesi avevano suscitato l'ammirazione di tutto il mondo per la loro tenacia e per l'altissimo spirito di dedizione, sacrificando un milione e mezzo di uomini. Ma nel 1940, insufficientemente armati, impiegati tatticamente secondo i concetti ormai superati, del 1918, mal distribuiti strategicamente e comandati da capi che non nutrivano fiducia nella vittoria furono sconfitti fin dal primo scontro.

Il generale Gamelin comandante in capo allo scoppio del conflitto, guardò l'avvicinarsi della catastrofe con spirito fatalistico. Il comandante in capo che gli succedette, Weygand, insisteva unicamente sul tema del " combattere a oltranza per l'onore " per chiedere quindi l'armistizio. L'accettazione fatalistica della disfatta da parte di coloro che occupavano i massimi posti di comando si era manifestata ben presto subito dopo le prime sconfitte. Il 5 giugno, giorno della battaglia della Somme, il generale Weygand aveva annunziato al consiglio di guerra: " se perdessimo la battaglia in corso, non sarebbe un atto di codardia avviare negoziati col nemico ", il che poteva sembrare un modo molto strano di esprimersi e nonostante ciò, il maresciallo Pètain si dichiarò dello stesso avviso. Tuttavia si presentava un'altra soluzione, del tutto diversa da questa resa totale e definitiva dell'esercito francese, accettata cosi passivamente. Durante la notte fra il 9 e il 10 giugno il presidente del consiglio di guerra Paul Reynaud convocò il generale de Gaulle per avvertirlo del pericolo che incombeva su Parigi e per comunicargli che la dichiarazione di guerra da parte dell'Italia era ormai imminente, a quel punto vi era una sola alternativa: aprire la strada combattendo per arrivare in Africa il più presto possibile e impegnarsi in una guerra di coalizione.

Era evidente che se il governo si fosse trasferito in Africa per continuare da li la lotta a fianco degli alleati con la flotta in piena efficienza, con l'aviazione di una consistenza pressochè immutata rispetto a quella del 10 maggio grazie alla produzione delle fabbriche e alle consegne di aerei da parte americana e con un esercito in assetto di guerra dislocato fuori dal territorio metropolitano Hitler non sarebbe stato d'accordo nè sulla costituzione in un territorio libero di " quanto era rimasto della Francia " nè sull'organizzazione di un piccolo esercito per assicurare l'ordine e per consentire di " ricostruire il paese ". Perciò da quel momento lo scopo principale dei comandanti militari nonchè di Pierre Laval che manovrava dietro le quinte, fu, per forza di cose quello di impedire la partenza del governo.

Il giorno 13 durante la riunione del consiglio dei ministri che si svolse nel pomeriggio a Cangey, Weygand ripetè la stessa richiesta del giorno precedente " Se vogliamo mantenere la disciplina dell'esercito " disse " dobbiamo arrivare rapidamente alla cessazione delle ostilità ". Allora il maresciallo Pètain disse " L'armistizio è inevitabile ed è necessario chiederlo senza indugio ". Comunque fosse, la sera del 14 giugno il presidente Reynaud continuava a prendere disposizioni per il trasferimento nell'Africa Settentrionale delle nuove reclute e dei reparti deposito. D'accordo con Campbell, l'ambasciatore inglese decise d'inviare a Londra, il giorno successivo, il generale de Gaulle, affinchè presentasse la nostra richiesta ufficiale di mezzi di trasporto navali, con dislocamento complessivo di cinquecentomila tonnellate che sarebbero dovuti essere messi a disposizione entro una quindicina di giorni. Ma intanto Pierre Laval arrivato a Bordeaux il 14 stabiliva già i preliminari di quegli accordi che avrebbero condotto il suo paese sotto dominazione tedesca.

Il 15 giugno il generale Keitel, capo di stato maggiore generale tedesco, aveva già dato istruzioni al generale Bolime di tracciare uno schema di convenzione d'armistizio " che impedisse ogni possibile ripresa delle ostilità da parte dei francesi ". La prima stesura, completata la sera del 16 prevedeva l'occupazione completa della Francia metropolitana e il disarmo totale delle sue forze armate . Ma il 17, dopo aver ricevuto la richiesta di Bordeaux attraverso Madrid, Hitler impartì nuove istruzioni ai generali Keitel e Jodl e al generale Bohme, il quale riferisce testualmente: " Il Führer disse che era necessario staccare nettamente la Francia dall'Inghilterra, e per ottenere lo scopo dovevamo presentarle condizioni che rendessero possibile il distacco. Poichè il governo Pètain pareva ben disposto in questo senso, gli si dovevano offrire "ponti d'oro", diversamente sarebbe continuato a sussistere il pericolo che il governo francese si rifugiasse nell'Africa settentrionale con la squadra navale e con una parte dell'aviazione e che di là continuasse la guerra Questa soluzione avrebbe rafforzato la posizione dell'Inghilterra e attizzato la guerra nel Mediterraneo, dove l'Italia si trovava isolata ".

Hitler specificò quindi le proprie direttive:

1 Il governo francese deve sopravvivere come potenza sopvrana Solo in questo modo possiamo essere sicuri che l'impero coloniale francese non passerà all'Inghilterra;

2 Per questo motivo non è consigliabile l'occupazione totale della Francia metropolitana Il governo francese deve conservare una propria sfera di sovranità

3 L'esercito francese verrà fatto affluire nella zona 1ibera, dove sarà smobilitato. Nella zona libera sarà consentito il mantenimento di alcuni reparti che avranno il compito di provvedere all'ordine pubblico La squadra navale dev'essere neutralizzata Per nessun motivo dobbiamo chiederne la consegna, perchè in tal caso si ritirerebbe oltremare o in Inghilterra;

4 Le questioni territoriali sono un problema da risolvere con il trattato di pace e non si possono discutere ora;

5 Per ora non saranno formulate richieste relative all'impero coloniale perchè questo porterebbe all'annessione delle colonie da parte dell'Inghilterra. Inoltre in caso di rifiuto, non saremmo in grado presentemente di, imporre il soddisfacimento con la forza.

Hitler però aveva ancora bisogno della approvazione di Mussolini e questo fu per l'appunto l'oggetto dell'incontro avvenuto a Monaco fra il F¨hrer e il Duce A Monaco nonostante la forte opposizione da parte degli italiani Hitler riuscì a far accettare le sue condizioni moderate. Lo scopo, diceva era quello di ottenere un armistizio a ogni costo Mussolini fini col cedere, la marina era il problema principale Hitler insistette sul tema "del grande apporto di forze che la marina francese avrebbe rappresentato per l'Inghilterra" e concluse che era quindi "preferibile giungere a un accordo con il governo francese al fine di neutralizzare la squadra navale nei porti sotto il controllo tedesco o italiano"

Il mattino del 19 giugno il governo tedesco si dichiarò pronto " a rendere note le clausole per la cessazione delle ostilità " e chiese i nomi dei plenipotenziari. Alle 15.30 del 21 giugno la delegazione francese venne fatta salire nella stessa carrozza ferroviaria in cui era stato firmato l'armistizio del 1918 e nella quale adesso era in attesa Hitler attorniato dalle massime autorità del terzo Reich quindi Keitel porse ai francesi il testo della convenzione, avvertendoli che non era suscettibile di modifiche. Il 22 giugno, dopo discussioni che portarono a un accordo in base al quale alcune unità della marina francese potevano rimanere dislocate nei porti d'oltremare, e a qualche altra concessione di minor importanza, Keitel consegnò ai delegati francesi un ultimatum. Erano le 18.34 Avrebbero avuto tempo fino alle 19.30 per firmarlo, diversamente la delegazione sarebbe stata "riaccompagnata agli avamposti". " Alle 18.45, per ordine impartitogli telefonicamente dal generale Weygand, Huntziger firmò la convenzione, ma siccome questa poteva diventare operante soltanto dopo la conclusione dell'armistizio con l'Italia, il 23 la delegazione dovette partire per Roma dove fu ricevuta dal maresciallo Badoglio. Le firme furono apposte la sera del 24 giugno alle 19.10 Le ostilità sarebbero cessate alle ore 1.35 dei 25 giugno.

La campagna di Francia era terminata.